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Artemis II: i progressi del 2025 e le sfide verso il lancio del 2026
Di Alex (del 06/12/2025 @ 23:10:00, in Tecnologia, letto 102 volte)
Rappresentazione artistica della capsula Orion in orbita lunare durante la missione Artemis II con equipaggio a bordo
Rappresentazione artistica della capsula Orion in orbita lunare durante la missione Artemis II con equipaggio a bordo

Il 2025 ha segnato progressi decisivi per Artemis II, la prima missione lunare con equipaggio dal 1972. Completati i test critici dello scudo termico e dell'integrazione della capsula Orion con il razzo SLS, la NASA punta al lancio tra aprile e settembre 2026. I quattro astronauti selezionati intensificano l'addestramento mentre permangono sfide tecniche legate ai sistemi di supporto vitale e alla protezione dalle radiazioni. LEGGI TUTTO L'ARTICOLO


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I traguardi raggiunti nel 2025: dall'assemblaggio alla validazione
Il 2025 ha rappresentato un anno cruciale per il programma Artemis II, caratterizzato dal completamento di numerose milestone tecniche fondamentali. A gennaio, presso il Kennedy Space Center in Florida, la NASA ha concluso l'assemblaggio finale della capsula Orion destinata alla missione, integrando tutti i sistemi di bordo inclusi i pannelli solari europei forniti dall'ESA attraverso il modulo di servizio. Questa fase ha richiesto l'installazione di oltre 1200 componenti elettronici e la verifica di 15 chilometri di cablaggio interno.

Tra febbraio e aprile, gli ingegneri hanno condotto test intensivi sul sistema di controllo ambientale e supporto vitale, simulando le condizioni estreme che l'equipaggio affronterà durante i dieci giorni di missione. I test hanno verificato il corretto funzionamento dei sistemi di rimozione dell'anidride carbonica, regolazione della temperatura interna tra i 18 e i 27 gradi Celsius, e gestione dell'umidità. Particolare attenzione è stata dedicata ai backup ridondanti, essenziali per garantire la sicurezza dell'equipaggio in caso di malfunzionamenti.

A maggio, la capsula Orion è stata trasportata nella camera a vuoto del Neil Armstrong Operations and Checkout Building per i test termici in condizioni simulate dello spazio profondo. Durante queste prove, durate sei settimane, la navicella è stata esposta a temperature variabili tra meno 150 e più 120 gradi Celsius, verificando l'integrità strutturale e il funzionamento di tutti i sistemi in condizioni estreme. I risultati hanno confermato la robustezza del design, sebbene siano emerse necessità di modifiche minori ai sistemi di raffreddamento.

L'estate ha visto il completamento dell'integrazione tra la capsula Orion e lo stadio superiore del razzo Space Launch System. Questa operazione delicata, eseguita nel Vehicle Assembly Building, ha richiesto tolleranze millimetriche e ha coinvolto oltre 200 tecnici. Parallelamente, sono proseguiti i test sui motori RS-25 dello stadio principale, con quattro accensioni di prova a Stennis Space Center che hanno validato le prestazioni e l'affidabilità dei propulsori derivati dal programma Space Shuttle.

Le modifiche allo scudo termico dopo Artemis I
Uno degli aspetti più critici affrontati nel 2025 riguarda le modifiche apportate allo scudo termico di Orion, conseguenti alle osservazioni della missione Artemis I del novembre 2022. Durante il rientro atmosferico di quella missione senza equipaggio, lo scudo aveva subito un'erosione superiore alle previsioni, con oltre 100 zone che mostravano carbonizzazione e distacco del materiale ablativo Avcoat in quantità maggiori rispetto ai modelli teorici.

Gli ingegneri della NASA e di Lockheed Martin hanno condotto un'analisi forense approfondita dello scudo recuperato, identificando che il fenomeno era correlato all'accumulo di gas tra gli strati del materiale ablativo durante la fase di rientro ad alta velocità. La traiettoria di rientro, con velocità di 40.000 chilometri orari e temperature superficiali superiori ai 2.750 gradi Celsius, aveva creato condizioni più severe del previsto in specifiche aree dello scudo.

