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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 21/09/2025

Un radiotelescopio punta verso una galassia lontana da cui proviene un enigmatico segnale radio.
Un radiotelescopio punta verso una galassia lontana da cui proviene un enigmatico segnale radio.

Dalle profondità del cosmo è giunto un segnale che ha dell'incredibile: un lampo radio veloce (FRB) che si ripete con la precisione di un orologio svizzero, esattamente ogni 77 minuti. Questa scoperta, catturata dal telescopio CHIME, sta mettendo in discussione le teorie esistenti sull'origine di questi misteriosi fenomeni. Potrebbe essere una stella esotica o qualcosa di completamente nuovo? Gli astronomi sono in fermento per decifrare l'enigma che si cela dietro a questo metronomo cosmico. LEGGI TUTTO

FRB 20250815A: un metronomo cosmico
I Lampi Radio Veloci (Fast Radio Bursts, o FRB) sono tra i fenomeni più potenti ed enigmatici dell'universo: potentissimi impulsi di onde radio che durano pochi millesimi di secondo e provengono da galassie lontanissime. Finora, ne sono stati scoperti alcuni che si ripetono, ma senza una regolarità prevedibile. La nuova scoperta, catalogata come FRB 20250815A, cambia tutto. Rilevato dal Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment (CHIME), questo segnale si ripete con una periodicità quasi perfetta, un impulso ogni 77 minuti. Una regolarità così precisa non era mai stata osservata prima e apre scenari completamente nuovi sulla sua possibile origine.

L'ipotesi del magnetar in un sistema binario
La teoria scientifica più accreditata per la maggior parte degli FRB punta il dito sui magnetar, stelle di neutroni dotate di campi magnetici spaventosamente intensi. Ma come spiegare una periodicità così corta e precisa? I ricercatori ipotizzano che la fonte di FRB 20250815A possa essere un magnetar che fa parte di un sistema binario, ovvero che orbita attorno a un'altra stella o, ancora più affascinante, a un buco nero. L'interazione gravitazionale tra i due corpi celesti potrebbe innescare i lampi radio a intervalli regolari, oppure l'emissione potrebbe essere visibile dalla Terra solo in un preciso momento dell'orbita, creando l'effetto di un "faro cosmico".

I dati della scoperta e le sfide future
Gli astronomi sono riusciti a tracciare l'origine del segnale fino a una galassia nana situata a circa 500 milioni di anni luce da noi. Ecco i dati salienti che rendono questa scoperta così unica:


  • Nome del segnale: FRB 20250815A
  • Periodicità: 77.0 minuti (con altissima precisione)
  • Origine: Galassia nana a circa 500 milioni di anni luce
  • Strumento di rilevamento: Radiotelescopio CHIME (Canada)
  • Natura del segnale: Lampi di onde radio della durata di pochi millisecondi
  • Ipotesi scientifica: Magnetar in un sistema binario stretto o un nuovo tipo di oggetto astrofisico.


In conclusione, FRB 20250815A è molto più di una semplice anomalia; è una potenziale "Stele di Rosetta" che potrebbe finalmente decifrare il codice dei lampi radio veloci. Sebbene la comunità scientifica sia concentrata su spiegazioni naturali, l'estrema regolarità del segnale accende inevitabilmente la fantasia, ricordandoci quanto ancora ci sia da scoprire. Che la risposta sia un'interazione celeste mai vista prima o un fenomeno fisico completamente nuovo, una cosa è certa: l'universo ci sta parlando, e gli scienziati sono pronti ad ascoltare.
 
Un vasto incendio boschivo visto dall'alto, con fiamme e fumo denso.
Un vasto incendio boschivo visto dall'alto, con fiamme e fumo denso.

Gli incendi boschivi, un tempo fenomeni naturali e in un certo senso benefici per molti ecosistemi, si stanno trasformando in mostri indomabili. Il cambiamento climatico sta gettando benzina sul fuoco, letteralmente, alterando frequenza, intensità ed estensione degli incendi e dando vita a "mega-incendi" catastrofici che sfuggono a ogni tentativo di controllo umano.

La triade che alimenta gli incendi
Il cambiamento climatico non è l'unica causa, ma agisce come un "moltiplicatore di minaccia", creando un ambiente perfetto per lo sviluppo e la propagazione di incendi devastanti. L'interazione di tre fattori chiave è alla base di questo disastro annunciato.


  • Calore e Ondate di Calore: L'innalzamento delle temperature medie e, soprattutto, ondate di calore sempre più frequenti, lunghe e intense, seccano la vegetazione. Foglie, rami e il suolo stesso perdono umidità, trasformandosi in un combustibile perfetto, pronto a incendiarsi alla minima scintilla.

