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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 17/10/2025
Di Alex (pubblicato @ 20:00:00 in Scienza e Spazio, letto 24 volte)

Una vista artistica del sistema solare esterno, con le orbite inclinate di alcuni oggetti della Fascia di Kuiper che puntano verso un pianeta roccioso e oscuro in lontananza, il Pianeta Y.
Da anni gli astronomi cercano il Pianeta Nove (o Pianeta X), un mondo gigante ai confini del nostro sistema solare. Ora, una nuova teoria propone un candidato alternativo o addirittura aggiuntivo: il "Pianeta Y". Questo mondo ipotetico sarebbe roccioso, di dimensioni simili alla Terra e, soprattutto, molto più vicino a noi di quanto si pensasse, riaccendendo la caccia a pianeti nascosti nel nostro vicinato cosmico. ARTICOLO COMPLETO
L'indizio: le strane orbite degli oggetti della Fascia di Kuiper
L'ipotesi del Pianeta Y nasce dall'analisi delle traiettorie di 50 oggetti transnettuniani (KBO), corpi celesti che orbitano oltre Nettuno nella cosiddetta Fascia di Kuiper. I ricercatori hanno notato che le orbite di questi oggetti sono stranamente inclinate di circa 15 gradi rispetto al piano orbitale principale del sistema solare, dove si trovano gli otto pianeti conosciuti. È come se una forza gravitazionale invisibile li stesse "tirando" fuori allineamento. Secondo gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista *Monthly Notices of the Royal Astronomical Society*, la spiegazione più probabile per questa anomalia è la presenza di un pianeta sconosciuto.
Identikit del Pianeta Y: più piccolo e più vicino del Pianeta X
Il profilo del Pianeta Y è molto diverso da quello del suo "rivale", il Pianeta X. Mentre quest'ultimo è ipotizzato essere un gigante gassoso fino a 10 volte più massiccio della Terra e distante almeno 400 volte la distanza Terra-Sole, il Pianeta Y sarebbe un mondo roccioso con una massa compresa tra quella di Mercurio e quella della Terra. Inoltre, la sua posizione sarebbe significativamente più vicina, tra le 100 e le 200 unità astronomiche (distanze Terra-Sole). È importante notare che le due teorie non si escludono a vicenda: è teoricamente possibile che entrambi i pianeti esistano, ognuno responsabile di diverse anomalie orbitali osservate.
Scetticismo e la prova definitiva: l'Osservatorio Vera C. Rubin
La comunità scientifica ha accolto la teoria con interesse ma anche con un sano scetticismo. La principale critica riguarda le dimensioni ridotte del campione di KBO analizzati, che potrebbe non essere statisticamente rappresentativo. La parola fine su questa e altre teorie simili potrebbe arrivare presto grazie all'Osservatorio Vera C. Rubin in Cile. Questo telescopio di nuova generazione, dotato della più grande fotocamera digitale del mondo, sta iniziando una scansione del cielo che si prevede scoprirà migliaia di nuovi oggetti della Fascia di Kuiper. Questo enorme set di dati permetterà di confermare o smentire in modo definitivo la presenza di pianeti nascosti.
Una risposta entro pochi anni
Gli astronomi sono ottimisti. Amir Siraj, autore principale dello studio, ritiene che entro i primi due o tre anni di attività dell'osservatorio si avrà una risposta definitiva. Se il Pianeta Y esiste e si trova nel campo visivo del telescopio, verrà individuato direttamente. In caso contrario, l'assenza di prove dopo una ricerca così approfondita potrebbe portare all'abbandono di entrambe le teorie, sia quella del Pianeta Y che quella del Pianeta X.
La ricerca di mondi sconosciuti nel nostro sistema solare sta vivendo una nuova età dell'oro. Grazie a strumenti sempre più potenti, stiamo passando da ipotesi basate su pochi indizi a verifiche empiriche su larga scala. Presto potremmo scoprire che la nostra famiglia planetaria è più grande e complessa di quanto abbiamo mai immaginato.
Di Alex (pubblicato @ 16:00:00 in Intelligenza Artificiale, letto 23 volte)

