Vita aliena? Il James Webb rileva un gas di origine biologica su un esopianeta vicino

Rappresentazione artistica dell'esopianeta Gliese 1214 b, un mondo oceanico potenzialmente abitabile.
La ricerca di vita extraterrestre ha appena ricevuto uno degli impulsi più emozionanti degli ultimi anni. Il Telescopio Spaziale James Webb ha analizzato l'atmosfera di Gliese 1214 b, una "Super-Terra" a soli 48 anni luce da noi, rilevando la possibile presenza di dimetilsolfuro (DMS). Sulla Terra, questo gas è prodotto quasi esclusivamente da organismi viventi, in particolare dal fitoplancton negli oceani. Una scoperta che, pur non essendo una prova definitiva, apre scenari incredibili. LEGGI TUTTO
Un "mondo oceano" a 48 anni luce
Gliese 1214 b non è una nuova conoscenza per gli astronomi, ma le capacità del James Webb ci hanno permesso di guardarlo con occhi completamente nuovi. Classificato come "Mini-Nettuno" o "Super-Terra", ha un raggio circa 2.7 volte quello terrestre e una massa quasi 7 volte superiore. Orbita molto vicino alla sua stella, una nana rossa, completando un'orbita in appena 1.6 giorni. I dati suggeriscono che si tratti di un "mondo oceano" o "pianeta Hycean", caratterizzato da una superficie interamente coperta d'acqua e da una densa atmosfera ricca di idrogeno. Un ambiente estremo, ma che secondo alcuni modelli teorici potrebbe ospitare la vita.
La firma chimica che fa sognare
Il fulcro della scoperta è il dimetilsolfuro (DMS). Sulla Terra, questa molecola è un prodotto di scarto dei processi metabolici di alghe e batteri marini. La sua presenza nell'atmosfera di un pianeta è considerata una potenziale "biosignatura", ovvero un indicatore chimico della presenza di vita. Gli scienziati del team del JWST sono i primi a predicare cautela: è fondamentale sottolineare che potrebbero esistere processi geochimici o fotochimici sconosciuti in grado di produrre DMS in assenza di vita. Tuttavia, al momento, nessuna simulazione abiotica (non biologica) riesce a spiegare in modo convincente la quantità di gas rilevata.
Come ha fatto il James Webb a scoprirlo?
Questa incredibile analisi è stata possibile grazie alla tecnica della spettroscopia di trasmissione. Quando Gliese 1214 b transita davanti alla sua stella, una piccola frazione della luce stellare attraversa l'atmosfera del pianeta prima di raggiungere gli specchi del telescopio. Gli strumenti del Webb, come lo spettrografo NIRSpec, sono in grado di scomporre questa luce in un arcobaleno di colori (uno spettro), rivelando le "impronte" chimiche lasciate dai gas presenti nell'atmosfera. Ogni molecola, infatti, assorbe la luce a lunghezze d'onda molto specifiche, ed è così che è stata identificata la potenziale firma del DMS.
Prossimi passi: cosa ci attende?
La comunità scientifica è in fermento. Il prossimo passo sarà dedicare ulteriore tempo di osservazione con il James Webb a Gliese 1214 b per confermare con certezza la presenza del DMS e per cercarne altre, come l'assenza di monossido di carbonio, che rafforzerebbe l'ipotesi biologica. È l'inizio di un lungo processo di verifica che richiederà pazienza e rigore scientifico. Questa scoperta, in ogni caso, dimostra le capacità rivoluzionarie del nostro nuovo occhio sull'universo e segna un passo storico nella nostra eterna domanda: siamo soli?
In definitiva, la possibile rilevazione di dimetilsolfuro su Gliese 1214 b è una pietra miliare. Non abbiamo ancora trovato gli alieni, ma abbiamo uno dei più forti indizi di sempre che i mattoni chimici della vita potrebbero essere più comuni di quanto pensiamo. È un promemoria potente della vastità e della meraviglia del cosmo, e un incentivo a continuare a esplorare, a guardare in alto e a porci le
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