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DJI perde la causa negli USA: confermata la designazione di "azienda militare cinese"
Di Alex (del 12/10/2025 @ 16:00:00, in Droni, letto 41 volte)
Un drone DJI di fronte alla bandiera americana, a simboleggiare il conflitto legale con il governo USA.
Un drone DJI di fronte alla bandiera americana, a simboleggiare il conflitto legale con il governo USA.

DJI ha subito una pesante sconfitta legale negli Stati Uniti. Un giudice federale ha respinto il ricorso dell'azienda, confermando la sua designazione come "azienda militare cinese" da parte del Pentagono. Questa sentenza, che arriva in un momento di crescenti tensioni tecnologiche tra USA e Cina, solidifica la posizione precaria di DJI nel mercato americano e potrebbe avere ripercussioni enormi per l'intero settore dei droni, accelerando la transizione verso alternative non cinesi.

La sentenza e le sue motivazioni
Il 26 settembre, un giudice distrettuale statunitense ha respinto la richiesta di DJI di essere rimossa dalla lista del Dipartimento della Difesa (DoD) che identifica le aziende con presunti legami con l'esercito di Pechino. DJI aveva intentato la causa sostenendo che la designazione fosse ingiustificata, di non essere "né posseduta né controllata dall'esercito cinese" e di aver subito a causa di essa "danni finanziari e reputazionali continui". Tuttavia, il giudice ha stabilito che il Pentagono ha "ampia discrezione" nel decidere quali aziende inserire nella lista, basandosi sul concetto di "fusione militare-civile", una strategia cinese che integra lo sviluppo tecnologico civile con quello militare. Sebbene la corte non abbia potuto concludere che DJI sia direttamente di proprietà del Partito Comunista Cinese, ha ritenuto che le prove di un suo contributo alla "base industriale della difesa cinese" fossero sufficienti a giustificare la decisione del DoD.

Le conseguenze per DJI e per il mercato
La sentenza ha conseguenze immediate e gravi per DJI. L'essere etichettata come "minaccia alla sicurezza nazionale" ha già portato alla perdita di contratti per centinaia di milioni di dollari e ha reso quasi impossibile per le agenzie governative statunitensi acquistare i suoi prodotti. A questo si aggiunge una crisi logistica: da mesi, i droni DJI, inclusi modelli popolarissimi come il Mini 4 Pro e l'Air 3S, sono bloccati o subiscono enormi ritardi alla dogana statunitense per controlli legati ad accuse (respinte da DJI) di utilizzo di lavoro forzato. Il risultato è una drastica riduzione della disponibilità dei prodotti, con scaffali vuoti e un mercato parallelo a prezzi gonfiati.

Questa situazione sta accelerando un cambiamento epocale nel mercato dei droni americano. Con DJI, che detiene oltre il 70% del mercato globale, di fatto ostacolata, si apre uno spazio enorme per concorrenti come le americane Skydio e Brinc, che potrebbero beneficiare di un sentiment politico favorevole e di una domanda crescente da parte di enti pubblici e aziende che non possono più affidarsi a tecnologia cinese.

Un futuro incerto
DJI ha dichiarato di essere "delusa" dalla sentenza e sta valutando le opzioni legali, incluso un possibile appello. Tuttavia, la strada è in salita. La decisione del giudice stabilisce un precedente importante, confermando l'ampio potere del governo USA nel designare aziende tecnologiche cinesi come rischi per la sicurezza nazionale, un potere che difficilmente verrà ridimensionato in appello. Con un divieto totale sulle importazioni che incombe a partire da dicembre e una legislazione sempre più restrittiva in discussione al Congresso, il futuro di DJI negli Stati Uniti non è mai stato così incerto. La sconfitta legale potrebbe segnare l'inizio della fine del suo dominio nel più grande mercato consumer del mondo.

La vicenda di DJI è emblematica delle crescenti tensioni geopolitiche nel settore tecnologico. Non si tratta più solo di competizione commerciale, ma di una vera e propria "guerra fredda tecnologica" in cui la sicurezza nazionale e la sovranità digitale sono diventate le armi principali. Per i consumatori e i professionisti americani, questo significa dover affrontare un mercato con meno scelta e prezzi potenzialmente più alti, un cambiamento radicale per un settore che per anni ha dato per scontata la leadership tecnologica e l'accessibilità dei prodotti DJI.

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