Una rappresentazione astratta di una rete neurale che osserva un video di una palla che rotola, con linee di dati che si trasformano in concetti come 'oggetto', 'movimento' e 'gravità'.
Come un neonato impara che un oggetto nascosto continua a esistere, l'IA di Meta, V-JEPA, sta imparando le regole della fisica semplicemente guardando video. Questo modello non viene programmato con le leggi di Newton; le deduce osservando il mondo, sviluppando una sorta di "intuizione" che gli permette di prevedere cosa accadrà dopo e di "sorprendersi" di fronte a eventi impossibili. ARTICOLO COMPLETO
Oltre i pixel: un nuovo modo di "vedere"
La maggior parte dei sistemi di intelligenza artificiale che analizzano video opera nello "spazio dei pixel", trattando ogni singolo punto dell'immagine con la stessa importanza. Questo approccio è inefficiente: l'IA può perdersi in dettagli irrilevanti, come il movimento delle foglie su un albero, invece di concentrarsi su ciò che conta, come un semaforo rosso. V-JEPA (Video Joint Embedding Predictive Architecture) supera questo limite lavorando con "rappresentazioni latenti", ovvero astrazioni di livello superiore. Invece di memorizzare ogni pixel, impara i concetti essenziali: la forma di un'auto, la sua traiettoria, la sua velocità.
Come funziona V-JEPA: l'architettura predittiva
Il funzionamento di V-JEPA si basa su un'idea semplice ma potente. Il sistema è composto da tre parti: due "encoder" e un "predittore". Durante l'addestramento, l'algoritmo prende un video, ne maschera alcune porzioni (come se coprisse parti dello schermo con delle pezze nere) e chiede al predittore di indovinare cosa si nasconde dietro, ma a livello concettuale. Non deve ricostruire i pixel mancanti, ma la rappresentazione astratta della scena. Questo processo costringe il modello a costruire un modello interno del mondo e delle sue regole per poter fare previsioni accurate.
La "sorpresa" dell'IA: un test di intuizione fisica
La vera svolta di V-JEPA è la sua capacità di dimostrare una comprensione della fisica intuitiva. In un test chiamato IntPhys, che presenta video con azioni fisicamente plausibili o impossibili, V-JEPA ha raggiunto una precisione di quasi il 98%. Ancora più interessante è il concetto di "sorpresa": quando al modello viene mostrato un evento che viola le leggi fisiche che ha imparato (ad esempio, una palla che scompare dietro un ostacolo e non riappare), il suo "errore di previsione" aumenta drasticamente. Questo picco è l'equivalente matematico della sorpresa di un bambino, un segnale che le sue aspettative sulla realtà sono state violate.
Limiti e prossimi passi: V-JEPA 2 e la memoria da "pesce rosso"
Nonostante i risultati impressionanti, la tecnologia è ancora agli inizi. Il team di Meta ha rilasciato V-JEPA 2, un modello molto più grande addestrato su 22 milioni di video. Tuttavia, anche questa versione ha dei limiti significativi, in particolare una memoria a brevissimo termine, paragonata a quella di un "pesce rosso". Il modello può gestire e prevedere video solo per pochi secondi, dimenticando ciò che è accaduto prima. Infatti, su un benchmark più difficile (IntPhys 2), le sue prestazioni sono state di poco superiori al caso. La prossima grande sfida sarà dotare questi sistemi di una memoria a lungo termine per comprendere contesti più complessi.
V-JEPA rappresenta un passo fondamentale verso un'intelligenza artificiale più generale e robusta. Invece di creare sistemi specializzati per compiti specifici, i ricercatori stanno costruendo modelli che apprendono le regole fondamentali del nostro mondo, aprendo la strada ad applicazioni future, dalla robotica avanzata a sistemi di assistenza più intelligenti e consapevoli del contesto.

La nuova serratura intelligente Yale Keyless Smart Lock installata su una porta d'ingresso moderna, con il tastierino numerico illuminato.
Yale, azienda leader nella sicurezza domestica, ha lanciato la sua nuova serratura intelligente Keyless, un dispositivo che elimina completamente la necessità di una chiave fisica. Progettata per un'installazione semplice e un utilizzo intuitivo, questa serratura si controlla tramite tastierino numerico, smartphone o assistenti vocali, rappresentando un passo avanti significativo nella domotica per la sicurezza della casa. ARTICOLO COMPLETO
Accesso multiplo e controllo remoto
La Yale Keyless offre diverse modalità di accesso. L'utente può aprire la porta digitando un codice PIN personalizzato (fino a 250 codici diversi per familiari o ospiti temporanei) sul tastierino retroilluminato. In alternativa, può utilizzare l'app Yale Access sullo smartphone, che si connette via Bluetooth o, tramite il bridge Wi-Fi incluso, anche da remoto. È inoltre possibile integrarla con i principali assistenti vocali come Amazon Alexa, Google Assistant e Apple HomeKit per aprire la porta con un semplice comando vocale.
Sicurezza e funzionalità intelligenti
La serratura è dotata di funzionalità pensate per la tranquillità. La tecnologia "DoorSense" rileva se la porta è stata lasciata socchiusa e invia una notifica. La funzione di blocco automatico, invece, chiude la porta dopo un intervallo di tempo predefinito, eliminando il dubbio di averla lasciata aperta. L'app tiene traccia di ogni accesso, fornendo un registro dettagliato di chi è entrato e uscito e a che ora. L'installazione è stata semplificata e non richiede forature aggiuntive sulla maggior parte delle porte standard.
Con la Keyless Smart Lock, Yale rende la tecnologia di accesso senza chiavi più accessibile e facile da usare. La combinazione di molteplici modalità di sblocco, funzioni di sicurezza intelligenti e un'ampia compatibilità con gli ecosistemi domotici la rende una soluzione solida e versatile per chiunque desideri modernizzare la sicurezza della propria casa, dicendo addio per sempre all'ansia di perdere le chiavi.

Una ricostruzione artistica del porto sommerso di Taposiris Magna, con strutture antiche visibili sotto la superficie del Mediterraneo.
Una scoperta archeologica rivoluzionaria potrebbe finalmente condurre alla tomba perduta di Cleopatra. Un team guidato dall'archeologa Kathleen Martínez ha identificato un vasto porto antico sommerso al largo del tempio di Taposiris Magna. Questo ritrovamento fornisce un tassello cruciale che rafforza la teoria secondo cui l'ultima regina d'Egitto sia stata sepolta proprio in questo sito, vicino al suo amato Marco Antonio. ARTICOLO COMPLETO
Le rovine sott'acqua
Grazie all'uso di sonar avanzati, il team ha mappato il fondale marino, rivelando una serie di strutture colossali. Le immersioni hanno confermato la presenza di edifici in pietra, pavimenti, colonne e numerosi reperti come anfore risalenti all'epoca tolemaica. La portata di queste rovine indica l'esistenza di un porto pienamente funzionale, molto più grande di quanto si fosse mai immaginato.
Anche se la tomba non è ancora stata trovata