  • Siccità: Lunghi periodi con scarse precipitazioni, aggravati dai cambiamenti climatici in molte aree del pianeta, portano a una siccità diffusa. Questo non solo rende la vegetazione più infiammabile, ma indebolisce anche gli alberi, rendendoli facili prede per parassiti che aumentano la quantità di legno morto e, di conseguenza, di combustibile.

  • Carico di Combustibile: A questi fattori climatici si aggiungono cause umane, come l'abbandono di pratiche agricole e pastorali tradizionali e, paradossalmente, la soppressione sistematica di piccoli incendi. Questo ha causato un accumulo anomalo di biomassa secca al suolo, che permette alle fiamme di propagarsi con una velocità e un'intensità estreme.


Evidenze e tendenze globali
I dati parlano chiaro: la stagione degli incendi si sta allungando e intensificando su scala globale. Regioni come il bacino del Mediterraneo, la California, l'Australia e persino la Siberia stanno affrontando incendi di dimensioni e gravità mai viste prima. Le proiezioni sono allarmanti: si stima che l'area forestale percorsa dal fuoco ogni anno potrebbe aumentare da 3 a 5 volte nell'Europa meridionale entro il 2100. Questi eventi non solo distruggono ecosistemi, vite e beni, ma liberano anche quantità enormi di CO2 nell'atmosfera, innescando un terribile ciclo di feedback negativo che accelera ulteriormente il riscaldamento globale.

Ci troviamo di fronte a un circolo vizioso in cui il riscaldamento globale alimenta incendi più grandi, i quali a loro volta contribuiscono al riscaldamento globale. Affrontare la crisi climatica è l'unico modo per sperare di spezzare questa catena distruttiva prima che sia troppo tardi.

 
Concept di un futuristico iPhone con scocca interamente in vetro trasparente
Concept di un futuristico iPhone con scocca interamente in vetro trasparente

Da anni Apple coltiva il sogno di un iPhone forgiato da un'unica lastra di vetro, un oggetto monolitico e senza interruzioni. Brevetti dettagliati descrivono un dispositivo avveniristico con display avvolgente e superfici interattive. Tuttavia, la dura realtà della fisica, tra fragilità, peso e soprattutto la dissipazione del calore, pone ostacoli enormi. E così, mentre la visione resta un obiettivo a lungo termine, il futuro imminente, con iPhone 17, sembra andare in una direzione diversa e più pragmatica. LEGGI TUTTO

Un sogno chiamato "lastra di vetro"
La visione, fortemente legata all'eredità del designer Jony Ive, è quella di un iPhone che appaia come una "singola lastra di vetro", senza giunture, pulsanti o porte. Un ideale di purezza scultorea che Apple insegue da oltre un decennio. I brevetti depositati dall'azienda non lasciano spazio a dubbi: descrivono un involucro "a sei lati", dove un display flessibile è adiacente a fronte, retro e a tutti i bordi, trasformando l'intero dispositivo in una superficie di input. Pulsanti fisici verrebbero sostituiti da aree sensibili al tocco e alla pressione, eliminando parti mobili e punti di infiltrazione per acqua e polvere. Non si tratta di un blocco unico di vetro, ma di più elementi fusi insieme per apparire come un pezzo solo, una sfida produttiva immensa.

Le insormontabili sfide della fisica
Nonostante i progressi in materiali come il Ceramic Shield, che offre un'eccellente resistenza ai graffi, il vetro si basa su un compromesso fondamentale: è duro, ma fragile. A differenza di un metallo che si ammacca assorbendo l'energia di un urto, il vetro si frantuma. Un dispositivo interamente in vetro moltiplicherebbe esponenzialmente i punti di rottura catastrofica. Ma l'ostacolo più grande è un altro: il calore. Il vetro è un pessimo conduttore termico, un isolante. L'alluminio ha una conduttività termica di circa 200-237 W/m·K, il titanio scende a 21.9 W/m·K, ma il vetro è su un ordine di grandezza ancora inferiore. In un'era in cui i chip come il futuro A19 Pro dovranno gestire carichi intensivi per l'intelligenza artificiale on-device ("Apple Intelligence"), un corpo in vetro intrappolerebbe il calore, causando un drastico calo delle prestazioni (throttling) e potenziali danni ai componenti.

