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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

I principali robot umanoidi cinesi: Astribot S1, l'Unitree H1, il Fourier GR-1 e Xiaomi CyberOne
Per anni, quando si parlava di robot umanoidi, il pensiero andava immediatamente a Boston Dynamics e al suo Atlas. Ma oggi lo scenario è radicalmente cambiato. Dalla Cina sta emergendo una nuova ondata di aziende all'avanguardia che stanno producendo robot umanoidi con capacità sbalorditive, spesso specializzati in compiti specifici e con un ritmo di sviluppo che sta mettendo in allarme i concorrenti occidentali. Non si tratta più di prototipi goffi, ma di macchine agili, veloci e sempre più intelligenti. Analizziamo i principali contendenti di questa nuova superpotenza robotica.
Astribot S1: il velocista della manipolazione
L'Astribot S1, sviluppato dalla startup Stardust Intelligence (sostenuta da Tencent), è il robot che ha recentemente scioccato il mondo con un video dimostrativo virale. La sua specialità è la **velocità di manipolazione**: è in grado di eseguire compiti complessi con una rapidità e una precisione che sembrano superare quelle umane. Lo abbiamo visto sfilare una tovaglia da sotto dei bicchieri, versare vino, aprire bottiglie e scrivere in calligrafia a una velocità incredibile (fino a 10 m/s per singolo braccio). Il suo obiettivo è l'automazione in scenari dove la velocità è tutto.
Unitree H1: il campione di agilità e dinamismo
Se l'S1 è un velocista, l'H1 di Unitree è un atleta. Questo robot è stato il primo a eseguire un backflip (salto mortale all'indietro) senza l'uso di idraulica, un'impresa notevole. È famoso per la sua **agilità e locomozione avanzata**: corre, salta, sale le scale e mantiene l'equilibrio in modo impressionante anche quando viene spinto. Unitree, già famosa per i suoi cani-robot, punta a creare un umanoide "general purpose" robusto e dinamico, capace di muoversi in qualsiasi ambiente.
Fourier GR-1: il pioniere della produzione di massa
Fourier Intelligence è stata una delle prime aziende cinesi ad annunciare l'intenzione di avviare la **produzione di massa** di un robot umanoide. Il loro GR-1 è meno "esplosivo" nelle demo, ma più focalizzato sulla concretezza. È stato progettato per essere una piattaforma robusta e affidabile, pensata per applicazioni industriali (logistica, assemblaggio) e per il settore della cura e dell'assistenza agli anziani. La sua forza non è il singolo record, ma la promessa di essere il primo a diventare un prodotto reale e diffuso.
Xiaomi CyberOne: l'androide "emotivo"
Presentato già nel 2022, il CyberOne di Xiaomi rappresenta un approccio diverso. Oltre alla locomozione, il suo sviluppo si è concentrato molto sull'**interazione uomo-macchina**. È dotato di un display facciale curvo OLED capace di mostrare emozioni e di un software AI (MiAI) in grado di riconoscere 45 emozioni umane e di sostenere conversazioni semplici. Sebbene meno agile di altri, il suo obiettivo è quello di diventare un compagno domestico o un assistente in ambienti pubblici.
La competizione nel campo della robotica umanoide non è mai stata così accesa. La Cina non sta più inseguendo, ma in molti casi sta dettando il ritmo dell'innovazione, con un approccio pragmatico che punta a specializzare i robot per compiti specifici, dalla manipolazione ultra-veloce all'assistenza. Mentre l'Occidente si è spesso concentrato su prototipi da ricerca, queste aziende cinesi sembrano avere un obiettivo molto chiaro: il mercato. La sfida per il dominio della robotica del futuro è aperta, e i "draghi" cinesi hanno dimostrato di avere artigli molto affilati.

Un prototipo del Tesla Optimus Gen 3 in un ambiente di fabbrica.
La promessa di Elon Musk è di quelle che scuotono il mercato: commercializzare il robot umanoide Tesla Optimus entro la fine del 2025. Una scadenza audace che, come da tradizione per il CEO di Tesla, si muove sul confine sottile tra una visione rivoluzionaria e un obiettivo quasi fantascientifico. Ma a che punto siamo veramente? E cosa c'è di concreto dietro il marketing?
Progressi innegabili, ma la strada è in salita
I video diffusi da Tesla mostrano un Optimus sempre più agile: cammina in modo più stabile, manipola oggetti delicati come le uova e svolge compiti semplici in fabbrica, come smistare pacchi. L'integrazione con l'AI neurale di Tesla, la stessa delle sue auto, gli permette di imparare per imitazione e di operare autonomamente. L'ultima generazione, la Gen 3, vanta mani con 22 gradi di libertà, quasi umane. Questi sono progressi innegabili e rapidissimi, se si considera che il progetto è stato presentato solo pochi anni fa.
Le sfide nascoste e i ritardi
Dietro la facciata patinata dei video demo, però, la realtà è più complessa. Report interni e fonti vicine al progetto parlano di sfide ingegneristiche notevoli: surriscaldamento dei motori, usura rapida delle componenti meccaniche e una difficoltà oggettiva nel rendere il robot veramente utile in compiti complessi. Recentemente, la produzione è stata addirittura messa in pausa per una riprogettazione, e figure chiave del team hanno lasciato l'azienda. Attualmente, sembra che gli Optimus impiegati nelle fabbriche Tesla svolgano compiti molto semplici, come spostare batterie, con un'efficienza ancora inferiore a quella di un operaio umano.
Il mio parere: una questione di "musk time"
Arriviamo al punto. La commercializzazione di migliaia di unità entro il 2025, a mio parere, è un'utopia. La scadenza di Musk non va interpretata letteralmente, ma come uno strumento di marketing e pressione interna. Serve a mantenere alta l'attenzione degli investitori, ad attrarre i migliori talenti e a spingere il team a superare i propri limiti. La vera natura di Optimus, al momento, non è quella di un prodotto di massa, ma di una straordinaria piattaforma di ricerca e sviluppo. Ogni progresso fatto sul robot, dall'AI alla meccanica, ha ricadute dirette e preziose sul core business di Tesla: le auto a guida autonoma. La promessa del 2025 è funzionale a questo, più che a un reale piano industriale.
In conclusione, vedremo sicuramente un Optimus funzionante e impressionante entro il 2025, magari in piccoli lotti pilota. Ma per una vera commercializzazione su larga scala, capace di impattare il mercato del lavoro come immagina Musk, dovremo probabilmente attendere la fine del decennio. La scommessa di Tesla non è sul "se", ma sul "quando", e come sempre con Elon Musk, il suo orologio corre a una velocità diversa dalla nostra.
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