L'SSD NVMe Sandisk WD Black SN8100 in primo piano, con un'aura di velocità che ne evidenzia le performance PCIe 5.0.
Sandisk ha lanciato il WD Black SN8100, un SSD che non solo stabilisce un nuovo punto di riferimento per le prestazioni consumer, ma segna anche la maturità della tecnologia PCIe 5.0. Dimenticate i compromessi dei primi modelli: l'SN8100 offre velocità vertiginose, un'efficienza sorprendente e un pacchetto software completo, diventando la scelta definitiva per enthusiast e professionisti del video. ARTICOLO COMPLETO
Prestazioni ed efficienza
I numeri dell'SN8100 sono impressionanti: fino a 14,900 MB/s in lettura sequenziale e 14,000 MB/s in scrittura. Ma la vera innovazione non è solo la velocità. A differenza dei primi SSD Gen5, che richiedevano dissipatori massicci, l'SN8100 si distingue per la sua efficienza. Il merito è del nuovo controller SMI SM2508 a 6 nm e della memoria flash Kioxia BiCS8 a 218 strati, una combinazione che garantisce temperature contenute anche sotto carico.
Il Sandisk SN8100 è più di un semplice SSD veloce: è la dimostrazione che la tecnologia PCIe 5.0 ha superato i suoi problemi di gioventù. Risolvendo il dilemma tra prestazioni estreme e gestione termica, rappresenta il momento in cui lo storage di quinta generazione diventa una scelta matura, potente e senza compromessi, pronta a definire un nuovo standard per il mercato.

Una selezione di notebook Windows di diverse fasce di prezzo disposti su una scrivania di legno, mostrando schermi con loghi di software di produttività e giochi.
Il mercato dei notebook Windows del 2025 offre un valore eccezionale in ogni fascia di prezzo. Che si cerchi un dispositivo economico per le attività di base o una macchina potente per il gaming, esistono opzioni eccellenti che non richiedono un investimento esorbitante. Questa guida analizza le migliori scelte, aiutando a navigare tra le offerte per trovare il portatile perfetto per ogni esigenza e budget. ARTICOLO COMPLETO
Fascia economica (sotto i 500€): l'essenziale senza fronzoli
Per chi ha un budget limitato e necessita di un computer per attività quotidiane come la navigazione web, la scrittura di documenti e la gestione delle email, esistono soluzioni solide e funzionali. Modelli come l'Acer Aspire 5 si distinguono per essere economici ma affidabili. Tipicamente, questi portatili sono equipaggiati con processori Intel Core i3 o i5, 8 GB di RAM e un SSD da 256 GB o 512 GB, una configurazione più che sufficiente per garantire fluidità nelle operazioni di base.
Il miglior rapporto qualità-prezzo (500€ - 1000€): la scelta intelligente
Questa è la fascia di mercato più competitiva, dove le caratteristiche premium diventano accessibili. L'Asus Vivobook S 14 OLED, ad esempio, offre uno splendido schermo OLED e un ampio SSD da 1 TB a circa 849€. Il Samsung Galaxy Book5 si fa notare per le prestazioni equilibrate e l'integrazione con l'ecosistema Galaxy. Per chi cerca pura potenza di calcolo, il Lenovo IdeaPad 3 con processore Intel Core i7 e 16 GB di RAM è una scelta eccellente per studenti e professionisti. La standardizzazione di display di alta qualità e di ampi spazi di archiviazione in questa fascia di prezzo spinge i produttori a differenziarsi attraverso il design e l'ecosistema software.
Gaming entry-level (sotto i 1000€): giocare senza svenarsi
Entrare nel mondo del PC gaming non richiede più un investimento proibitivo. Notebook come l'MSI Cyborg 15 o l'MSI Thin 15 offrono un pacchetto incredibilmente competitivo. Equipaggiati con processori Intel Core i7, GPU dedicate come la NVIDIA GeForce RTX 3050 o addirittura la 4060, e display con frequenza di aggiornamento di 144 Hz, queste macchine sono in grado di far girare i titoli moderni a risoluzione 1080p con impostazioni grafiche medio-alte, garantendo un'esperienza di gioco fluida e reattiva.
I convertibili e 2-in-1: flessibilità e potenza
Per chi cerca la massima versatilità, i dispositivi 2-in-1 combinano la potenza di un laptop con la portabilità di un tablet. Il Microsoft Surface Pro 12 si distingue per il suo display OLED e le nuove funzionalità basate sull'intelligenza artificiale. L'LG Gram Pro 2-in-1, d'altra parte, punta tutto su un ampio schermo OLED da 16 pollici e un'autonomia eccezionale che può superare le 20 ore, rendendolo ideale per professionisti e creativi sempre in movimento.
Modello | Fascia di Prezzo | Specifiche Chiave | Display | Ideale per |
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Acer Aspire 5 | Sotto 500€ | Intel Core i3/i5, 8GB RAM, 512GB SSD | 15.6" Full HD IPS | Ufficio e navigazione |
Asus Vivobook S 14 OLED | Sotto 1000€ | Intel Core Ultra, 16GB RAM, 1TB SSD | 14" OLED | Contenuti multimediali |
MSI Cyborg 15 | Sotto 1000€ | Intel i7, RTX 4060, 16GB RAM | 15.6" Full HD 144Hz | Gaming entry-level |
Microsoft Surface Pro 12 | Sopra 900€ | Processore con AI, 16GB RAM, 256GB SSD | 12" OLED Touch | Professionisti e creativi |
LG Gram Pro 2-in-1 | Sopra 1600€ | Intel Core Ultra 7, 16GB RAM, 512GB SSD | 16" OLED 2.8K | Massima portabilità e autonomia |
Scegliere un notebook nel 2025 significa identificare la propria priorità: che sia il prezzo, la qualità dello schermo, la potenza per il gaming o la versatilità, il mercato offre una soluzione ottimizzata per ogni tipo di utente, rendendo la tecnologia di alto livello più accessibile che mai.
Di Alex (pubblicato @ 12:00:00 in Linux - open source, letto 47 volte)

