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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 18/10/2025

Una selezione di smart display, tra cui il Google Pixel Tablet e l'Amazon Echo Show, che rappresentano un mercato in transizione.
Il mercato degli smart display, un tempo salutato come la prossima evoluzione dell'informatica domestica, si trova a un bivio. Una recente guida di WIRED per il 2025 evidenzia un futuro incerto per questa categoria di prodotti, schiacciata tra la versatilità dei tablet e l'arrivo di modelli di business basati su abbonamento per le funzioni di intelligenza artificiale, come il nuovo Alexa+ di Amazon. ARTICOLO COMPLETO
I migliori (e pochi) superstiti del 2025
Secondo l'analisi di WIRED, solo tre dispositivi meritano di essere acquistati nel 2025, e la scelta del migliore la dice lunga sullo stato del settore. Al primo posto si classifica il Google Pixel Tablet ($379), che tecnicamente non è uno smart display dedicato, ma un tablet Android premium che si trasforma in un hub per la casa intelligente quando viene agganciato alla sua base di ricarica con altoparlante. Questa natura ibrida potrebbe rappresentare il futuro della categoria: dispositivi che funzionano in modo indipendente ma offrono funzionalità di smart display quando necessario.
Al secondo e terzo posto si trovano due dispositivi più tradizionali: l'Amazon Echo Show 8 ($130) e il Google Nest Hub ($100). Tuttavia, anche questi affrontano sfide significative. La guida arriva in un momento critico, segnato dalla decisione di Meta di interrompere la produzione dei suoi dispositivi Portal e dalla scelta di Google di non aggiornare più i dispositivi di terze parti, segnali di un progressivo disimpegno da parte di alcuni dei principali attori del mercato.
La spada di Damocle degli abbonamenti
A complicare ulteriormente il quadro è la transizione verso modelli a pagamento. L'Amazon Echo Show 8 sarà uno dei primi dispositivi a ricevere Alexa+, la nuova versione dell'assistente vocale potenziata dall'intelligenza artificiale. Il servizio, tuttavia, richiederà un abbonamento mensile di 20 dollari (gratuito per i membri Prime). Questo cambiamento radicale rispetto a un servizio precedentemente gratuito rischia di alienare una fetta significativa di consumatori, soprattutto quelli più attenti ai costi. L'introduzione di abbonamenti non è un'esclusiva di Amazon; anche alternative emergenti come i calendari digitali familiari di Skylight di Hearth Display richiedono canoni mensili, indicando una tendenza di settore verso la monetizzazione continua dei servizi software.
Perché il display dedicato non convince più?
Diversi fattori stanno contribuendo al declino degli smart display dedicati. La videochiamata, un tempo un punto di forza, è diventata una funzione standard e onnipresente sugli smartphone, soprattutto dopo la pandemia. Il controllo della casa intelligente può essere gestito con la stessa efficacia tramite app su telefono o con altoparlanti solo vocali, più economici. Infine, per l'intrattenimento e lo streaming di contenuti, l'esperienza su un vero televisore o su un tablet è quasi sempre superiore. Come riconosce la stessa guida di WIRED, "il futuro di questi dispositivi per la casa intelligente non è chiaro in questo momento".
La guida di WIRED per il 2025 non si limita a consigliare prodotti, ma fotografa un'industria a un punto di svolta. Con l'uscita di scena di grandi player, l'arrivo di costosi abbonamenti e l'ascesa di tablet più versatili che offrono un valore complessivo maggiore, i giorni dello smart display come dispositivo a sé stante potrebbero essere contati. Il mercato sembra orientarsi verso soluzioni integrate, dove le funzionalità "smart" sono un'aggiunta a un dispositivo polifunzionale, piuttosto che la sua unica ragion d'essere.
Di Alex (pubblicato @ 07:00:00 in Startup e Innovazione, letto 14 volte)

Un'interfaccia utente che mostra una conversazione con l'AI di FireAI per l'analisi dei dati aziendali.
