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Il telescopio James Webb e la scoperta delle galassie primordiali
Di Alex (del 27/12/2025 @ 13:00:00, in Tecnologia, letto 77 volte)

Immagine catturata dal JWST che mostra migliaia di galassie lontane nel campo profondo.
Il James Webb Space Telescope (JWST) ha riscritto i libri di astronomia nel suo primo anno di attività. Guardando nell'infrarosso, ha penetrato la polvere cosmica rivelando galassie massicce formatesi poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang, molto prima di quanto i modelli teorici ritenessero possibile. Queste "galassie impossibili" stanno costringendo gli scienziati a ripensare l'evoluzione dell'universo. LEGGI TUTTO L'ARTICOLO
Vedere indietro nel tempo
La luce viaggia a velocità finita. Quando il JWST osserva oggetti distanti 13 miliardi di anni luce, li vede com'erano all'alba dell'universo. Gli strumenti NIRCam e MIRI hanno individuato galassie come JADES-GS-z14-0, esistente solo 290 milioni di anni dopo il Big Bang.
La sorpresa è che queste galassie sono già luminose, massicce e strutturate, non nubi informi come previsto. Questo suggerisce che la formazione stellare primordiale sia stata molto più rapida ed efficiente del previsto.
Atmosfere di esopianeti
Oltre alla cosmologia, Webb eccelle nell'analisi degli esopianeti. Ha rilevato anidride carbonica, metano e vapore acqueo nell'atmosfera di pianeti come K2-18 b.
La precisione dei suoi spettrometri permette di distinguere la composizione chimica di mondi lontani, cercando potenziali "biofirme" che potrebbero indicare la presenza di vita biologica o condizioni abitabili su pianeti rocciosi nella zona Goldilocks delle loro stelle.
I Pilastri della Creazione 2.0
Webb ha anche rivisitato icone come i Pilastri della Creazione, catturando dettagli inediti della nascita delle stelle. La visione a infrarossi ha "sciolto" la polvere opaca vista da Hubble, mostrando le protostelle rosse e brillanti al loro interno.
Queste immagini non sono solo belle: forniscono dati cruciali sui processi di feedback stellare che regolano la formazione di nuovi sistemi solari.
Il James Webb è la macchina del tempo definitiva. Ogni nuova immagine è una scoperta, e siamo solo all'inizio di una missione che durerà vent'anni, promettendo di rispondere alla domanda fondamentale: siamo soli, e da dove veniamo?
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