Il pinguino Tux, mascotte di Linux, mostrato davanti a un codice sorgente astratto che rappresenta il nuovo kernel 6.11.
Linus Torvalds ha annunciato il rilascio del kernel Linux 6.11, un aggiornamento che porta con sé una vasta gamma di miglioramenti hardware e ottimizzazioni software. Questa nuova versione introduce il supporto iniziale per le prossime CPU Intel Arrow Lake e AMD Zen 6, migliora la gestione energetica dei laptop e potenzia i driver grafici per le GPU più recenti, continuando l'incessante evoluzione del cuore del sistema operativo open source. ARTICOLO COMPLETO
Supporto per l'hardware del futuro
Come di consueto, gran parte del lavoro si è concentrato sull'abilitazione del nuovo hardware. Il kernel 6.11 include il supporto preliminare per i futuri processori Intel "Arrow Lake" e AMD "Zen 6", assicurando che le distribuzioni Linux siano pronte al momento del loro lancio. È stato inoltre migliorato il driver per le APU AMD, con una gestione più efficiente della potenza e delle temperature. Sul fronte grafico, i driver open source per le GPU AMD Radeon e le grafiche integrate Intel Arc sono stati aggiornati per supportare le nuove architetture e migliorare le prestazioni nei giochi tramite Vulkan.
Ottimizzazioni del scheduler e file system
Non mancano le novità "sotto il cofano". Lo scheduler del kernel, il componente che decide quali processi eseguire e quando, ha ricevuto ulteriori ottimizzazioni per migliorare la reattività sui sistemi con un numero elevato di core. Anche i principali file system, come Btrfs e EXT4, hanno ricevuto aggiornamenti che ne migliorano le prestazioni e l'affidabilità, in particolare nella gestione di file di grandi dimensioni e nelle operazioni di snapshot. Infine, è stato potenziato il supporto per lo standard Wi-Fi 7, garantendo una migliore compatibilità con i router di ultima generazione.
Il kernel Linux 6.11 è un solido passo avanti che, pur senza introdurre funzionalità rivoluzionarie, svolge il compito fondamentale di mantenere Linux al passo con l'evoluzione rapidissima del mercato hardware. Questi continui aggiornamenti sono la linfa vitale dell'ecosistema open source, garantendo che milioni di dispositivi, dai server cloud agli smartphone Android, possano funzionare in modo stabile, efficiente e sicuro.
Di Alex (pubblicato @ 11:00:00 in Storia dell'informatica, letto 32 volte)

Una fila di floppy disk di diverse dimensioni (8 pollici, 5.25 pollici, 3.5 pollici) che mostrano l'evoluzione del formato.
Per chiunque abbia usato un computer prima degli anni 2000, il floppy disk è un'icona. Quel piccolo quadrato di plastica è stato per decenni il principale mezzo per trasportare dati, installare software e fare backup. La sua storia, iniziata alla fine degli anni '60 nei laboratori IBM, è la storia di come l'informatica sia diventata personale e portatile, insegnando a un'intera generazione il gesto fondamentale del "salva". ARTICOLO COMPLETO
L'esigenza di un supporto rimovibile
Negli anni '60, caricare il software sui grandi mainframe era un'operazione complessa che richiedeva nastri magnetici o schede perforate. IBM aveva bisogno di un sistema più economico e veloce per caricare il microcodice sui suoi computer System/370. Un team guidato da Alan Shugart sviluppò nel 1971 il primo floppy disk: un disco di plastica flessibile da 8 pollici, rivestito di materiale magnetico e protetto da una busta di cartone. Poteva contenere solo 80 kilobyte, ma era riscrivibile e portatile.
L'evoluzione e il dominio del mercato
Il formato da 8 pollici era troppo grande per i primi personal computer che stavano nascendo. Nel 1976, la Shugart Associates introdusse il formato da 5.25 pollici, che divenne lo standard per computer come l'Apple II e l'IBM PC. La vera rivoluzione arrivò nel 1981, quando Sony presentò il formato da 3.5 pollici, con il suo guscio di plastica rigida e la protezione metallica scorrevole, molto più robusto e tascabile. Con una capacità che arrivò a 1.44 megabyte, il floppy da 3.5" ha dominato il mercato per tutti gli anni '90.
Il declino e l'eredità
L'avvento di supporti più capienti come i CD-ROM, le unità Zip e, soprattutto, le chiavette USB, segnò il rapido declino del floppy disk. I software diventarono troppo grandi per essere contenuti in 1.44 MB. Nel 1998, Apple fu la prima a rimuovere il lettore floppy dal suo iMac, una mossa all'epoca controversa ma profetica. Oggi, il floppy è un pezzo da museo, ma la sua eredità sopravvive nell'icona "Salva" utilizzata in quasi tutti i software, un omaggio inconsapevole a un dispositivo che ha definito un'era.
La storia del floppy disk è un potente promemoria della velocità con cui la tecnologia si evolve. Un dispositivo un tempo indispensabile è oggi un lontano ricordo, sostituito da tecnologie ordini di grandezza più potenti e capienti. Eppure, il suo impatto culturale rimane, cristallizzato in quell'icona che clicchiamo ogni giorno senza più pensare alla sua origine.