La startup indiana FireAI, specializzata in business intelligence potenziata dall'intelligenza artificiale, ha chiuso un round di finanziamento seed da 4 crore di rupie (circa 480.000 dollari), guidato da Inflection Point Ventures. Questo investimento segna un passo importante verso la visione dell'azienda: trasformare il modo in cui le imprese interagiscono con i dati, passando da complesse dashboard a semplici conversazioni. ARTICOLO COMPLETO
La visione: business intelligence conversazionale
Fondata da Vipul Prakash, FireAI si posiziona al centro di una tendenza chiave nel software aziendale: l'abbandono delle interfacce grafiche complesse a favore di un'interazione in linguaggio naturale. L'obiettivo è rendere l'analisi dei dati accessibile a tutti gli utenti aziendali, non solo agli specialisti. Invece di dover imparare a usare dashboard intricate, un manager può semplicemente "chiedere" ai propri dati, ad esempio, "Quali sono state le vendite del prodotto X nel trimestre scorso per regione?" e ricevere una risposta immediata e comprensibile.
La piattaforma di FireAI si integra con oltre 700 fonti di dati, dai semplici fogli di calcolo Excel a complessi sistemi aziendali, e utilizza il suo motore AI proprietario per fornire analisi descrittive e diagnostiche in tempo reale.
Utilizzo dei fondi e innovazione di prodotto
I fondi raccolti saranno impiegati per accelerare lo sviluppo del prodotto, con un focus su alcune innovazioni chiave. Tra queste spiccano la piattaforma di analisi diagnostica "Causal Chain", che mira a identificare le causes alla radice di determinati andamenti, e la funzionalità "Text-to-SQL". Quest'ultima è fondamentale per la visione conversazionale, in quanto traduce le domande in linguaggio naturale degli utenti in query SQL complesse che possono essere eseguite sui database aziendali.
Inoltre, l'investimento supporterà lo sviluppo di strumenti ETL (Extract, Transform, Load) proprietari per migliorare la scalabilità e la velocità della piattaforma, l'assunzione di nuovi talenti tecnici e l'espansione in nuovi mercati.
Espansione internazionale e mercato di riferimento
Nonostante sia una startup in fase iniziale, FireAI ha già mosso i primi passi a livello internazionale. L'azienda opera come partner OEM certificato a Dubai, Abu Dhabi, in Africa e in Kenya, collaborando con partner di canale locali per raggiungere i clienti in queste regioni. Questo dimostra una forte ambizione globale fin dalle prime fasi.
FireAI si inserisce in un mercato in rapidissima crescita. Secondo le stime, il mercato globale dell'AI e dell'analisi dei dati è destinato a passare da 74 miliardi di dollari nel 2024 a 482 miliardi entro il 2033. Il mercato indiano, in particolare, dovrebbe espandersi da 2.6 a 27 miliardi di dollari nello stesso periodo, offrendo un enorme potenziale di crescita per aziende innovative come FireAI.
Il finanziamento di FireAI non è solo una notizia per il settore startup, ma un segnale che il futuro dell'analisi dei dati aziendali sarà sempre più accessibile e intuitivo. L'era in cui solo i data scientist potevano estrarre valore dai dati sta volgendo al termine, lasciando il posto a strumenti che permettono a chiunque in un'organizzazione di prendere decisioni informate basate su prove concrete, semplicemente facendo una domanda.
Di Alex (pubblicato @ 06:00:00 in Fotografia e Videocamere, letto 20 volte)

La DJI Osmo Nano, una videocamera ultraleggera e magnetica, montata su un cappello.
DJI, leader mondiale nel settore dei droni, entra con decisione nel mercato delle action camera indossabili con il lancio della Osmo Nano. Con un peso di soli 52 grammi e un design magnetico versatile, questa videocamera ultracompatta promette una qualità d'immagine di livello professionale grazie a un sensore da 1/1.3 pollici e a funzionalità avanzate, sfidando direttamente i concorrenti come Insta360 e GoPro. ARTICOLO COMPLETO
Design e versatilità senza precedenti
La DJI Osmo Nano è stata progettata per essere indossata e dimenticata. Con un peso di appena 52 grammi e dimensioni di circa 57x29x28 mm, è la più piccola action camera di DJI. La sua caratteristica più innovativa è il design magnetico su due lati, che permette di montarla istantaneamente su quasi ogni superficie o accessorio: cappelli, caschi, collari per animali domestici, cinghie e altro ancora. Questa flessibilità apre a prospettive di ripresa creative e a mani libere, prima difficili da ottenere. Nonostante le dimensioni ridotte, la robustezza non è stata sacrificata: la camera è impermeabile fino a 10 metri senza bisogno di custodie aggiuntive.