Lezioni dal passato: da iPhone 4 allo Xiaomi Mi Mix Alpha
La cautela di Apple è figlia di esperienze passate. L'iconico iPhone 4, con il suo design a "sandwich" di vetro e acciaio, raddoppiò la probabilità di rotture e fu protagonista del celebre "Antennagate", dove l'impugnatura poteva attenuare il segnale. Più di recente, la concorrenza ha offerto un prezioso studio di mercato gratuito: lo Xiaomi Mi Mix Alpha. Questo "concept phone" con display avvolgente, dal costo proibitivo di circa 2.800 dollari, si è rivelato estremamente fragile, impossibile da proteggere con una cover e con scarsi benefici pratici in termini di usabilità. Il suo fallimento commerciale ha dimostrato che il mercato non è disposto a sacrificare durabilità e praticità per una pura estetica futuristica.

iPhone 17: il trionfo della pragmatica sull'estetica
Le indiscrezioni sulla gamma iPhone 17 indicano una svolta pragmatica. I modelli Pro, infatti, abbandoneranno il titanio non per tornare all'acciaio, ma all'alluminio. Una scelta che può sembrare un passo indietro, ma che è dettata da una necessità ingegneristica fondamentale: la dissipazione del calore. Per garantire le prestazioni sostenute richieste da "Apple Intelligence", serve l'eccellente conduttività termica dell'alluminio. Il design sarà quindi ibrido: un telaio in alluminio per la struttura e la gestione termica, e un retro in vetro, che rimane una necessità tecnica imprescindibile per la trasparenza alle antenne 5G/Wi-Fi e, soprattutto, per la ricarica wireless MagSafe. Le prestazioni, per la prima volta in modo così esplicito, dettano la scelta dei materiali sull'estetica del lusso.

In conclusione, l'iPhone interamente in vetro non è un'utopia, ma il logico punto d'arrivo della filosofia di design di Apple. Tuttavia, la sua realizzazione è legata a scoperte tecnologiche ancora lontane, specialmente nella scienza dei materiali e nella gestione termica. L'iPhone 17, con il suo approccio ibrido e focalizzato sulle prestazioni, dimostra che Apple non intende sacrificare l'esperienza utente sull'altare del design. Il futuro di vetro arriverà, ma solo quando la tecnologia lo renderà non solo più bello, ma concretamente migliore e più affidabile.
 
Rappresentazione artistica dell'esopianeta Gliese 1214 b, un mondo oceanico potenzialmente abitabile.
Rappresentazione artistica dell'esopianeta Gliese 1214 b, un mondo oceanico potenzialmente abitabile.

La ricerca di vita extraterrestre ha appena ricevuto uno degli impulsi più emozionanti degli ultimi anni. Il Telescopio Spaziale James Webb ha analizzato l'atmosfera di Gliese 1214 b, una "Super-Terra" a soli 48 anni luce da noi, rilevando la possibile presenza di dimetilsolfuro (DMS). Sulla Terra, questo gas è prodotto quasi esclusivamente da organismi viventi, in particolare dal fitoplancton negli oceani. Una scoperta che, pur non essendo una prova definitiva, apre scenari incredibili. LEGGI TUTTO

Un "mondo oceano" a 48 anni luce
Gliese 1214 b non è una nuova conoscenza per gli astronomi, ma le capacità del James Webb ci hanno permesso di guardarlo con occhi completamente nuovi. Classificato come "Mini-Nettuno" o "Super-Terra", ha un raggio circa 2.7 volte quello terrestre e una massa quasi 7 volte superiore. Orbita molto vicino alla sua stella, una nana rossa, completando un'orbita in appena 1.6 giorni. I dati suggeriscono che si tratti di un "mondo oceano" o "pianeta Hycean", caratterizzato da una superficie interamente coperta d'acqua e da una densa atmosfera ricca di idrogeno. Un ambiente estremo, ma che secondo alcuni modelli teorici potrebbe ospitare la vita.

La firma chimica che fa sognare
Il fulcro della scoperta è il dimetilsolfuro (DMS). Sulla Terra, questa molecola è un prodotto di scarto dei processi metabolici di alghe e batteri marini. La sua presenza nell'atmosfera di un pianeta è considerata una potenziale "biosignatura", ovvero un indicatore chimico della presenza di vita. Gli scienziati del team del JWST sono i primi a predicare cautela: è fondamentale sottolineare che potrebbero esistere processi geochimici o fotochimici sconosciuti in grado di produrre DMS in assenza di vita. Tuttavia, al momento, nessuna simulazione abiotica (non biologica) riesce a spiegare in modo convincente la quantità di gas rilevata.