Un'immagine sonar sgranata che mostra una sagoma a forma di aereo sul fondo dell'oceano Pacifico.
Uno dei più grandi misteri dell'aviazione potrebbe essere vicino a una soluzione. La Deep Sea Vision, una società di esplorazione oceanica, ha annunciato di aver catturato un'immagine sonar che mostra una sagoma compatibile con quella del Lockheed Electra di Amelia Earhart, l'aviatrice scomparsa nel 1937 durante il suo tentativo di circumnavigare il globo. L'immagine è stata scattata a quasi 5.000 metri di profondità nell'Oceano Pacifico. ARTICOLO COMPLETO
La scoperta della Deep Sea Vision
Il team, guidato dall'ex ufficiale dell'intelligence dell'Air Force Tony Romeo, ha utilizzato un drone sottomarino autonomo (AUV) dotato di un sonar a scansione laterale per mappare un'area di oltre 13.000 chilometri quadrati di fondale oceanico. La sagoma rilevata si trova in un'area a ovest dell'Isola di Howland, l'atollo che Earhart e il suo navigatore Fred Noonan non riuscirono mai a raggiungere. Secondo Romeo, la forma, le dimensioni e la caratteristica doppia coda visibili nell'immagine sonar sono coerenti con quelle del Lockheed 10-E Electra.
La teoria dell'incidente e le prossime tappe
La scoperta supporta la teoria più accreditata, quella dell'"incidente e affondamento". Secondo questa ipotesi, Earhart, a corto di carburante e incapace di trovare la minuscola isola di Howland, fu costretta ad ammarare nell'oceano. L'aereo sarebbe poi affondato, rimanendo intatto sul fondale. La Deep Sea Vision sta ora pianificando una nuova spedizione per tornare sul sito con un veicolo a controllo remoto (ROV) dotato di telecamere ad alta risoluzione per confermare visivamente l'identità del relitto. Se si trattasse davvero dell'aereo di Earhart, sarebbe una delle più importanti scoperte archeologiche sottomarine di sempre.
Dopo 87 anni, il mistero di Amelia Earhart continua ad affascinare. Sebbene siano necessarie ulteriori verifiche, questa nuova immagine sonar rappresenta la pista più promettente mai emersa. La conferma del ritrovamento non solo risolverebbe un enigma storico, ma renderebbe finalmente omaggio al coraggio e allo spirito pionieristico di una delle donne più iconiche del XX secolo, restituendole il suo posto nella storia.

Un'illustrazione che mostra un cervello umano influenzato da onde sonore a bassa frequenza (infrasuoni) e campi magnetici, creando la percezione di una figura spettrale.
Molte esperienze di presunte infestazioni, da brividi improvvisi a visioni di figure spettrali, possono essere ricondotte a fenomeni fisici che interagiscono con la nostra percezione. Piuttosto che smentire il paranormale, la scienza offre spiegazioni affascinanti che rivelano quanto il nostro cervello possa essere ingannato da stimoli invisibili, come gli infrasuoni e i campi elettromagnetici anomali. ARTICOLO COMPLETO
La "frequenza della paura": l'effetto degli infrasuoni
Gli infrasuoni sono onde sonore a frequenza così bassa (sotto i 20 Hz) da non essere udibili. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che una frequenza di circa 19 Hz, vicina a quella di risonanza del bulbo oculare, può causare illusioni ottiche, come la percezione di figure ai margini del campo visivo. Inoltre, l'esposizione a infrasuoni può provocare sensazioni di ansia e disagio, sintomi comunemente associati a presenze spettrali.
Molte delle esperienze attribuite ai fantasmi trovano una spiegazione plausibile e scientificamente testabile. Questi fenomeni non sminuiscono la potenza delle esperienze vissute, ma ci insegnano qualcosa di ancora più profondo: la straordinaria complessità del cervello umano e la sua sorprendente suscettibilità all'ambiente invisibile che ci circonda.
Di Alex (pubblicato @ 08:00:00 in Scienza e Spazio, letto 52 volte)

Una spettacolare fotografia a lunga esposizione della cometa 12P/Pons-Brooks con la sua chioma verdastra e le due caratteristiche 'corna' di gas.
Visibile a occhio nudo per la prima volta dopo 71 anni, la cometa 12P/Pons-Brooks, soprannominata la "cometa del diavolo" per la sua insolita forma, sta regalando uno spettacolo affascinante ad astrofili e curiosi. Questo corpo celeste di tipo Halley è noto per i suoi improvvisi aumenti di luminosità (outburst) che ne modificano la chioma, creando due code di gas simili a corna, un fenomeno che la rende unica e riconoscibile. ARTICOLO COMPLETO
Un vulcano di ghiaccio nello spazio
La cometa 12P/Pons-Brooks è un criovulcano. Il suo nucleo, un agglomerato di ghiaccio, polvere e gas, accumula pressione interna man mano che si avvicina al Sole. Quando la radiazione solare riscalda la superficie, questa pressione viene rilasciata violentemente attraverso fratture nella crosta, causando eruzioni esplosive. Sono questi "outburst" a espellere getti di gas e polvere che, illuminati dal Sole, formano la caratteristica chioma a due punte che le è valsa il soprannome di "cometa del diavolo".
Come e quando osservarla
Dopo aver raggiunto il perielio (il punto più vicino al Sole) ad aprile, la cometa ha continuato il suo viaggio, raggiungendo la massima vicinanza alla Terra a inizio giugno. Attualmente è visibile principalmente dall'emisfero australe, ma le fotografie a lunga esposizione scattate da astrofotografi di tutto il mondo ne mostrano la bellezza. Il suo prossimo passaggio vicino alla Terra avverrà solo nel 2095, rendendo l'attuale apparizione un evento astronomico da non perdere per una generazione intera.
La cometa 12P/Pons-Brooks ci ricorda la natura dinamica e spettacolare del nostro sistema solare. Oltre alla sua bellezza visiva, i suoi outburst offrono agli scienziati preziose informazioni sulla composizione e sul comportamento dei nuclei cometari. Un messaggero ghiacciato proveniente dai confini del sistema solare che, per pochi mesi, ha acceso la nostra curiosità e la nostra immaginazione.
Di Alex (pubblicato @ 07:00:00 in Smartphone iPhone, letto 54 volte)