Qualità d'immagine professionale in un corpo minuscolo
Il cuore della Osmo Nano è un sensore di nuova generazione da 1/1.3 pollici, abbinato a un processore d'immagine ad alte prestazioni. Questa combinazione offre una gamma dinamica fino a 13.5 stop, garantendo ottime performance anche in condizioni di scarsa illuminazione. La camera è in grado di registrare video fino a 4K/60fps e slow-motion in 4K/120fps. L'obiettivo ultra-grandangolare da 143° cattura un campo visivo ampio, assicurando che nessun dettaglio della scena venga tagliato.
Inoltre, la Osmo Nano è l'unica videocamera indossabile di queste dimensioni a offrire prestazioni cromatiche a 10-bit e il profilo colore D-Log M, consentendo una maggiore flessibilità in post-produzione. Per garantire riprese stabili, integra le tecnologie RockSteady 3.0, che riduce le vibrazioni, e HorizonLock/HorizonBalancing, che mantiene l'orizzonte perfettamente livellato.
Il dock multifunzionale: più di una semplice ricarica
Un elemento chiave dell'ecosistema Osmo Nano è il suo "Multifunctional Vision Dock". Questo accessorio non è solo una base di ricarica, ma funge anche da display OLED HD per il controllo remoto, grilletto per scattare foto, e stazione di trasferimento file ad alta velocità grazie a uno slot microSD integrato. Il design magnetico permette di agganciare la camera in qualsiasi orientamento. Il dock supporta la ricarica rapida, portando la batteria della Nano all'80% in soli 20 minuti. Con la camera agganciata e completamente carica, l'autonomia si estende fino a 200 minuti di registrazione in 1080p/24fps.
Specifiche Tecniche - DJI Osmo Nano
- Peso: 52 grammi
- Dimensioni: 57 x 29 x 28 mm
- Sensore: 1/1.3 pollici
- Risoluzione Video: Fino a 4K/60fps
- Slow Motion: Fino a 4K/120fps
- Campo Visivo (FOV): 143°
- Profondità Colore: 10-bit con profilo D-Log M
- Stabilizzazione: RockSteady 3.0, HorizonLock
- Impermeabilità: 10 metri (solo camera)
- Autonomia: Fino a 200 minuti (con Vision Dock)
- Prezzo: A partire da €279 per il combo standard da 64GB
Con la Osmo Nano, DJI non si limita a lanciare un nuovo prodotto, ma diversifica la sua strategia entrando in una nuova categoria di dispositivi di imaging portatili per l'uso quotidiano. Sfruttando la sua consolidata esperienza nella qualità d'immagine e nella stabilizzazione, l'azienda offre un'alternativa potente e versatile in un mercato in rapida crescita, dove la creatività e la facilità d'uso sono fondamentali.

Il logo di Commodore OS Vision 3.0, un sistema operativo Linux con un'estetica retro-futuristica.
Con la fine ufficiale del supporto per Windows 10, avvenuta il 14 ottobre 2025, milioni di utenti si trovano a un bivio. In questo clima di incertezza, un nome storico dell'informatica, Commodore, è riemerso con una proposta audace: abbandonare l'ecosistema Microsoft per abbracciare Commodore OS Vision 3.0, un sistema operativo gratuito basato su Linux che promette un'esperienza "calma, creativa e privata". ARTICOLO COMPLETO
Un'opportunità di marketing basata sulla nostalgia
La mossa di Commodore è un'abile operazione di marketing che fa leva su due potenti sentimenti: la nostalgia per un marchio iconico e la crescente frustrazione di una parte dell'utenza Windows. Con lo slogan "Microsoft potrebbe lasciarti indietro. Noi no", l'azienda si rivolge direttamente agli utenti scontenti della direzione intrapresa da Microsoft con Windows 11, caratterizzata da una maggiore telemetria, la spinta verso gli account online e un'interfaccia che non tutti apprezzano. Commodore non punta a competere in termini di quote di mercato con giganti come Ubuntu o Mint, ma a catturare una nicchia di utenti che cercano più di una semplice alternativa funzionale: un'esperienza d'uso con una filosofia diversa, un "santuario dalla tecnologia andata troppo oltre".
Cos'è Commodore OS Vision 3.0?
Rilasciato originariamente ad aprile, Commodore OS Vision 3.0 è una distribuzione Linux basata su Debian. Il suo tratto distintivo è un'interfaccia utente unica, definita "retro-futuristica", che omaggia l'eredità del Commodore 64 pur offrendo funzionalità moderne. Il download, di ben 35GB, è giustificato dalla ricca dotazione software inclusa.