Come ha fatto il James Webb a scoprirlo?
Questa incredibile analisi è stata possibile grazie alla tecnica della spettroscopia di trasmissione. Quando Gliese 1214 b transita davanti alla sua stella, una piccola frazione della luce stellare attraversa l'atmosfera del pianeta prima di raggiungere gli specchi del telescopio. Gli strumenti del Webb, come lo spettrografo NIRSpec, sono in grado di scomporre questa luce in un arcobaleno di colori (uno spettro), rivelando le "impronte" chimiche lasciate dai gas presenti nell'atmosfera. Ogni molecola, infatti, assorbe la luce a lunghezze d'onda molto specifiche, ed è così che è stata identificata la potenziale firma del DMS.

Prossimi passi: cosa ci attende?
La comunità scientifica è in fermento. Il prossimo passo sarà dedicare ulteriore tempo di osservazione con il James Webb a Gliese 1214 b per confermare con certezza la presenza del DMS e per cercarne altre, come l'assenza di monossido di carbonio, che rafforzerebbe l'ipotesi biologica. È l'inizio di un lungo processo di verifica che richiederà pazienza e rigore scientifico. Questa scoperta, in ogni caso, dimostra le capacità rivoluzionarie del nostro nuovo occhio sull'universo e segna un passo storico nella nostra eterna domanda: siamo soli?

In definitiva, la possibile rilevazione di dimetilsolfuro su Gliese 1214 b è una pietra miliare. Non abbiamo ancora trovato gli alieni, ma abbiamo uno dei più forti indizi di sempre che i mattoni chimici della vita potrebbero essere più comuni di quanto pensiamo. È un promemoria potente della vastità e della meraviglia del cosmo, e un incentivo a continuare a esplorare, a guardare in alto e a porci le
 
Una foto a colori restaurata del computer ENIAC con i suoi programmatori
Una foto a colori restaurata del computer ENIAC con i suoi programmatori

In occasione dell'80° anniversario dal suo completamento concettuale, l'Università della Pennsylvania ha rilasciato una serie di fotografie inedite e restaurate a colori dell'ENIAC, il primo computer elettronico programmabile della storia. Queste immagini mozzafiato non solo ci mostrano il colosso da 30 tonnellate in una nuova luce, ma riportano l'attenzione sul ruolo fondamentale delle sue sei programmatrici, pioniere spesso dimenticate dell'informatica moderna. LEGGI TUTTO

Un gigante di valvole e cavi
Completato nel 1945, l'Electronic Numerical Integrator and Computer (ENIAC) era una macchina di dimensioni colossali, progettata per calcolare le traiettorie balistiche per l'esercito americano. Le nuove foto a colori rendono giustizia alla sua scala monumentale: occupava un'intera stanza di 167 metri quadrati, pesava quasi 30 tonnellate ed era un labirinto di pannelli neri, cavi e interruttori. Il suo "cervello" non era un microprocessore, ma un insieme di quasi 18.000 valvole termoioniche che consumavano un'enorme quantità di energia, tanto che si diceva che le luci di Filadelfia si abbassassero quando veniva acceso.

Le "computer ladies": le pioniere dimenticate
Le immagini restaurate mettono in risalto una verità storica a lungo ignorata: il ruolo cruciale delle sue prime programmatrici. Kay McNulty, Betty Jennings, Betty Snyder, Marlyn Wescoff, Fran Bilas e Ruth Lichterman furono le sei menti che trasformarono questo ammasso di hardware in una macchina funzionante. A quel tempo, la programmazione non consisteva nello scrivere codice, ma in un complesso lavoro manuale di connessione di cavi e impostazione di migliaia di interruttori per creare i percorsi logici necessari a eseguire un calcolo. Il loro lavoro fu intellettualmente pionieristico, eppure per decenni vennero liquidate come semplici "operatrici", scomparendo dalle foto ufficiali e dai libri di storia.

L'ENIAC in cifre
I numeri dell'ENIAC sono ancora oggi impressionanti e danno un'idea della sua complessità ingegneristica:


  • Peso: 27 tonnellate.

  • Valvole a vuoto: Circa 17.468.

  • Resistenze: 70.000.

  • Interruttori: 6.000.

  • Collegamenti saldati a mano: Oltre 5 milioni.

  • Consumo energetico: 150 kW.

  • Capacità di calcolo: Circa 5.000 addizioni al secondo.


L'ENIAC fu molto più di una meraviglia tecnologica; fu il punto di partenza della rivoluzione digitale. Il rilascio di questi nuovi materiali visivi non serve solo a soddisfare una curiosità storica, ma a rendere il giusto merito a tutte le persone, e in particolare alle donne, che con il loro ingegno hanno gettato le fondamenta del mondo iper-connesso in cui viviamo oggi. Un'eredità che va oltre i circuiti e i cavi, entrando di diritto nella storia del progresso umano.

 

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