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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 03/08/2025

Robot umanoide del futuro lavora con un ingegnere in una linea di produzione automobilistica
La fantascienza è diventata realtà. Con una mossa che segna una pietra miliare nella storia dell'automazione, BMW ha siglato un accordo commerciale con la startup di robotica Figure AI per portare i suoi robot umanoidi all'interno delle proprie fabbriche. Non si tratta di un semplice esperimento in laboratorio, ma del primo dispiegamento su larga scala di robot con sembianze umane in un vero impianto di produzione automobilistica. L'obiettivo non è sostituire gli operai, ma affiancarli, affidando alle macchine i compiti più faticosi, pericolosi e ripetitivi.
Figure 01: un robot che impara osservando
Il protagonista di questa rivoluzione è il robot Figure 01. A differenza dei bracci robotici statici che vediamo da decenni nelle fabbriche, il Figure 01 è un androide bipede capace di muoversi e interagire con l'ambiente in modo molto simile a un essere umano. La sua caratteristica più impressionante è il sistema di apprendimento basato sull'intelligenza artificiale. Invece di richiedere una complessa programmazione per ogni singolo movimento, il robot può imparare un compito semplicemente osservando un operatore umano che lo esegue. L'IA analizza i dati visivi e scompone l'azione in una sequenza di movimenti che il robot può poi replicare e ottimizzare. Questa capacità, unita a mani a cinque dita dotate di una notevole destrezza, gli permette di utilizzare attrezzi e componenti progettati per gli esseri umani.
L'integrazione nello stabilimento BMW
Il primo banco di prova per questa collaborazione sarà lo stabilimento BMW di Spartanburg, nella Carolina del Sud, uno dei più grandi al mondo. In una prima fase, un piccolo numero di robot Figure 01 verrà integrato in specifiche aree della catena di montaggio, come la carrozzeria e la logistica interna. I compiti iniziali includeranno lo smistamento di componenti, il sollevamento di parti pesanti e l'esecuzione di operazioni di avvitatura in posizioni scomode o ergonomicamente svantaggiose per un operaio. La sicurezza è una priorità assoluta: i robot sono dotati di attuatori elettrici, più fluidi e sicuri di quelli idraulici, e di un sistema di sensori avanzato per operare fianco a fianco con le persone senza rischi.
- Robot: Figure 01
- Tipologia: Umanoide Elettromeccanico
- Altezza e Peso: ~170 cm, ~60 kg
- Autonomia: ~5 ore di lavoro continuo
- Sistema di Apprendimento: AI basata su "Observation Learning" e "Reinforcement Learning"
- Manipolazione: Mani a 5 dita con destrezza fine
- Partner Industriale: BMW Manufacturing Co.
- Luogo di Impiego: Stabilimento di Spartanburg, South Carolina (USA)
- Compiti Iniziali: Logistica, movimentazione carichi, assemblaggio in carrozzeria
Il futuro della manifattura e del lavoro
Questa partnership non è solo una vetrina tecnologica, ma l'inizio di un profondo cambiamento nel mondo del lavoro industriale. L'idea di BMW e Figure AI non è quella di creare fabbriche "buil", ma di realizzare una collaborazione uomo-robot in cui ogni parte fa ciò che sa fare meglio. Gli esseri umani si occuperanno di problem-solving, controllo qualità e compiti che richiedono creatività e flessibilità cognitiva. I robot umanoidi si faranno carico dei lavori fisicamente usuranti, aumentando la produttività e, soprattutto, riducendo drasticamente il rischio di infortuni per i dipendenti. Se questo progetto pilota avrà successo, potrebbe definire un nuovo standard per l'industria manifatturiera globale.
Siamo testimoni di un momento storico: il robot umanoide esce dai laboratori di ricerca per entrare nel cuore pulsante della produzione industriale. La collaborazione tra Figure AI e BMW è molto più di un accordo commerciale; è un esperimento sociale e tecnologico che esplora il futuro della coesistenza tra intelligenza umana e artificiale. Le sfide sono ancora enormi, ma la visione è chiara: un futuro in cui la tecnologia non sostituisce l'uomo, ma lo potenzia, rendendo il lavoro più sicuro, meno faticoso e, in ultima analisi, più umano. Il successo di questo progetto ci dirà se siamo pronti per avere dei colleghi androidi.
Di Alex (pubblicato @ 08:00:00 in Nuove Tecnologie, letto 66 volte)

Il dispositivo AI tascabile Rabbit R1 in colorazione arancione, tenuto in una mano, con la sua iconica rotellina di scorrimento.