Il sistema operativo viene fornito con oltre 200 giochi gratuiti compatibili con Linux, una selezione di giochi e demo classici di Commodore, e persino un interprete BASIC potenziato, Commodore OS BASIC V1, che supporta grafica 3D e fisica. Questa inclusione non è casuale, ma un richiamo diretto al DNA del marchio, che ha ispirato un'intera generazione di "programmatori da cameretta". L'OS include anche "Commodore OS Central", un hub per risorse e manuali retro-oriented, destinato a evolversi in un game store e launcher.
Il bivio per gli utenti di Windows 10
La fine del supporto significa che Windows 10 non riceverà più aggiornamenti di sicurezza gratuiti, lasciando i PC vulnerabili a malware e altre minacce informatiche. Gli utenti hanno tre opzioni principali: aggiornare a Windows 11 (se il loro hardware è compatibile), acquistare un nuovo PC, o pagare per il programma Extended Security Updates (ESU) di Microsoft, che fornirà patch critiche fino a ottobre 2026. In questo contesto, l'offerta di un sistema operativo completo, gratuito e incentrato sulla privacy come Commodore OS Vision 3.0 si presenta come un'alternativa radicale ma affascinante per chi è disposto a uscire dalla propria zona di comfort.
La campagna di Commodore è un promemoria che nel mondo della tecnologia non esistono solo le grandi autostrade battute da Microsoft, Apple e Google. Esistono anche sentieri secondari, percorsi da comunità di appassionati che offrono visioni diverse del futuro dell'informatica, a volte guardando proprio al passato. Per molti, Commodore OS Vision 3.0 rimarrà una curiosità, ma per alcuni potrebbe rappresentare la porta d'accesso a un mondo, quello di Linux, più aperto, personalizzabile e rispettoso della privacy dell'utente.

Il nuovo MacBook Pro da 14 pollici con chip M5, simbolo della nuova era AI di Apple.
L'annuncio del nuovo MacBook Pro da 14 pollici non è un semplice aggiornamento incrementale. L'introduzione del chip M5 segna l'inizio di una nuova strategia hardware per Apple, dove l'intelligenza artificiale non è più una funzione software, ma il nucleo dell'architettura del processore. Questo dispositivo rappresenta la manifestazione fisica della scommessa di Apple sull'AI on-device, sicura e privata. ARTICOLO COMPLETO
Un'architettura ridisegnata per l'intelligenza artificiale
Il cuore della rivoluzione è il nuovo chip M5, costruito con un processo produttivo a 3 nanometri di terza generazione che garantisce una maggiore efficienza energetica e una densità di transistor superiore. La sua architettura, che include una CPU a 10 core e una GPU a 10 core, offre prestazioni multithreaded migliorate di circa il 20% rispetto alla generazione M4. Ma la vera svolta risiede in una novità architetturale decisiva: l'integrazione di un "Neural Accelerator" in ciascuno dei 10 core della GPU. A differenza dei precedenti Neural Engine centralizzati, questa distribuzione parallela della capacità di calcolo AI è progettata per accelerare in modo massiccio i carichi di lavoro legati al machine learning e alla grafica avanzata, rendendo l'intero sistema intrinsecamente ottimizzato per l'intelligenza artificiale.
Una strategia di ecosistema unificato
La scelta di Apple di lanciare il chip M5 simultaneamente su MacBook Pro, iPad Pro e persino su una versione aggiornata di Vision Pro non è casuale. Rivela una strategia deliberata per creare una piattaforma di sviluppo unificata e ad alte prestazioni. Gli sviluppatori possono ora creare applicazioni AI-intensive e graficamente ricche, come giochi con ray tracing o software di modellazione 3D, con la certezza che gireranno in modo nativo e ottimizzato su tutto l'ecosistema "Pro" di Apple. Questo approccio abbassa la barriera di ingresso per lo sviluppo di app complesse e rafforza il vantaggio competitivo dell'ecosistema Apple, creando un ambiente coeso dove l'hardware abilita nuove categorie di software.