La soluzione implementata per Artemis II prevede una modifica della traiettoria di rientro, riducendo l'angolo di ingresso atmosferico da 6,5 a 5,8 gradi. Questo cambiamento distribuisce il carico termico su un periodo più lungo, riducendo i picchi di temperatura e pressione. Inoltre, sono stati apportati miglioramenti al processo di applicazione dell'Avcoat, ottimizzando l'adesione tra gli strati e minimizzando le sacche d'aria interstiziali che avevano contribuito al problema osservato.

I test di validazione condotti tra giugno e agosto 2025 presso l'Arc Jet Complex del NASA Ames Research Center hanno sottoposto campioni del nuovo scudo a condizioni di rientro simulate, confermando che le modifiche riducono l'erosione del 40 per cento rispetto alla configurazione di Artemis I. Questi risultati hanno fornito alla NASA la fiducia necessaria per procedere verso il lancio con equipaggio, sebbene permanga un livello residuo di rischio intrinseco alle missioni spaziali.

L'equipaggio e l'addestramento intensivo
I quattro astronauti selezionati per Artemis II hanno intensificato il loro programma di addestramento durante tutto il 2025. Il comandante Reid Wiseman, il pilota Victor Glover, lo specialista di missione Christina Koch e lo specialista canadese Jeremy Hansen hanno accumulato oltre 2000 ore ciascuno in simulatori ad alta fedeltà che replicano esattamente gli interni della capsula Orion e le procedure operative.

L'addestramento comprende numerose aree specialistiche. Le procedure di emergenza includono scenari di depressurizzazione rapida, incendi a bordo, guasti ai sistemi di propulsione e necessità di rientro anticipato. Gli astronauti hanno anche completato moduli di addestramento sulla gestione medica in autonomia, considerando che per la maggior parte della missione saranno oltre 400.000 chilometri dalla Terra, rendendo impossibile qualsiasi intervento di soccorso immediato.

Una componente significativa della preparazione riguarda la familiarizzazione con i sistemi di navigazione e controllo manuali. Sebbene Orion sia progettata per operare in modo ampiamente autonomo, l'equipaggio deve essere capace di assumere il controllo manuale in caso di malfunzionamenti dei computer di bordo. Le simulazioni hanno incluso scenari di sorvolo lunare con sistemi degradati, richiedendo agli astronauti di utilizzare strumenti di navigazione ottica e calcoli manuali per determinare le correzioni di rotta.

Particolare enfasi è stata posta sulla preparazione psicologica per affrontare l'isolamento e il confinamento prolungato. Durante i dieci giorni di missione, l'equipaggio vivrà in uno spazio pressurizzato di appena 9 metri cubi, con privacy minima e routine intensive. Test di isolamento condotti in ambienti analoghi hanno confermato la coesione del team e la capacità di gestire stress e monotonia, fattori critici per il successo della missione.

Le sfide tecniche ancora da superare
Nonostante i progressi sostanziali, permangono alcune sfide tecniche che la NASA sta affrontando nella fase finale di preparazione. Il sistema di protezione dalle radiazioni cosmiche rappresenta una delle preoccupazioni principali. Durante il transito lunare, l'equipaggio sarà esposto a livelli di radiazione significativamente superiori rispetto all'orbita terrestre bassa, stimati in circa 0,5 millisievert al giorno, equivalenti a circa 20 volte l'esposizione in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Gli schermi passivi della capsula forniscono una protezione limitata, e la NASA sta valutando l'integrazione di materiali aggiuntivi nelle aree di riposo dell'equipaggio. Inoltre, sono stati sviluppati protocolli operativi che prevedono il rifugio dell'equipaggio nelle zone più schermate della capsula durante eventi di radiazione solare intensa, che possono aumentare l'esposizione di un fattore dieci in poche ore.

Un'altra area di attenzione riguarda l'affidabilità dei sistemi di comunicazione a lunga distanza. Artemis II si spingerà fino a 370.000 chilometri dalla Terra, oltre l'orbita lunare, testando i limiti della rete Deep Space Network della NASA. I ritardi di comunicazione, che raggiungeranno 1,3 secondi in ciascuna direzione, richiedono protocolli operativi adattati e maggiore autonomia decisionale dell'equipaggio rispetto alle missioni in orbita terrestre.

Il sistema di aggancio e integrazione con il modulo di servizio europeo presenta complessità residue legate alla gestione dei propellenti e al trasferimento di potenza elettrica tra i moduli. Test di interfaccia condotti nel 2025 hanno identificato anomalie minori nei connettori elettrici, risolte attraverso riprogettazioni dei circuiti di backup. La ridondanza dei sistemi critici è stata aumentata per garantire che nessun singolo punto di guasto possa compromettere la missione.