L'iPhone 17 Pro in colorazione Argento appoggiato su una superficie di ardesia scura, con una luce che ne esalta il nuovo telaio in alluminio e lo schermo Ceramic Shield 2.
L'iPhone 17 Pro non è una rivoluzione, ma un'evoluzione mirata a risolvere i problemi concreti degli utenti. Con un nuovo telaio in alluminio, un sistema di raffreddamento a camera di vapore e un display Ceramic Shield 2, Apple ha puntato sulla sostanza. Le migliorie, dall'autonomia estesa alla resistenza ai graffi, lo rendono un upgrade significativo per chi cerca affidabilità. ARTICOLO COMPLETO
Costruzione e resistenza: alluminio e Ceramic Shield 2
Una delle novità più tangibili dell'iPhone 17 Pro è il nuovo telaio in alluminio, che lavora in sinergia con un sistema di raffreddamento a camera di vapore per una gestione termica finalmente efficace. A differenza dei modelli precedenti, il dispositivo rimane appena tiepido anche sotto stress. Il display è protetto dal nuovo Ceramic Shield 2, che, secondo i test, offre una resistenza ai graffi notevolmente migliorata rispetto al passato, resistendo a chiavi e monete in tasca. È presente anche un nuovo strato antiriflesso, sebbene la differenza rispetto all'iPhone 16 Pro sia minima.
Autonomia e prestazioni: un salto generazionale
L'autonomia è il campo in cui l'iPhone 17 Pro e, soprattutto, il Pro Max, mostrano i muscoli. Grazie alle ottimizzazioni hardware e software, il Pro Max può durare ore in più rispetto al suo predecessore, un guadagno che si percepisce chiaramente nell'uso quotidiano. Sebbene questo comporti un leggero aumento di peso e spessore, il compromesso è ampiamente ripagato dalla tranquillità di arrivare a fine giornata senza problemi.
Comparto fotografico: zoom e selfie migliorati
Il teleobiettivo è stato potenziato e ora supporta uno zoom ottico fino a 8x, capace di produrre scatti eccellenti in condizioni di buona illuminazione. In condizioni di scarsa luce, le performance a 8x calano, ma il sensore si comporta comunque bene a ingrandimenti inferiori. Un altro miglioramento significativo riguarda la fotocamera frontale, che ora offre una qualità d'immagine superiore e una nuova opzione grandangolare per i selfie di gruppo, rendendoli più versatili e dettagliati.
Caratteristica | iPhone 17 Pro | iPhone 16 Pro |
---|---|---|
Display | Ceramic Shield 2, strato antiriflesso migliorato | Ceramic Shield |
Sistema di Raffreddamento | Camera di vapore e telaio in alluminio | Sistema a grafite |
Autonomia | Guadagni significativi, ore in più sul Pro Max | Standard |
Zoom Ottico Teleobiettivo | Fino a 8x | Fino a 5x |
Fotocamera Frontale | Qualità migliorata, opzione grandangolare per selfie | Standard |
In conclusione, l'aggiornamento all'iPhone 17 Pro è consigliato per chi proviene da modelli più datati. Le migliorie non sono cosmetiche, ma funzionali e sostanziali: la resistenza ai graffi, la gestione del calore e l'autonomia estesa risolvono problemi reali, rendendolo uno strumento più affidabile e potente nella vita di tutti i giorni.

Una mappa antica che mostra un'area del Pacifico vicino al Giappone, con un drago marino disegnato sopra la zona del Triangolo del Drago.
Mentre il Triangolo delle Bermuda domina l'immaginario collettivo, un'altra area del mondo, situata esattamente sul lato opposto del globo, vanta una reputazione altrettanto sinistra: il "Ma no Umi", o Triangolo del Drago. Quest'area dell'Oceano Pacifico, al largo delle coste del Giappone, è stata teatro di inspiegabili sparizioni di navi e aerei, alimentando leggende di anomalie magnetiche, portali dimensionali e antiche creature marine. ARTICOLO COMPLETO
Leggende e sparizioni storiche
Le leggende su quest'area sono antiche e parlano di draghi che emergono dalle profondità per trascinare le navi sott'acqua. Ma la notorietà moderna del Triangolo del Drago esplose negli anni '50, quando diverse imbarcazioni giapponesi scomparvero senza lasciare traccia. L'incidente più famoso fu quello della nave di ricerca Kaiyo Maru No. 5, inviata dal governo giapponese nel 1952 proprio per investigare sulla scomparsa di altre navi. La Kaiyo Maru svanì nel nulla con tutto il suo equipaggio di 31 persone, e il governo giapponese dichiarò ufficialmente la zona pericolosa per la navigazione.
Spiegazioni scientifiche e scetticismo
Come per il suo gemello atlantico, anche per il Triangolo del Drago sono state proposte diverse spiegazioni scientifiche. L'area è nota per la sua intensa attività sismica e vulcanica sottomarina, che potrebbe rilasciare gas in grado di ridurre la densità dell'acqua e far affondare le navi, o causare tsunami improvvisi. Altri indicano la presenza di forti tempeste e onde anomale, comuni in quella regione del Pacifico. Gli scettici, come Larry Kusche, sostengono che molte delle sparizioni siano state esagerate o inventate, e che la pericolosità dell'area non sia statisticamente superiore a quella di altre rotte marittime trafficate e soggette a maltempo.
Il Triangolo del Drago rimane un affascinante intreccio di folklore, storia e scienza. Sebbene le prove di attività paranormali siano inesistenti, la combinazione di leggende antiche e documentate sparizioni moderne continua a stimolare la nostra immaginazione. Che le cause siano vulcani sottomarini, onde anomale o semplici incidenti, il "Ma no Umi" si conferma come uno dei luoghi più misteriosi e inquietanti del nostro pianeta.
Di Alex (pubblicato @ 06:00:00 in Scienza e Spazio, letto 44 volte)