Prestazioni tangibili e specifiche tecniche
Le promesse architetturali si traducono in miglioramenti concretos. Le prestazioni AI sono fino a 3.5 volte più veloci, abilitando funzionalità on-device in macOS Tahoe come la Live Translation e migliorando drasticamente la velocità delle app di terze parti. Nel campo grafico, le performance sono 1.6 volte superiori, con il supporto per ray tracing accelerato via hardware e un dynamic caching di seconda generazione che si traduce in frame rate fino a 3.2 volte più alti rispetto ai modelli M1. Anche il sottosistema di memoria e archiviazione è stato potenziato: gli SSD sono fino a due volte più veloci e la banda di memoria unificata raggiunge i 153 GB/s, un aumento di quasi il 30% rispetto a M4, essenziale per gestire modelli AI di grandi dimensioni direttamente sul dispositivo senza ricorrere al cloud. La batteria, infine, garantisce un'autonomia straordinaria fino a 24 ore.
Specifiche Tecniche - MacBook Pro 14" (M5)
- Chip: Apple M5 con CPU 10-core, GPU 10-core (con Neural Accelerator in ogni core), Neural Engine 16-core
- Memoria Unificata: 16GB o 32GB, con banda passante di 153 GB/s
- Archiviazione: SSD da 512GB, 1TB, 2TB o 4TB
- Display: Liquid Retina XDR da 14,2 pollici con ProMotion (fino a 120Hz)
- Porte: 3x Thunderbolt 4 (USB-C), slot SDXC card, porta HDMI, jack cuffie da 3.5mm, porta MagSafe 3
- Batteria: Fino a 24 ore di riproduzione video
- Prezzo di partenza: €1.599 / $1,599
Il MacBook Pro M5 non è quindi solo un laptop più veloce. È il primo passo di Apple verso un futuro in cui il calcolo non è più solo elaborazione di dati, ma anche comprensione e anticipazione, con l'intelligenza artificiale integrata nel silicio come principio fondante. Una mossa strategica che posiziona l'azienda come un'alternativa potente alle soluzioni basate su cloud di Microsoft e Google, puntando su privacy, prestazioni e un ecosistema integrato.
Di Alex (pubblicato @ 03:00:00 in Intelligenza Artificiale, letto 31 volte)

Un'immagine concettuale che rappresenta la velocità di elaborazione del framework AI dInfer di Ant Group.
Il gigante fintech cinese Ant Group ha lanciato una sfida diretta al dominio di Nvidia nel campo dell'intelligenza artificiale, rilasciando un framework open-source chiamato dInfer che promette prestazioni fino a 10 volte superiori. Questa mossa non è solo una gara di velocità, ma una mossa geotecnologica strategica per aggirare le restrizioni statunitensi sui chip avanzati, puntando tutto sull'innovazione software. ARTICOLO COMPLETO
Un nuovo paradigma: i modelli di diffusione
Il framework dInfer di Ant Group non è progettato per i Large Language Models (LLM) tradizionali come GPT, che sono di tipo "autoregressivo" e generano testo in modo sequenziale, una parola dopo l'altra. Invece, dInfer è ottimizzato per una classe più recente di modelli chiamata "diffusion language models" (dLLM). Questi modelli, già ampiamente utilizzati per la generazione di immagini e video, funzionano in modo diverso: generano l'output in parallelo, il che può portare a un'efficienza computazionale molto maggiore.
Scommettendo su questa architettura alternativa, Ant Group sta tentando di cambiare le regole del gioco. Di fronte alle restrizioni sull'esportazione di chip AI avanzati dagli Stati Uniti, le aziende cinesi non possono competere sulla pura potenza hardware. La loro strategia è quindi quella di innovare a livello di software e algoritmi, cercando un vantaggio in un campo dove possono ancora primeggiare.
Prestazioni da record
I risultati dei test interni di Ant Group sono impressionanti. Sul benchmark di generazione di codice HumanEval, utilizzando il proprio modello di diffusione LLaDA-MoE, dInfer ha raggiunto una media di 1.011 token al secondo. In confronto, il framework Fast-dLLM di Nvidia ha generato solo 91 token al secondo, mentre vLLM, un motore di inferenza open-source sviluppato a Berkeley, ha raggiunto i 294 token al secondo.
Questi numeri indicano che dInfer è fino a 10 volte più veloce della soluzione di Nvidia e 3 volte più veloce di vLLM per questo specifico tipo di modello. Secondo i ricercatori di Ant, questo risultato contribuisce a risolvere una delle principali limitazioni dei modelli di diffusione: il loro elevato costo computazionale, rendendoli una valida alternativa pratica ai modelli autoregressivi.
