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Articoli del 13/09/2025

>Concept di un futuro iPhone 18 Pro Max con display FINALMENTE senza notch. Quelli attuali saranno preistoria
Concept di un futuro iPhone 18 Pro Max con display FINALMENTE senza notch. Quelli attuali saranno preistoria
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Il mondo tech è già in fermento per le indiscrezioni sull'iPhone 18 Pro Max, previsto per settembre 2026. I rumor delineano un dispositivo rivoluzionario, con miglioramenti che potrebbero ridefinire l'esperienza d'uso degli smartphone di fascia alta, ponendosi come un temibile concorrente nel mercato dominato da Android, ma a un prezzo decisamente più elevato di questi ultimi, che spesso offrono specifiche di tutto rispetto a costi più contenuti. LEGGI TUTTO

Un processore mai visto prima: Apple A20 a 2nm
Il cuore pulsante del nuovo iPhone 18 Pro Max sarà, con ogni probabilità, il chip A20 Bionic. Le voci più insistenti suggeriscono che Apple adotterà il processo produttivo a 2 nanometri di TSMC. Questo non si traduce solo in un generico aumento di potenza, ma in un balzo generazionale significativo. Un processo a 2nm permetterà di inserire un numero maggiore di transistor, portando a un incremento delle prestazioni e, soprattutto, a un'efficienza energetica superiore. Questo si rivelerà cruciale per la gestione di calcoli complessi legati all'intelligenza artificiale e al machine learning direttamente sul dispositivo, garantendo al contempo una maggiore durata della batteria.

Design e Display: addio Dynamic Island?
Una delle novità più attese riguarda il design del display. Apple potrebbe finalmente abbandonare l'attuale Dynamic Island per una soluzione ancora più immersiva. Si parla con insistenza di un sistema Face ID integrato sotto il display, che lascerebbe spazio solo a un piccolo foro per la fotocamera frontale ("punch-hole"). Il pannello rimarrebbe un OLED LTPO da 6,9 pollici, ma con una frequenza di aggiornamento che, sebbene alcune fonti ipotizzino un audace 165Hz, più realisticamente si manterrà sulla tecnologia ProMotion adattiva da 1 a 120Hz per ottimizzare la fluidità senza sacrificare l'autonomia. Il tutto protetto da un telaio in titanio, ormai un classico per i modelli Pro.

Un comparto fotografico potenziato
Il comparto fotografico si preannuncia stellare. Anche se le voci su un sens
 
Di Alex (pubblicato @ 07:00:00 in Chiacchiere Varie, letto 48 volte)
Il Campidoglio a Washington, epicentro della battaglia (ora in stallo) contro lo strapotere delle Big Tech.
Il Campidoglio a Washington, epicentro della battaglia (ora in stallo) contro lo strapotere delle Big Tech.

Ricordate i proclami battaglieri di qualche anno fa? Politici da entrambi gli schieramenti tuonavano contro lo strapotere di Google, Amazon, Meta e Apple, promettendo di "spezzare" i monopoli e ripristinare la concorrenza. Sembrava l'alba di una nuova era antitrust. Oggi, di quel fervore non resta che un silenzio assordante. La grande guerra a Big Tech si è spenta senza vinti né vincitori apparenti, ma con un risultato chiarissimo: le grandi aziende tecnologiche sono ancora qui, più potenti che mai. LEGGI TUTTO

Cosa è andato storto? L'illusione di un fronte unito
Inizialmente, la crociata contro Big Tech godeva di un raro consenso bipartisan. Repubblicani e Democratici erano d'accordo su un punto: il potere concentrato nelle mani di poche aziende della Silicon Valley era diventato un problema per l'economia e la democrazia. Tuttavia, questo fronte si è sgretolato non appena si è passati dalle parole ai fatti. Le proposte di legge, come l'American Innovation and Choice Online Act, si sono arenate in un pantano di veti incrociati e dispute ideologiche, dimostrando che un conto è denunciare un problema, un altro è mettersi d'accordo sulla soluzione.

Il muro di gomma della lobby tecnologica
Non si può ignorare il fattore più determinante: il potere economico e di influenza delle stesse aziende sotto accusa. Le Big Tech hanno dispiegato una delle più imponenti e costose campagne di lobbying della storia. Con un esercito di avvocati, consulenti ed ex politici a libro paga, hanno inondato Washington, finanziando centri studi, associazioni di facciata e campagne pubblicitarie mirate a convincere legislatori e opinione pubblica che un antitrust aggressivo avrebbe danneggiato l'innovazione americana e favorito la concorrenza cinese. Un muro di gomma contro cui ogni iniziativa politica ha finito per rimbalzare.

Le battaglie in tribunale: una cronologia di successi parziali e sconfitte
Mentre il fronte legislativo si dissolveva, la battaglia si è spostata nelle aule di tribunale, con risultati altalenanti. La Federal Trade Commission (FTC), guidata dalla combattiva Lina Khan, e il Dipartimento di Giustizia (DOJ) hanno avviato diverse cause importanti, ma il bilancio è magro.


  • DOJ vs Google: L'unica vera, grande battaglia ancora in corso. Il caso si concentra sul monopolio di Google nel mercato della ricerca e della pubblicità online. È un processo complesso e lungo, il cui esito è ancora incerto, ma rappresenta l'ultima vera speranza per l'antitrust.

  • FTC vs Meta: Il tentativo della FTC di costringere Meta a vendere Instagram e WhatsApp si è scontrato con enormi difficoltà legali, evidenziando quanto sia difficile smantellare retroattivamente fusioni approvate anni prima.

  • FTC vs Amazon: Anche la causa contro le pratiche anticoncorrenziali di Amazon nel suo marketplace procede a rilento, ostacolata dalla complessità intrinseca del modello di business dell'azienda.

  • Leggi fallite: L'American Innovation and Choice Online Act e l'OPEN App Markets Act, che miravano a regolare gli app store di Apple e Google, non sono mai arrivate al voto finale, di fatto archiviate.


Alla fine, la rinascita dell'antitrust tecnologico sembra essere finita. La combinazione letale di complessità legale, inerzia politica e un lobbying potentissimo ha spento lo slancio riformatore. Le Big Tech hanno dimostrato di poter resistere alla più grande offensiva politica e legale degli ultimi decenni, uscendone quasi indenni. Questo non significa solo che il loro potere rimarrà incontrastato, ma pone una domanda inquietante per il futuro: se neanche la potenza combinata del governo statunitense è riuscita a scalfirle, chi potrà farlo?
 

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