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La storia dell'informatica: l'incredibile vicenda dell'IBM 650, il primo computer di massa
Di Alex (del 11/10/2025 @ 07:00:00, in Storia dell'informatica, letto 38 volte)
Una fotografia d'epoca in bianco e nero che mostra degli operatori che lavorano con un computer IBM 650 in una sala macchine degli anni '50.
Una fotografia d'epoca in bianco e nero che mostra degli operatori che lavorano con un computer IBM 650 in una sala macchine degli anni '50.

Prima dei personal computer, prima dei microchip e di internet, l'informatica era un dominio riservato a pochi centri di ricerca governativi e militari. A cambiare per sempre questo paradigma fu l'IBM 650, introdotto nel 1953. Sebbene oggi le sue capacità facciano sorridere, fu il primo computer ad essere prodotto in serie e ad avere un successo commerciale su larga scala, guadagnandosi il soprannome di "Ford Modello T dell'industria informatica" e aprendo la strada all'era del calcolo digitale per le aziende.



Un gigante gentile: l'architettura del 650
L'IBM 650 era tutt'altro che un dispositivo compatto. Era composto da diverse unità che occupavano un'intera stanza e pesavano complessivamente quasi una tonnellata. Il suo "cervello" non era un microprocessore, ma un sistema basato su valvole a vuoto. La sua caratteristica più innovativa era la memoria: invece di utilizzare le costose e inaffidabili memorie a nucleo magnetico dell'epoca, il 650 impiegava un tamburo magnetico rotante. Questo cilindro, grande circa 40 cm di lunghezza e 10 cm di diametro, ruotava a 12.500 giri al minuto e poteva immagazzinare 2.000 "parole" da 10 cifre decimali ciascuna, l'equivalente di circa 20 kilobyte. Sebbene ingegnoso ed economico, l'accesso ai dati non era istantaneo e richiedeva un'attenta programmazione per minimizzare i tempi di attesa dovuti alla rotazione del tamburo.

Programmare il gigante: tra schede perforate e SOAP
Interagire con l'IBM 650 era un'esperienza radicalmente diversa da oggi. L'input e l'output dei dati avvenivano principalmente tramite schede perforate, un sistema lento ma affidabile per l'epoca. La programmazione era complessa e richiedeva una profonda conoscenza dell'hardware. Per semplificare il processo e ottimizzare le prestazioni, IBM sviluppò il SOAP (Symbolic Optimal Assembly Program), uno dei primi linguaggi di programmazione simbolici. Questo strumento permetteva ai programmatori di scrivere istruzioni in un formato più leggibile, che veniva poi tradotto in codice macchina ottimizzato per ridurre la latenza del tamburo magnetico, un passo cruciale per rendere la macchina veramente efficiente.

Specifiche tecniche dell'IBM 650
Per comprendere la portata di questa macchina, è utile riepilogare le sue caratteristiche chiave, che per l'epoca erano rivoluzionarie.


  • Memoria Principale: Tamburo magnetico da 2000 parole a 10 cifre decimali (più segno).
  • Velocità di rotazione tamburo: 12.500 giri al minuto.
  • Unità Aritmetica: Basata su valvole a vuoto, capace di eseguire circa 1.300 addizioni o sottrazioni al secondo.
  • Input/Output: Lettore di schede perforate (fino a 200 schede/minuto) e perforatore di schede (100 schede/minuto).
  • Peso: Unità console circa 1.200 kg, alimentatore circa 1.350 kg.
  • Costo: Acquistabile per circa 500.000 dollari del 1954 o noleggiabile per 3.500 dollari al mese.


L'eredità duratura del primo computer di massa
Il successo dell'IBM 650 fu sorprendente anche per la stessa IBM, che inizialmente prevedeva di venderne solo 50 unità. Alla fine della sua produzione, ne erano stati installati quasi 2.000 in tutto il mondo. Questo computer portò la potenza di calcolo al di fuori dei laboratori di ricerca e dentro le aziende, che iniziarono a usarlo per la contabilità, la gestione delle paghe e l'analisi delle scorte. In ambito accademico, permise a studenti e ricercatori di affrontare calcoli complessi, formando la prima generazione di programmatori e ingegneri informatici. Il 650 non solo consolidò il dominio di IBM nel mercato dei mainframe, ma dimostrò che esisteva un'enorme domanda di macchine per l'elaborazione dati, aprendo la strada a generazioni di computer sempre più potenti e accessibili.

In definitiva, l'IBM 650 non fu solo un ammasso di valvole e cavi, ma il catalizzatore che trasformò il computer da una curiosità di laboratorio a uno strumento indispensabile per il business. La sua architettura basata sul tamburo magnetico, sebbene oggi arcaica, fu la soluzione economica che permise a migliaia di aziende di entrare nell'era digitale, spianando la strada ai sistemi che oggi diamo per scontati. Fu, a tutti gli effetti, il primo passo verso l'informatica per tutti.
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