La finestra di lancio del 2026 e il profilo di missione
La NASA ha identificato una finestra di lancio primaria per Artemis II tra aprile e settembre 2026, con la data target attualmente fissata per settembre. Questa finestra è determinata da vincoli orbitali legati alla meccanica celeste lunare e dalle condizioni di illuminazione solare necessarie per l'alimentazione dei pannelli solari di Orion e per garantire condizioni ottimali di recupero della capsula nell'Oceano Pacifico al termine della missione.

Il profilo di missione prevede che il razzo SLS decolli dalla rampa 39B del Kennedy Space Center, utilizzando i suoi booster a propellente solido e i quattro motori RS-25 per raggiungere l'orbita terrestre in circa otto minuti. Dopo una fase di verifica dei sistemi in orbita bassa della durata di circa 90 minuti, lo stadio superiore eseguirà l'accensione di iniezione translunare, accelerando Orion verso la Luna con una velocità di circa 39.000 chilometri orari.

Il transito verso la Luna richiederà circa quattro giorni, durante i quali l'equipaggio condurrà verifiche approfondite di tutti i sistemi di bordo, test delle tute spaziali Orion Crew Survival System, e esperimenti scientifici sulla fisiologia umana nello spazio profondo. Particolare attenzione sarà dedicata al monitoraggio degli effetti delle radiazioni e della microgravità prolungata sui biomarcatori degli astronauti.

Il sorvolo lunare avverrà a una distanza minima di circa 130 chilometri dalla superficie, permettendo all'equipaggio di osservare direttamente i siti di allunaggio pianificati per le missioni successive Artemis III e IV. Questa fase includerà anche test di comunicazione con i futuri habitat lunari e verifiche delle procedure di navigazione ottica che saranno essenziali per le missioni di atterraggio.

Dopo il sorvolo, Orion eseguirà una manovra di ritorno libero che la porterà a circa 370.000 chilometri dalla Terra, stabilendo un nuovo record di distanza per un veicolo con equipaggio. Questa traiettoria è progettata per riportare automaticamente la capsula verso la Terra anche in caso di guasti ai sistemi di propulsione, sfruttando la gravità lunare come fionda gravitazionale. Il rientro atmosferico, la fase più critica, avverrà alla velocità di 11 chilometri al secondo, con l'ammaraggio previsto nell'Oceano Pacifico al largo delle coste della California.

Il contesto geopolitico e la competizione spaziale
Artemis II si inserisce in un contesto di rinnovata competizione spaziale internazionale. La Cina ha annunciato piani per missioni lunari con equipaggio entro il 2030, sviluppando il proprio razzo super-pesante Long March 9 e una capsula per equipaggio derivata dalla Shenzhou. Il programma lunare cinese prevede la costruzione di una base permanente al polo sud lunare in collaborazione con la Russia, creando un'alternativa al programma Artemis guidato dagli Stati Uniti.

La NASA ha risposto consolidando partnership internazionali attraverso gli Accordi Artemis, firmati da oltre 40 nazioni che si impegnano a condividere principi di esplorazione pacifica, trasparenza scientifica e utilizzo sostenibile delle risorse lunari. Il Canada, attraverso la Agencia Spaziale Canadese, contribuisce con il sistema robotico Canadarm3 che sarà installato sul Gateway lunare, guadagnando posti per astronauti canadesi nelle missioni Artemis.

L'Agenzia Spaziale Europea fornisce contributi tecnologici significativi, incluso il modulo di servizio di Orion basato sul cargo ATV utilizzato per rifornire la Stazione Spaziale Internazionale. Questo modulo fornisce propulsione, energia elettrica, controllo termico e stoccaggio di consumabili essenziali, rappresentando un quarto della massa totale del veicolo Orion. In cambio, astronauti europei voleranno nelle missioni Artemis successive.

Il Giappone contribuisce con tecnologie di supporto vitale avanzate e con lo sviluppo di un rover pressurizzato che permetterà agli astronauti di esplorare aree estese della superficie lunare durante le missioni successive. L'integrazione di queste tecnologie internazionali rafforza la natura collaborativa del programma Artemis, distinguendolo dalle iniziative nazionali più isolate di altre potenze spaziali.

