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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 21/07/2025
Di Alex (pubblicato @ 20:02:56 in Gadgets vari, letto 39 volte)

La Fiido D3 Pro, compatta e pieghevole, ideale per la mobilità urbana.
Nel mondo della mobilità urbana, non sempre serve l'equivalente di uno smartphone top di gamma da mille euro. A volte, la soluzione migliore è quella più pratica, economica e che fa esattamente ciò che promette, un po' come un ottimo smartphone Android di fascia media. La Fiido D3 Pro si inserisce perfettamente in questa filosofia: è una bici elettrica compatta, leggera e senza fronzoli, pensata per chi deve percorrere l'ultimo miglio o spostarsi agilmente nel traffico cittadino senza spendere una fortuna.
Caratteristiche tecniche della Fiido D3 Pro
Questa piccola e-bike punta tutto sulla semplicità e la concretezza. La sua dotazione è pensata per l'uso in città, privilegiando la leggerezza e la maneggevolezza.
- Motore: Brushless da 250W (nel mozzo posteriore)
- Batteria: 36V 7.8Ah, integrata nel telaio
- Autonomia dichiarata: Fino a 60 km (in modalità a pedalata assistita minima)
- Velocità massima: 25 km/h (a norma di legge)
- Telaio: Lega di alluminio, pieghevole
- Peso: 17,5 kg
- Ruote: 14 pollici
- Freni: A disco meccanici anteriori e posteriori
- Cambio: Assente (single speed)
- Modalità di assistenza: 3 livelli
Punti di forza: perché sceglierla
Compattezza e portabilità. Questo è il suo asso nella manica. Grazie al telaio pieghevole, al manubrio che si ripiega e al peso contenuto, la D3 Pro è perfetta per chi vive in appartamento, deve caricarla nel bagagliaio dell'auto o portarla con sé sui mezzi pubblici. È una vera soluzione "salvaspazio".
Rapporto qualità-prezzo. Difficilmente si trova di meglio a questo prezzo. Offre freni a disco e un'autonomia sufficiente per il commuting giornaliero a un costo molto aggressivo. Per chi ha un budget limitato e necessità specifiche, è una scelta intelligente.
Semplicità d'uso. Niente cambio, tre modalità di assistenza facili da selezionare e un design intuitivo. Si sale in sella e si parte. È ideale per chi non ha mai avuto una bici elettrica e non vuole complicazioni.
Difetti: cosa considerare prima dell'acquisto
Comfort limitato. Le ruote da 14 pollici sono agili nel traffico ma soffrono terribilmente su pavé, buche e fondi sconnessi. La mancanza di ammortizzatori si fa sentire, rendendola una bici adatta esclusivamente all'asfalto ben tenuto.
Poco adatta alle salite. L'assenza di un cambio è un'arma a doppio taglio. Nelle pendenze più impegnative, il motore da 250W aiuta ma non può fare miracoli e la pedalata diventa molto faticosa. Se il vostro percorso quotidiano include salite ripide, meglio guardare altrove.
Batteria non estraibile. La batteria è integrata nel telaio. Questo contribuisce a un'estetica pulita, ma significa che per ricaricarla è necessario portare l'intera bici vicino a una presa di corrente. Un bel fastidio per chi abita ai piani alti senza ascensore.
Il confronto con le alternative
Se paragoniamo la Fiido D3 Pro a una classica city-bike elettrica economica con ruote da 26 o 28 pollici, la differenza è netta. Una bici più grande sarà quasi sempre più comoda e stabile, affronterà meglio le asperità del terreno e spesso offrirà un cambio a più velocità per gestire le salite. Tuttavia, perderà completamente la battaglia della portabilità e del peso, risultando ingombrante da gestire in casa o sui mezzi. La scelta dipende quindi dalla priorità: se avete bisogno di una bici da "combattimento" urbano da piegare e riporre ovunque, la Fiido è imbattibile. Se cercate comfort per tragitti più lunghi e non avete problemi di spazio, una city-bike tradizionale è più indicata.
In conclusione, la Fiido D3 Pro non vuole essere la bici elettrica definitiva per tutti. È uno strumento specializzato, un acquisto estremamente razionale per un utente specifico: il pendolare urbano che ha bisogno di agilità, leggerezza e, soprattutto, di una soluzione pieghevole a un costo contenuto. Non vincerà gare di velocità né vi porterà su sentieri di montagna, ma nel suo habitat naturale, la giungla d'asfalto, si dimostra una delle opzioni più intelligenti e convenienti sul mercato.
