\\ Home Page : Articolo
HANNO SUPPORTATO DIGITAL WORLDS INVIANDO PRODOTTI DA RECENSIRE
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
La storia della Magnavox Odyssey: la console che ha creato i videogiochi in casa (e ha fatto causa ad Atari)
Di Alex (del 19/10/2025 @ 20:00:00, in Storia dell'informatica, letto 54 volte)

La console Magnavox Odyssey collegata a un televisore a tubo catodico degli anni '70, con gli overlay di plastica applicati sullo schermo.
Prima di PlayStation, Nintendo o Atari, c'era la Magnavox Odyssey. Rilasciata nel 1972, è stata la prima console per videogiochi domestica della storia, un'invenzione pionieristica di Ralph H. Baer che ha dato il via a un'industria multimiliardaria. La sua storia è quella di una rivoluzione tecnologica, di un'intuizione geniale e di una strategia commerciale che ne ha limitato il potenziale. ARTICOLO COMPLETO
L'idea di Ralph Baer: la "Brown Box"
La storia dell'Odyssey inizia a metà degli anni '60 nei laboratori di Sanders Associates, un'azienda di elettronica militare. L'ingegnere Ralph H. Baer ebbe l'idea rivoluzionaria di creare un dispositivo che permettesse di interagire e giocare con un normale televisore. Dopo diversi prototipi, nel 1968 realizzò la "Brown Box", un dispositivo in legno che conteneva i circuiti per diversi giochi, tra cui un rudimentale ping-pong, un gioco di caccia e uno sparatutto con una pistola ottica.
Come funzionava la prima console
La Magnavox Odyssey era una macchina analogica, molto diversa dalle console digitali che conosciamo oggi. Non aveva microprocessori, né memoria ROM. I giochi erano contenuti in "game card", schede a circuito stampato che non contenevano software, ma agivano come ponticelli per riconfigurare i circuiti interni della console e attivare i diversi giochi. Il sistema non produceva suoni e poteva visualizzare solo semplici forme bianche su sfondo nero. Per creare la grafica, i colori e le ambientazioni, i giocatori dovevano applicare delle pellicole di plastica trasparenti (overlay) direttamente sullo schermo del televisore.
L'ispirazione per Pong e la battaglia legale
Nel 1972, Nolan Bushnell, futuro fondatore di Atari, assistette a una dimostrazione dell'Odyssey e del suo gioco di ping-pong. L'esperienza lo ispirò direttamente a creare "Pong", il videogioco arcade che divenne un fenomeno culturale e lanciò Atari nell'olimpo del settore. Magnavox, riconoscendo la palese violazione dei brevetti di Ralph Baer, fece causa ad Atari e a numerosi altri produttori di cloni di Pong. La battaglia legale durò anni e si concluse con una vittoria schiacciante per Magnavox, che incassò oltre 100 milioni di dollari in royalties, cementando legalmente il ruolo fondamentale dell'Odyssey nella nascita dei videogiochi.
Un'invenzione rivoluzionaria, un marketing fallimentare
Nonostante la sua importanza storica, l'Odyssey non fu un successo commerciale travolgente, vendendo circa 350.000 unità. La causa principale fu una strategia di marketing profondamente errata. La console veniva venduta esclusivamente attraverso i rivenditori Magnavox, e le campagne pubblicitarie lasciavano intendere, erroneamente, che funzionasse solo con televisori di marca Magnavox. Questa percezione limitò drasticamente il mercato potenziale e confuse i consumatori, frenando la diffusione di un prodotto che aveva tutte le carte in regola per diventare un fenomeno di massa.
La Magnavox Odyssey potrebbe essere solo una nota a piè di pagina nella memoria popolare dei videogiocatori, ma è stata il capitolo fondamentale da cui tutto ha avuto inizio. La sua storia è una potente lezione su come un'innovazione tecnologica rivoluzionaria, senza un'adeguata strategia di comunicazione e distribuzione, rischi di essere superata da chi, pur arrivando dopo, sa come parlare al mercato. È l'archetipo della narrazione del "pioniere contro il divulgatore" che si ripete costantemente nel mondo della tecnologia.
Nessun commento trovato.
Disclaimer
L'indirizzo IP del mittente viene registrato, in ogni caso si raccomanda la buona educazione.
L'indirizzo IP del mittente viene registrato, in ogni caso si raccomanda la buona educazione.
|