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Il James Webb svela la fucina di stelle più attiva della Via Lattea
Di Alex (del 12/10/2025 @ 12:00:00, in Scienza e Spazio, letto 17 volte)

La nube molecolare Sagittario B2 catturata dal telescopio spaziale James Webb.
Il telescopio spaziale James Webb ha puntato i suoi occhi a infrarossi su Sagittario B2, la nube di formazione stellare più massiccia e attiva della nostra galassia, regalandoci un'immagine di una bellezza mozzafiato. Attraverso dense nubi di gas e polvere, Webb ha rivelato dettagli mai visti prima, aiutando gli scienziati a capire perché questa regione, così vicina al buco nero centrale, sia un'incubatrice di stelle così prolifica. Un nuovo sguardo sui misteri della nascita stellare.
Un'immagine a due facce: NIRCam e MIRI
La nuova osservazione di Sagittario B2 (Sgr B2) non è una singola foto, ma una composizione di dati raccolti da due degli strumenti chiave del James Webb, che rivelano aspetti diversi della stessa regione cosmica. Lo strumento NIRCam (Near-Infrared Camera) ha catturato la scena nel vicino infrarosso, mostrando un'abbondanza di stelle colorate che punteggiano il campo visivo, insieme a luminose nubi di gas. Le aree più scure in questa immagine non sono vuote, ma rappresentano zone così dense di polvere da oscurare persino la potente vista di Webb: sono i bozzoli dove nuove stelle stanno nascendo.
D'altra parte, lo strumento MIRI (Mid-Infrared Instrument), operando a lunghezze d'onda maggiori, offre una prospettiva diversa. In questa vista, la maggior parte delle stelle scompare e a dominare la scena è la polvere calda che brilla intensamente, riscaldata dalle stelle massicce e giovani al suo interno. Questa doppia visione permette agli astronomi di distinguere le stelle dalla struttura di gas e polvere, ottenendo un quadro completo dei processi in atto.
Il mistero di Sagittario B2
Situata a circa 26.000 anni luce dalla Terra, vicino al buco nero supermassiccio Sagittario A* al centro della Via Lattea, Sgr B2 è un vero e proprio paradosso cosmico. Sebbene contenga solo il 10% del gas disponibile nel centro galattico, è responsabile della produzione del 50% delle sue stelle. È una "fucina stellare" iperattiva, e gli scienziati sperano che i dati di Webb possano finalmente spiegare il perché di questa eccezionale produttività. L'incredibile dettaglio delle nuove immagini permetterà di studiare le masse e le età delle stelle appena formate, per capire se questo "baby boom" stellare sia un fenomeno recente o se prosegua da milioni di anni.
Nuove scoperte e nuovi enigmi
Grazie alla risoluzione senza precedenti di MIRI, gli astronomi hanno potuto osservare con una chiarezza mai raggiunta prima la regione nota come Sagittario B2 Nord, una delle aree più ricche di molecole conosciute nello spazio. L'analisi di queste immagini non solo aiuterà a svelare i segreti della formazione di stelle massicce, ma aprirà anche nuove domande. Come ha affermato l'astronomo Adam Ginsburg dell'Università della Florida, "per ogni novità che Webb ci mostra, ci sono anche nuovi misteri da esplorare". Questa scoperta non è un punto di arrivo, ma un nuovo, entusiasmante punto di partenza per comprendere la nascita delle stelle nel cuore turbolento della nostra galassia.
L'ultima cartolina dal cosmo del James Webb è più di una semplice immagine spettacolare. È una finestra su uno dei processi più fondamentali dell'universo: la nascita delle stelle. Studiando l'eccezionale attività di Sagittario B2, gli scienziati non stanno solo guardando stelle lontane, ma stanno cercando di comprendere meglio le origini di sistemi solari come il nostro, e il ruolo che questi ambienti estremi giocano nell'evoluzione delle galassie.
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