Una strategia open-source per l'indipendenza tecnologica
Rilasciando dInfer come progetto open-source, Ant Group non solo fornisce alla comunità di sviluppatori uno strumento pratico per accelerare la ricerca sui dLLM, ma posiziona anche la propria tecnologia come un potenziale standard di settore. Questa mossa si inserisce in una più ampia strategia di autosufficienza tecnologica cinese. Recentemente, è emerso che Ant Group ha sviluppato tecniche per addestrare modelli AI a un costo inferiore del 20% utilizzando semiconduttori di produzione cinese (di Alibaba e Huawei), ottenendo risultati paragonabili a quelli dei chip H800 di Nvidia.
L'introduzione di dInfer è molto più di un semplice annuncio tecnico. È un segnale che la corsa globale all'intelligenza artificiale non si combatte solo sul fronte dell'hardware. Innovando radicalmente le architetture software e promuovendo paradigmi alternativi, le aziende tecnologiche cinesi stanno dimostrando una notevole resilienza e capacità di aggirare le barriere geopolitiche, intensificando la competizione e accelerando il progresso in tutto il settore.
Di Alex (pubblicato @ 02:00:00 in Sicurezza Informatica, letto 28 volte)

Un analista di sicurezza informatica che utilizza un'interfaccia potenziata dall'AI per monitorare le minacce.
In un contesto di crescente carenza di talenti e di un'escalation delle minacce informatiche, le aziende si rivolgono sempre più all'intelligenza artificiale come un "moltiplicatore di forza" per i loro team di sicurezza. Un recente sondaggio di Fortinet rivela che quasi tutte le organizzazioni stanno adottando o pianificando di adottare soluzioni AI per colmare il divario di competenze e far fronte a un panorama di attacchi sempre più complesso. ARTICOLO COMPLETO
Un panorama di minacce in peggioramento
I dati del "2025 Fortinet Cybersecurity Skills Gap survey" sono eloquenti. L'indagine, che ha coinvolto 1.850 responsabili IT e di sicurezza informatica in 29 paesi, ha rilevato che l'86% delle organizzazioni ha subito una o più violazioni della sicurezza nel 2024, un aumento rispetto all'80% del 2021. Quasi un terzo (28%) ha riportato cinque o più violazioni.
L'impatto finanziario di questi incidenti è significativo: per oltre la metà delle aziende intervistate (52%), i costi delle violazioni hanno superato il milione di dollari, un dato in crescita rispetto al 38% registrato nel 2021. Questa pressione costante sta spingendo i leader della sicurezza a cercare nuove soluzioni per migliorare l'efficienza e la resilienza.
L'adozione massiccia dell'intelligenza artificiale
La risposta a questa sfida è sempre più l'intelligenza artificiale. Il 97% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare o di pianificare l'uso di una soluzione di cybersecurity che sfrutta l'AI. L'80% delle organizzazioni conferma che gli strumenti di intelligenza artificiale stanno già aiutando i loro team a essere più efficaci. L'AI/ML (Machine Learning) eccelle nell'analizzare enormi set di dati a una velocità e con una precisione impossibili per un essere umano. Questo permette di automatizzare il rilevamento di eventi sospetti, identificare catene di comportamenti potenzialmente dannosi, individuare nuove varianti di ransomware e altre minacce avanzate, liberando gli analisti umani dal compito tedioso di vagliare un flusso costante di falsi positivi.
Il paradosso del "gap nel gap"
Tuttavia, l'adozione dell'AI non è priva di ostacoli. Quasi la metà delle organizzazioni (48%) ha identificato la mancanza di personale con competenze sufficienti in intelligenza artificiale come la più grande sfida per l'integrazione di queste tecnologie. Questo crea un paradosso: la tecnologia progettata per alleviare la pressione dovuta alla carenza di personale rimane sottoutilizzata proprio a causa di quella stessa carenza.
Un'implementazione efficace dell'AI richiede competenze duplici: non solo saper operare i sistemi AI, ma anche sapersi difendere da attacchi potenziati dall'AI, una preoccupazione per il 49% degli intervistati. La richiesta non è più solo per analisti di sicurezza, ma per "ingegneri della sicurezza AI", una figura professionale ancora più rara, in grado di implementare, gestire e ottimizzare questi nuovi e complessi strumenti difensivi.