Una vista della galassia di Andromeda con un enorme punto interrogativo sovrapposto, a simboleggiare il mistero della vita extraterrestre.
"Dove sono tutti?". Questa semplice domanda, posta dal fisico Enrico Fermi nel 1950, racchiude uno dei più grandi misteri della scienza: il paradosso di Fermi. Data l'immensità dell'universo, l'età delle stelle e la probabilità statistica, la nostra galassia dovrebbe brulicare di civiltà extraterrestri. Eppure, non ne abbiamo mai trovato alcuna prova. Questa apparente contraddizione ha dato vita a decine di affascinanti ipotesi. ARTICOLO COMPLETO
La scala del problema
La nostra galassia, la Via Lattea, contiene centinaia di miliardi di stelle, molte delle quali simili al Sole. Si stima che una frazione significativa di queste stelle ospiti pianeti rocciosi in "zona abitabile", dove l'acqua liquida potrebbe esistere. Se anche solo una piccolissima percentuale di questi pianeti avesse sviluppato la vita, e una frazione ancora più piccola avesse dato origine a una civiltà tecnologica, la galassia dovrebbe essere piena di segnali, sonde o imperi galattici. Una civiltà anche solo mille anni più avanzata di noi avrebbe avuto tutto il tempo per colonizzare ampie porzioni della galassia.
Le possibili soluzioni
Le ipotesi per risolvere il paradosso sono numerose e spaziano dalla cosmologia alla sociologia.
- Siamo soli (o i primi): L'ipotesi della "Terra Rara" suggerisce che la catena di eventi che ha portato alla vita intelligente sulla Terra sia così incredibilmente improbabile da essere unica.
- Il Grande Filtro: Esiste un ostacolo evolutivo o tecnologico quasi invalicabile che impedisce alla vita di diventare una civiltà interstellare. Potrebbe essere l'origine della vita stessa, il passaggio all'intelligenza, o forse l'autodistruzione tramite guerre o disastri ecologici.
- Si nascondono: Le civiltà avanzate esistono, ma scelgono deliberatamente di non contattarci (l'ipotesi dello "zoo galattico") o comunicano con metodi che non siamo ancora in grado di rilevare.
Il paradosso di Fermi ci costringe a confrontarci con la nostra posizione nel cosmo. Ogni possibile soluzione ha implicazioni profonde. Se siamo soli, portiamo sulle spalle l'enorme responsabilità di essere l'unica coscienza dell'universo. Se non lo siamo, dobbiamo chiederci perché l'universo appaia così silenzioso e vuoto. Finché non avremo una risposta, il grande silenzio cosmico rimarrà la domanda più importante e inquietante di tutte.
Di Alex (pubblicato @ 05:00:00 in Smartphone, letto 61 volte)

Il nuovo smartphone Honor Magic 8 Pro con il suo tasto AI dedicato evidenziato, che mostra un'icona di intelligenza artificiale.
Honor ha lanciato il suo nuovo flagship, il Magic 8 Pro, introducendo una novità che potrebbe ridefinire l'interazione con i nostri smartphone: un tasto fisico dedicato all'intelligenza artificiale. Questa mossa sposta l'IA da una semplice funzione software a un'utilità hardware integrata e immediatamente accessibile, segnalando un cambiamento filosofico nel design dei dispositivi mobili del futuro. ARTICOLO COMPLETO
Un tasto per ogni azione
Il nuovo "AI Key" è progettato per la massima versatilità. Una pressione prolungata attiva l'assistente AI di Honor, pronto a rispondere a comandi complessi. Un doppio clic rapido lancia istantaneamente la fotocamera, mentre un singolo tocco può essere personalizzato dall'utente per avviare una funzione specifica, come ottenere indicazioni stradali. L'idea è quella di creare una nuova "memoria muscolare" per l'interazione con il telefono.
L'AI Key dell'Honor Magic 8 Pro è molto più di un semplice pulsante. Rappresenta la convinzione che l'intelligenza artificiale sia diventata così centrale nell'esperienza mobile da meritare un accesso hardware privilegiato, al pari della fotocamera. Se questa scommessa pagherà, potremmo assistere all'inizio di una nuova tendenza nel design degli smartphone.
Di Alex (pubblicato @ 04:00:00 in Intelligenza Artificiale, letto 51 volte)

Un volto umano mostrato a metà, con una parte reale e l'altra composta da una griglia digitale che ne evidenzia la natura artificiale, a simboleggiare il deepfake.
La tecnologia deepfake, che utilizza l'intelligenza artificiale per creare video o audio falsi ma estremamente realistici, sta diventando sempre più accessibile e sofisticata. Se da un lato offre affascinanti possibilità creative, dall'altro rappresenta una seria minaccia per la disinformazione e la sicurezza individuale. Imparare a riconoscere i segni di un deepfake è una competenza sempre più essenziale nell'era digitale. ARTICOLO COMPLETO
Come funziona la tecnologia
I deepfake sono creati utilizzando una tecnica di machine learning chiamata Generative Adversarial Network (GAN). Una GAN è composta da due reti neurali che competono tra loro: il "Generatore", che crea le immagini false (ad esempio, sovrapponendo il volto di una persona a un video esistente), e il "Discriminatore", che cerca di distinguere le immagini false da quelle reali. Questo processo competitivo, ripetuto milioni di volte, permette al Generatore di creare falsi sempre più convincenti, fino a quando il Discriminatore non riesce più a distinguerli.
Indizi per smascherare un deepfake
Nonostante i progressi, i deepfake spesso lasciano piccole imperfezioni che un occhio attento può cogliere. Ecco alcuni indizi da cercare:
- Movimento innaturale degli occhi: I deepfake faticano a replicare il battito naturale delle palpebre o il movimento realistico degli occhi.
- Sincronizzazione labiale imperfetta: Spesso c'è una leggera discrepanza tra il movimento delle labbra e l'audio.
- Dettagli sfocati o artefatti: Attorno ai bordi del volto, sui capelli o sui denti possono apparire strane sfocature o artefatti digitali.
- Illuminazione incoerente: Le ombre sul volto potrebbero non corrispondere a quelle dell'ambiente circostante.
- Pelle troppo liscia o statica: I volti generati dall'IA possono apparire innaturalmente privi di imperfezioni o mancare di micro-espressioni.
La tecnologia deepfake è un'arma a doppio taglio. Mentre la ricerca avanza per creare strumenti di rilevamento sempre più efficaci, la difesa migliore rimane la consapevolezza e il pensiero critico. Dubitare delle fonti, cercare conferme e analizzare attentamente i contenuti video prima di condividerli sono passi fondamentali per navigare in un panorama mediatico in cui la linea tra reale e artificiale è sempre più labile.
Di Alex (pubblicato @ 03:00:00 in Nuove Tecnologie, letto 74 volte)