Gli obiettivi scientifici oltre il semplice ritorno alla Luna
Artemis II non è concepita come una semplice dimostrazione di capacità tecnologiche, ma include obiettivi scientifici specifici che contribuiranno alla comprensione della fisiologia umana nello spazio profondo. Durante la missione, l'equipaggio condurrà esperimenti biomedici focalizzati sugli effetti delle radiazioni cosmiche sul sistema cardiovascolare, sul sistema immunitario e sui processi di riparazione del DNA cellulare.

Saranno installati dosimetri passivi e attivi all'interno della capsula per mappare con precisione i livelli di radiazione in diverse zone del veicolo, fornendo dati essenziali per progettare schermi più efficaci per le missioni di lunga durata. Gli astronauti indosseranno giubbotti protettivi sperimentali realizzati con materiali compositi contenenti idrogeno, che assorbe efficacemente i neutroni ad alta energia prodotti dall'interazione tra raggi cosmici e le strutture del veicolo.

Dal punto di vista delle scienze spaziali, Orion trasporterà strumenti di osservazione della Terra e della Luna che forniranno immagini ad alta risoluzione e dati spettrali delle regioni polari lunari. Queste osservazioni saranno utilizzate per identificare depositi di ghiaccio d'acqua nei crateri permanentemente in ombra, risorsa cruciale per le future basi lunari che potrebbero estrarre acqua per produrre ossigeno respirabile e propellente per razzi.

Esperimenti tecnologici includeranno test di sistemi di navigazione autonoma basati su intelligenza artificiale, che permetteranno ai futuri veicoli spaziali di operare con maggiore indipendenza dai centri di controllo terrestri. Questi sistemi saranno essenziali per le missioni verso Marte, dove i ritardi di comunicazione raggiungono 20 minuti in ciascuna direzione, rendendo il controllo remoto in tempo reale impossibile.

Le implicazioni per le missioni successive e per Marte
Il successo di Artemis II rappresenta il prerequisito fondamentale per Artemis III, attualmente pianificata per il 2027, che riporterà astronauti sulla superficie lunare per la prima volta dal 1972. Questa missione utilizzerà il sistema di allunaggio Starship HLS sviluppato da SpaceX, che richiederà rifornimenti in orbita lunare attraverso molteplici lanci di tanker Starship, una tecnica mai tentata prima su scala operativa.

Le lezioni apprese da Artemis II riguardo ai sistemi di supporto vitale, alla protezione dalle radiazioni e alle operazioni di equipaggio nello spazio profondo informeranno direttamente la progettazione del Gateway lunare, la stazione spaziale in orbita lunare che servirà da hub per le missioni di superficie. Il Gateway includerà moduli abitativi, laboratori scientifici e depositi di propellente, permettendo missioni lunari di durata estesa fino a due mesi sulla superficie.

Oltre la Luna, la NASA considera Artemis come il programma preparatorio essenziale per le missioni umane verso Marte pianificate per la fine degli anni 2030. Una missione marziana richiederà tra sei e nove mesi di transito in ciascuna direzione, con l'equipaggio esposto a radiazioni cumulative che potrebbero raggiungere 900 millisievert durante l'intera missione, avvicinandosi ai limiti di sicurezza stabiliti per gli astronauti.

Le tecnologie di riciclo dell'acqua e dell'aria, i sistemi di produzione alimentare in situ, e le strategie di gestione psicologica dell'isolamento prolungato devono essere validate in ambiente lunare prima di essere implementate per Marte. La Luna offre un banco di prova relativamente accessibile, con possibilità di rientro di emergenza in pochi giorni anziché i mesi richiesti da Marte, permettendo di mitigare i rischi mentre si sviluppano capacità operative critiche.

Artemis II rappresenta un momento di svolta nella storia dell'esplorazione spaziale, riportando l'umanità oltre l'orbita terrestre bassa dopo oltre cinquant'anni. I progressi compiuti nel 2025 hanno posto solide fondamenta tecniche per il lancio previsto nel 2026, sebbene permangano sfide legate alla protezione dalle radiazioni, all'affidabilità dei sistemi di supporto vitale e alla gestione operativa di una missione così complessa. Il successo di questa missione non solo dimostrerà le capacità tecnologiche necessarie per il ritorno sostenibile sulla Luna, ma stabilirà anche le basi architetturali e operative per l'eventuale esplorazione umana di Marte, segnando l'inizio di una nuova era di presenza permanente umana oltre la Terra.

 
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