Di Alex (pubblicato @ 18:57:17 in Sviluppo sostenibile, letto 49 volte)

Schema di un reattore a fusione di tipo Tokamak.
Da un lato, la fame insaziabile di energia dell'intelligenza artificiale. Dall'altro, la promessa di una fonte energetica pulita, sicura e praticamente illimitata. La fusione nucleare, il processo che alimenta il Sole, potrebbe essere la risposta definitiva alla crescente domanda delle server farm che addestrano le nostre IA. Ma a che punto siamo davvero? E quando vedremo questa tecnologia rivoluzionaria alimentare il cloud? Scopriamolo insieme.
Cos'è la fusione nucleare e perché è diversa
Prima di tutto, un piccolo ripasso, senza troppi tecnicismi. A differenza della fissione nucleare – la tecnologia delle attuali centrali, che spezza atomi pesanti come l'uranio – la fusione fa l'esatto contrario: unisce nuclei di elementi leggeri, come il deuterio e il trizio (isotopi dell'idrogeno), per formare un nucleo più pesante (elio). Questo processo rilascia un'enorme quantità di energia.
I vantaggi sono immensi: niente scorie radioattive a lunga vita, nessun rischio di incidenti catastrofici come Chernobyl o Fukushima e un combustibile abbondante (il deuterio si ricava dall'acqua di mare). La sfida? Raggiungere e mantenere le condizioni estreme necessarie per la reazione: temperature di oltre 100 milioni di gradi Celsius. Praticamente, dobbiamo costruire una stella in una scatola.
Lo stato dell'arte: tra giganti pubblici e startup agili
La strada verso la fusione commerciale è lunga e si divide principalmente in due percorsi paralleli: i grandi progetti internazionali e le startup private, spesso più agili e aggressive.
Il progetto più famoso è senza dubbio ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), in costruzione nel sud della Francia. Frutto di una collaborazione globale, ITER non è progettato per produrre elettricità, ma per dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione, generando più energia di quanta ne consumi per innescare la reazione. I tempi, però, sono quelli di un colosso burocratico: le ultime stime parlano di prime reazioni significative con deuterio e trizio non prima del 2039. Dopo ITER, toccherà a DEMO, il primo prototipo di reattore connesso alla rete elettrica, la cui operatività è prevista realisticamente per il 2050 o oltre.
Ed è qui che le cose si fanno interessanti. Mentre i progetti governativi avanzano con passo lento, diverse startup stanno accelerando, attirando investimenti miliardari. E chi troviamo in prima fila a scommettere su di loro? I giganti della tecnologia, gli stessi che hanno un disperato bisogno di energia per le loro IA.
- Commonwealth Fusion Systems (CFS): Spin-off del MIT, sta sviluppando un reattore compatto grazie a potentissimi magneti. Google ha già firmato un accordo per l'acquisto di energia dalla futura centrale di CFS, che dovrebbe diventare operativa nei primi anni '30.
- Helion: Questa startup, che utilizza un approccio diverso, ha un accordo ancora più diretto. Microsoft ha siglato un contratto per acquistare energia da Helion a partire dal 2028, una scadenza incredibilmente ambiziosa.
L'intelligenza artificiale: un appetito energetico incontenibile
L'addestramento di modelli di IA richiede una potenza di calcolo spaventosa. Le server farm globali consumano già oggi più energia di intere nazioni e con l'evoluzione dell'IA generativa questo consumo è destinato a esplodere. Secondo alcune stime, il settore dell'IA potrebbe arrivare a consumare fino al 10% dell'elettricità mondiale entro pochi anni. Trovare una fonte di energia pulita e costante non è un'opzione, ma una necessità.
Server farm a fusione: un futuro possibile, ma non imminente
Quindi, le centrali a fusione potranno alimentare le server farm del futuro? La risposta è sì, ma con molta pazienza. Gli accordi tra Google, Microsoft e le startup della fusione sono al momento delle "prenotazioni" strategiche per garantirsi una fornitura di energia pulita non appena sarà disponibile. Realisticamente, le prime centrali commerciali potrebbero iniziare a fornire energia alla rete tra il 2030 e il 2035, contribuendo al mix energetico generale.
Per ora, la fame energetica dell'IA continuerà a essere saziata da fonti rinnovabili tradizionali come solare ed eolico. La fusione resta l'orizzonte, la soluzione finale a cui tutti guardano. Un traguardo non così vicino, ma che, grazie all'accelerazione del settore privato, oggi appare un po' più concreto.