L'intelligenza artificiale si sta affermando come uno strumento indispensabile nella lotta contro il cybercrime, agendo come un vero e proprio moltiplicatore di forza per team sotto pressione. Tuttavia, la sua adozione sta anche mettendo in luce la necessità di una nuova generazione di professionisti della sicurezza, con competenze specifiche che uniscano la cybersecurity tradizionale con la scienza dei dati e l'ingegneria del machine learning. La sfida per le organizzazioni sarà quella di investire non solo nella tecnologia, ma anche nella formazione per colmare questo nuovo e critico divario di competenze.
Di Alex (pubblicato @ 01:00:00 in Intelligenza Artificiale, letto 33 volte)

Un'illustrazione concettuale che mostra l'intelligenza artificiale come un ponte per l'accessibilità.
Mentre le aziende tecnologiche promuovono l'intelligenza artificiale come uno strumento per aumentare la produttività di tutti, uno studio del governo britannico rivela un risultato inaspettato e profondo: gli strumenti di AI generativa come Microsoft 365 Copilot potrebbero rappresentare la loro più grande svolta nel campo dell'accessibilità, livellando il campo di gioco per i dipendenti neurodiversi. ARTICOLO COMPLETO
Risultati sorprendenti da uno studio governativo
Il Dipartimento per le Imprese e il Commercio del Regno Unito ha condotto una sperimentazione di Microsoft 365 Copilot, e i risultati sono stati illuminanti. Mentre la soddisfazione complessiva per lo strumento si è attestata al 72%, tra i dipendenti che si identificano come neurodiversi questa percentuale è salita in modo statisticamente significativo. Questi ultimi si sono dimostrati anche più propensi a raccomandare l'uso dello strumento ai colleghi.
Le interviste di approfondimento hanno rivelato l'impatto concreto di questa tecnologia. Un partecipante con ADHD ha dichiarato che Copilot "ha livellato il campo di gioco", aiutandolo a strutturare pensieri e a rimanere concentrato. Un altro utente con dislessia ha affermato che lo strumento lo ha "potenziato", dandogli la sicurezza che prima gli mancava, in particolare nella stesura di report complessi. Un altro partecipante dislessico ha sottolineato un vantaggio chiave: Copilot "fa molto di più" delle tradizionali tecnologie assistive ed è "integrato nelle applicazioni" che usa ogni giorno, eliminando la necessità di passare da un programma all'altro.
L'effetto "curb-cut" dell'intelligenza artificiale
Questi risultati sono un esempio perfetto del cosiddetto "effetto curb-cut" (taglio del marciapiede). Le rampe sui marciapiedi furono originariamente progettate per le persone in sedia a rotelle, ma finirono per beneficiare tutti: genitori con passeggini, viaggiatori con valigie, ciclisti. Allo stesso modo, le tecnologie AI per l'accessibilità, pur essendo rivoluzionarie per alcuni, migliorano l'esperienza per tutti.
L'AI offre già oggi promesse concrete per l'accessibilità universale:
- Da voce a testo: Per creare sottotitoli e trascrizioni in tempo reale, utili a chi ha problemi di udito ma anche a chi si trova in un ambiente rumoroso.
- Da immagine a testo: Per generare automaticamente descrizioni alternative (alt text) per le immagini, essenziali per gli utenti non vedenti che usano screen reader.
- Traduzione dal vivo: Per abbattere le barriere linguistiche in tempo reale.
- Testo predittivo e assistenti vocali: Per facilitare l'interazione a mani libere.
La responsabilità di un design inclusivo
Tuttavia, il potenziale dell'AI come forza per l'inclusione non è garantito. Se non progettata con cura, può creare nuove barriere. Sottotitoli imprecisi, descrizioni di immagini generiche o assistenti vocali che non riconoscono accenti diversi sono rischi reali. Per questo è fondamentale che gli sviluppatori addestrino i modelli AI su dati diversi e variegati (voci, lingue, contesti culturali) e che l'accessibilità sia integrata nel design fin dall'inizio, non come una correzione a posteriori.
L'impatto più profondo dell'intelligenza artificiale potrebbe non essere un generico aumento di produttività, ma l'abbattimento di barriere specifiche che hanno a lungo ostacolato la piena partecipazione di alcune persone. Strumenti come Copilot, integrati nativamente nel flusso di lavoro, non solo migliorano l'efficienza, ma possono trasformare radicalmente l'autonomia, la fiducia e le opportunità per le persone neurodiverse, dimostrando che la tecnologia più avanzata è quella che non lascia indietro nessuno.
Fotografie del 18/10/2025
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