Presentato al CES come il "Tamagotchi del futuro", il Rabbit R1 ha scatenato un'ondata di entusiasmo e preordini, promettendo di rivoluzionare la nostra interazione con la tecnologia. L'idea è tanto semplice quanto ambiziosa: un piccolo dispositivo AI da 199 dollari che usa le app al posto nostro, liberandoci dalla schiavitù degli smartphone. Ora che i primi modelli sono arrivati nelle mani degli utenti e dei recensori, il verdetto è tutt'altro che unanime. Il Rabbit R1 è la visione geniale del futuro o un gadget affascinante ma, in ultima analisi, inutile?
Il "Large Action Model": un'IA che impara a usare le app
Il cuore pulsante del Rabbit R1 non è un modello linguistico come ChatGPT, ma un "Large Action Model" (LAM). Invece di limitarsi a comprendere e generare testo, il LAM è stato addestrato a riconoscere e utilizzare le interfacce delle applicazioni web come farebbe un essere umano. L'obiettivo è superare la necessità di avere decine di app installate: basta chiedere a voce al R1 di "ordinare un Uber per l'aeroporto" o "trovare una ricetta per la cena con quello che ho in frigo" e il dispositivo, tramite i suoi "rabbits" che operano nel cloud, interagisce con i servizi di Uber o di ricette per portare a termine il compito. Una promessa potentissima, che si scontra però con la realtà di un sistema ancora acerbo e con poche integrazioni funzionanti.
Design iconico, hardware modesto
Il design, curato dalla celebre casa svedese Teenage Engineering, è indiscutibilmente il punto di forza del R1. Un piccolo quadrato arancione acceso, con un display touchscreen, una rotellina per lo scorrimento, un pulsante "push-to-talk" e una fotocamera rotante a 360 gradi chiamata "Rabbit Eye". L'estetica retrò e giocosa ha conquistato tutti. L'hardware interno, tuttavia, è decisamente meno impressionante. Il processore è un MediaTek Helio P35, un chip da smartphone di fascia bassa del 2018, affiancato da 4 GB di RAM. Una dotazione modesta che, secondo l'azienda, è sufficiente poiché la maggior parte dell'elaborazione AI avviene nel cloud. Le recensioni, però, hanno evidenziato una reattività non sempre fulminea e un'autonomia della batteria piuttosto deludente.
- SoC: MediaTek Helio P35 (Octa-core 2.3GHz)
- Memoria: 4 GB RAM / 128 GB Storage
- Display: 2.88 pollici TFT Touchscreen
- Fotocamera ("Rabbit Eye"): 8 MP, rotante a 360°
- Connettività: Wi-Fi (2.4/5GHz), Bluetooth 5.0, 4G LTE (via slot SIM)
- Audio: 2 microfoni, 1 altoparlante
- Batteria: 1000 mAh
- Sistema Operativo: Rabbit OS basato su Large Action Model (LAM)
- Dimensioni e Peso: 78x78x13 mm, 115 grammi
La realtà dei fatti: promesse contro prestazioni
Le prime recensioni, da The Verge a HDBlog.it, sono state impietose. Molte delle funzionalità promesse, come l'integrazione con DoorDash o Uber, non erano attive al lancio o funzionavano in modo inaffidabile. L'IA si è dimostrata spesso più lenta di un utente medio con uno smartphone in mano e l'utilità pratica del dispositivo è stata messa in forte discussione. Alcuni sviluppatori hanno persino dimostrato che il sistema operativo Rabbit OS non è altro che un'app Android mascherata, una tesi smentita dall'azienda ma che ha alimentato il dibattito. Nonostante ciò, l'azienda continua a rilasciare aggiornamenti OTA (Over-The-Air) che stanno gradualmente migliorando le performance e aggiungendo funzionalità, come la recente possibilità di personalizzare l'interfaccia con un prompt testuale.
Il Rabbit R1 è l'emblema perfetto dell'attuale era dell'intelligenza artificiale: un concentrato di idee visionarie, marketing eccezionale e una realtà tecnologica che fatica a tenere il passo. È un oggetto affascinante, un pezzo di design che fa sognare un futuro senza app, ma che oggi non può sostituire lo smartphone. Forse, come sostengono alcuni, il suo vero valore non è in ciò che fa, ma in ciò che rappresenta: il primo, coraggioso tentativo di creare una nuova categoria di dispositivi personali. Sarà un successo o un pezzo da museo per appassionati di tecnologia? Solo il tempo e la capacità di Rabbit di mantenere le sue promesse software potranno dircelo.
Fotografie del 03/08/2025
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