Di Alex (pubblicato @ 12:36:39 in Smartphone iPhone, letto 66 volte)

iPhone 17 Air estremamente sottile e fragile! Lamentele per bendgate e batterygate a Settembre?
Le ultime indiscrezioni sul prossimo iPhone 17 Air stanno facendo il giro del web, ma non per le ragioni che ci si aspetterebbe. Invece di innovazioni rivoluzionarie, Apple sembra pronta a sacrificare l'usabilità quotidiana sull'altare di un feticcio estetico tanto inutile quanto dannoso: uno spessore ridotto all'osso. Un capriccio di design che si tradurrà, secondo i rumors, in una batteria semplicemente ridicola, lasciando gli utenti ancora una volta in balia del power bank.
Specifiche da incubo: bello da vedere, impossibile da usare
Stando ai leaker più accreditati, il quadro che emerge per l'iPhone 17 Air è a dir poco preoccupante. Apple pare intenzionata a sostituire l'attuale modello "Plus", apprezzato proprio per la sua autonomia, con una versione "Air" che fa della sottigliezza la sua unica, misera bandiera.
Le specifiche vociferate sono un manifesto di questa filosofia:
- Spessore: Un record (negativo) di appena 5.5 mm. Un valore che lo renderebbe uno degli smartphone più sottili di sempre, ma anche terribilmente fragile e scomodo da impugnare.
- Batteria: La vera nota dolente. Si parla di una capacità di appena 2.800 mAh. Per fare un confronto, modelli Android di fascia media oggi montano batterie da 5.000 mAh. Un'autonomia che si preannuncia disastrosa, incapace di arrivare a sera con un utilizzo moderato.
- Design: Telaio in alluminio e un peso piuma di circa 145 grammi. Leggero, sì, ma a quale prezzo?
- Display: Un pannello da 6.6 pollici che, per quanto efficiente, non potrà fare miracoli per compensare una batteria così striminzita.
La sottigliezza non è una feature, è un handicap mascherato da progresso
Siamo onesti: a chi interessa realmente avere uno smartphone più sottile di mezzo millimetro? Questa ossessione di Apple per il design minimalista ha superato da tempo il limite del buon senso, trasformandosi in un vero e proprio handicap per l'utente. Un telefono più sottile significa meno spazio interno, e meno spazio significa inevitabilmente una batteria più piccola, una peggiore dissipazione del calore e una maggiore fragilità strutturale (qualcuno ha detto "bendgate"?).
Questa non è innovazione. È una strategia di marketing stanca e arrogante, pensata per continuare a vendere un'idea di esclusività e di status symbol a un'utenza fin troppo fedele. L'iPhone 17 Air si profila come l'ennesimo oggetto del desiderio per chi usa il telefono come un accessorio di moda, un gioiello da esibire, piuttosto che come uno strumento di lavoro e di vita quotidiana. È il trionfo dell'apparenza sulla sostanza, una scelta che ignora le reali necessità degli utenti in nome di un record fine a se stesso.
La vera innovazione? Una batteria che si possa sostituire!
Mentre Apple insegue record di sottigliezza, il mondo reale e persino le normative (come quelle recenti dell'Unione Europea) vanno nella direzione opposta: la sostenibilità e la riparabilità. Invece di creare dispositivi "usa e getta" con batterie sigillate che degradano inevitabilmente dopo un paio d'anni, costringendo a costose riparazioni o a un nuovo acquisto, la vera rivoluzione sarebbe un'altra.
Immaginate un iPhone con una batteria estraibile e sostituibile dall'utente. Un sogno? No, una soluzione logica e pratica che offrirebbe vantaggi enormi:
- Autonomia infinita: basterebbe avere una seconda batteria carica in tasca per non rimanere mai a secco.
- Risparmio economico: sostituire una batteria usurata costerebbe una frazione rispetto agli attuali interventi in un Apple Store.
- Sostenibilità ambientale: allungherebbe drasticamente la vita utile del dispositivo, riducendo la quantità di rifiuti elettronici.
Ma questo andrebbe contro il modello di business di Apple, che prospera sull'obsolescenza programmata e sul controllo totale del ciclo di vita dei suoi prodotti. L'iPhone 17 Air, con la sua batteria ridicola e la sua effimera sottigliezza, non è il futuro. È un passo indietro, un insulto all'intelligenza dei consumatori e una presa in giro per chi cerca in un telefono, prima di tutto, affidabilità e concretezza.
Fotografie del 21/07/2025
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