Il nuovo chip Apple M5 mostrato con un'aura luminosa che simboleggia la sua potenza di calcolo IA.
Apple ha presentato il nuovo chip M5, un componente che non rappresenta un semplice incremento di velocità, ma una decisa svolta strategica verso l'intelligenza artificiale on-device. Con il suo debutto simultaneo su MacBook Pro, iPad Pro e Vision Pro, l'M5 consolida un ecosistema unificato ad altissime prestazioni, ponendo l'IA al centro dell'esperienza utente professionale e creativa. ARTICOLO COMPLETO
L'architettura del futuro: Neural Accelerators nella GPU
Il cuore dell'innovazione dell'M5 risiede nella sua architettura. La nuova GPU a 10 core integra per la prima volta un "Neural Accelerator" in ogni singolo core, una mossa progettata specificamente per accelerare drasticamente i carichi di lavoro basati sull'intelligenza artificiale. Questo, unito a una larghezza di banda della memoria aumentata a 153 GB/s e a prestazioni della CPU fino al 15% superiori rispetto all'M4, permette a funzionalità come "Apple Intelligence" di operare con una fluidità e una velocità senza precedenti, direttamente sul dispositivo e senza dipendere dal cloud.
Un Ecosistema Unificato per la Creatività e l'IA
La scelta di lanciare l'M5 contemporaneamente su tutta la gamma di punta non è casuale. Il MacBook Pro da 14 pollici, il nuovo iPad Pro (ora con Wi-Fi 7 e modem C1X) e un Vision Pro aggiornato condividono ora la stessa, potentissima base hardware. Questa mossa strategica eleva il Vision Pro da prodotto di nicchia a componente fondamentale dell'ecosistema "Pro" di Apple, creando una piattaforma hardware coerente e unificata per sviluppatori e professionisti. L'investimento su un visore per la realtà mista così potente segnala la visione di Apple: lo spatial computing è la prossima frontiera per le applicazioni professionali, alimentato dallo stesso silicio che muove i suoi computer e tablet più performanti.
L'M5 è la risposta definitiva di Apple alla corsa all'intelligenza artificiale che sta definendo l'industria tecnologica. Non si tratta solo di potenza bruta, ma della creazione di un ecosistema hardware e software perfettamente integrato, dove l'IA è intessuta nell'esperienza utente in modo fluido e naturale, dai flussi di lavoro creativi più complessi alla navigazione in ambienti di spatial computing.

Il logo dei nuovi processori AMD Ryzen AI su uno sfondo astratto che rappresenta una rete neurale.
AMD ha ufficialmente presentato la sua nuova famiglia di processori per notebook, la serie 300 "Strix Point", capitanata dal potente Ryzen AI 9 HX 370. Progettati specificamente per i nuovi PC Copilot+ di Microsoft, questi chip integrano la più potente NPU (Neural Processing Unit) sul mercato, promettendo prestazioni IA senza precedenti e una forte concorrenza per i chip di Qualcomm e Apple. ARTICOLO COMPLETO
Architettura Zen 5 e una NPU da record
Il Ryzen AI 9 HX 370 è un processore a 12 core e 24 thread basato sulla nuova architettura Zen 5. Ma il vero protagonista è il co-processore per l'intelligenza artificiale XDNA 2. Questa NPU è in grado di raggiungere i 50 TOPS (trilioni di operazioni al secondo), superando i 45 TOPS dello Snapdragon X Elite e i requisiti minimi di Microsoft per i PC Copilot+. Questo si traduce in una capacità di eseguire localmente, senza bisogno del cloud, funzioni IA complesse come Recall, Live Captions e gli effetti di Windows Studio in modo fluido ed efficiente.
Grafica RDNA 3.5 e connettività
La parte grafica è affidata alla nuova GPU integrata Radeon 890M, basata su architettura RDNA 3.5. AMD dichiara che è mediamente il 36% più veloce rispetto alla grafica integrata nei processori Intel Core Ultra, rendendo questi notebook capaci di gestire anche il gaming leggero a 1080p. Il supporto per le memorie RAM LPDDR5x e per gli standard Wi-Fi 7 e Bluetooth 5.4 completano la dotazione di una piattaforma pensata per essere al vertice della tecnologia mobile per i prossimi anni. I primi notebook con questi processori, prodotti da partner come Asus, HP e Lenovo, sono attesi sul mercato a partire da luglio.
Con la serie Ryzen AI 300, AMD non si limita a competere, ma si posiziona come leader nel nascente mercato dei PC basati sull'intelligenza artificiale. La potenza della sua NPU e la solidità dell'architettura Zen 5 rappresentano una combinazione formidabile che promette di offrire ai consumatori notebook Windows potenti, efficienti e veramente "intelligenti".
Fotografie del 17/10/2025
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