\\ Home Page : Articolo
HANNO SUPPORTATO DIGITAL WORLDS INVIANDO PRODOTTI DA RECENSIRE
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Il paradosso di Fermi e l'ipotesi della "mundanità radicale": e se gli alieni fossero noiosi?
Di Alex (del 18/10/2025 @ 14:00:00, in Scienza e Spazio, letto 61 volte)

Un'astronave dall'aspetto ordinario e non avveniristico che fluttua nello spazio, a simboleggiare una civiltà tecnologicamente modesta.
Perché, in un universo vasto e antico, non abbiamo ancora trovato prove convincenti di vita intelligente? Questa domanda, nota come Paradosso di Fermi, ha tormentato scienziati e pensatori per decenni. Ora, una nuova e intrigante ipotesi, definita "mundanità radicale", propone una risposta semplice e quasi deludente: e se le civiltà extraterrestri esistessero, ma la loro tecnologia fosse solo marginalmente migliore della nostra? ARTICOLO COMPLETO
Un plateau tecnologico
L'ipotesi, descritta in un nuovo articolo scientifico, si allontana dalle spiegazioni esotiche che immaginano alieni capaci di sfruttare leggi della fisica a noi sconosciute. Niente viaggi più veloci della luce, niente macchine basate sull'energia oscura, niente megastrutture che imbrigliano l'energia di intere stelle.
Il principio della "mundanità radicale" suggerisce invece che le civiltà extraterrestri, come la nostra, potrebbero raggiungere un "plateau tecnologico" non molto al di sopra delle nostre attuali capacità. Se così fosse, il "grande silenzio" dell'universo avrebbe una spiegazione molto semplice. Una civiltà con una tecnologia simile alla nostra farebbe fatica a mantenere in funzione potenti fari laser per milioni di anni per segnalare la propria esistenza. Non potrebbe sfrecciare tra le stelle con facilità.
La noia cosmica come filtro
L'ipotesi introduce anche un fattore sociologico: la noia. Dopo aver esplorato la galassia con sonde robotiche per migliaia di anni, una civiltà potrebbe semplicemente stancarsi delle informazioni ricevute e abbandonare l'esplorazione spaziale su larga scala. La spinta a esplorare e comunicare potrebbe non essere un imperativo universale e perpetuo. Se questo schema fosse comune, la galassia potrebbe essere popolata da civiltà tecnologicamente avanzate ma introverse e disinteressate al contatto, rendendole di fatto invisibili alle nostre ricerche.
Le obiezioni: un universo uniformemente noioso?
L'ipotesi ha suscitato interesse ma anche scetticismo nella comunità scientifica. Il professor Michael Garrett, direttore del Jodrell Bank Centre for Astrophysics, pur apprezzando la prospettiva, trova difficile credere che tutta la vita intelligente nell'universo sia "così uniformemente noiosa". Egli sostiene che l'ipotesi proietta un'apatia molto umana sul resto del cosmo e propende per una spiegazione alternativa: le civiltà post-biologiche potrebbero avanzare così rapidamente da diventare impercettibili per noi, trascendendo le nostre capacità di osservazione.
Altri, come il professor Michael Bohlander dell'Università di Durham, suggeriscono che le prove potrebbero essere già qui, sotto forma di Fenomeni Aerei Inspiegabili (UAP). Se anche una piccola percentuale di questi oggetti si rivelasse non di origine umana, le loro capacità di volo dimostrerebbero uno stato di avanzamento tecnologico ben oltre il nostro, rispondendo di fatto alla domanda di Fermi.
L'ipotesi della "mundanità radicale" ci costringe a confrontarci con una possibilità scomoda: l'universo potrebbe essere pieno di vita, ma non così spettacolare come la fantascienza ci ha insegnato. Forse il grande silenzio non è un segno della nostra solitudine, ma della mediocrità cosmica. O forse, come suggerisce Garrett, la vera sorpresa della natura è che le forme di vita più avanzate sono semplicemente al di là della nostra capacità di comprensione.
Nessun commento trovato.
Disclaimer
L'indirizzo IP del mittente viene registrato, in ogni caso si raccomanda la buona educazione.
L'indirizzo IP del mittente viene registrato, in ogni caso si raccomanda la buona educazione.
|