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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Alex (del 26/07/2025 @ 15:17:40, in Nuove Tecnologie, letto 113 volte)

Un collage di immagini che rappresenta smartphone, codice AI, un robot genoide e un'auto elettrica
Il 2025 si sta rivelando un anno spartiacque per il mondo della tecnologia. L'intelligenza artificiale non è più una promessa futuristica, ma un motore concreto che alimenta i dispositivi nelle nostre tasche e le ambizioni più audaci dell'umanità. Dalla personalizzazione spinta dei nostri smartphone Android, che continuano a offrire un rapporto qualità-prezzo imbattibile, fino ai robot umanoidi che muovono i primi passi nelle fabbriche e alle auto che imparano a guidare da sole, stiamo assistendo a una convergenza tecnologica senza precedenti. In questo panorama, la filosofia open-source e la ricerca di alternative convenienti si confermano non solo scelte intelligenti, ma veri e propri motori di innovazione.
Android 16 e la fascia media: la scelta intelligente non è mai stata così potente
Mentre Apple continua a posizionarsi nella fascia altissima del mercato, il mondo Android dimostra ancora una volta la sua incredibile vitalità e, soprattutto, la sua superiorità nel campo del rapporto qualità-prezzo. Il 2025 è l'anno della maturità per la fascia media, con dispositivi come il Google Pixel 9a, il Samsung Galaxy A56 e l'Oppo Reno13 che offrono prestazioni e funzionalità un tempo riservate ai top di gamma, a una frazione del costo. Parliamo di fotocamere da oltre 100 megapixel, batterie che superano i 5.000 mAh con ricariche ultra-rapide e, soprattutto, un'integrazione profonda dell'IA.
Il vero protagonista è il nuovo sistema operativo, Android 15. Google ha introdotto funzioni che cambiano concretamente l'uso quotidiano. Lo "Spazio Privato" crea un'area protetta e crittografata all'interno del telefono, un vero bunker digitale per app e dati sensibili, superiore a qualsiasi offerta della concorrenza. La connettività satellitare, ora integrata nativamente, permette di inviare messaggi anche in assenza di copertura cellulare, una funzione di sicurezza vitale. Funzioni come "App Pairs" per un multitasking evoluto e le notifiche contestuali che riducono lo stress digitale dimostrano un'attenzione all'esperienza utente che non richiede di spendere cifre esorbitanti. La vera forza di Android, oggi più che mai, è offrire questa innovazione a tutti.
Windows, macOS e Linux: la battaglia per il desktop si riaccende
La storica dominanza di Windows sul mercato desktop inizia a mostrare qualche crepa. Dati recenti indicano un calo della sua quota di mercato, a favore di macOS e, sorprendentemente, di Linux. Se macOS continua a essere la scelta per chi cerca un ecosistema integrato e rifinito (e non ha problemi di budget), è il pinguino a stupire. Grazie a strumenti come Proton e al supporto crescente dell'industria del gaming, Linux è diventato una piattaforma di gioco concreta e performante. Distro come Linux Mint o Pop!_OS sono oggi più user-friendly che mai e rappresentano la scelta migliore per dare nuova vita a PC non più supportati ufficialmente da Windows 10, il cui fine vita è fissato per ottobre 2025. In un'ottica di sostenibilità e risparmio, Linux non è più solo per smanettoni, ma una valida alternativa per milioni di utenti.
Windows, dal canto suo, non sta a guardare e continua a integrare funzioni di IA, ma la sua interfaccia a volte "rattoppata" con elementi di design vecchi e nuovi mostra il peso dei suoi anni. macOS con l'aggiornamento Sequoia migliora la gestione delle finestre e l'integrazione con iPhone, ma resta un giardino dorato e recintato. La vera libertà di scelta e personalizzazione, senza costi di licenza, rimane un vanto del mondo open-source.
Spazio: l'era delle compagnie private e il grande ritorno sulla Luna
Il 2025 è un anno cruciale per l'esplorazione spaziale, con due protagonisti principali. Da un lato, la NASA con il programma Artemis prosegue spedita verso il ritorno dell'essere umano sulla Luna. Proprio in questi mesi sono stati selezionati nuovi strumenti scientifici che verranno utilizzati dagli astronauti per esplorare il polo sud lunare, considerato un passo fondamentale nella strada che un giorno ci porterà su Marte. La Luna non è più la destinazione finale, ma un banco di prova per tecnologie e procedure.
Dall'altro lato, SpaceX di Elon Musk continua a spingere sull'acceleratore con il suo colossale razzo Starship. Nonostante alcuni incidenti, come l'esplosione di un prototipo a giugno che ha rallentato i test, l'azienda persegue l'obiettivo quasi fantascientifico di una produzione in serie, con l'ambizione di arrivare a costruire una Starship al giorno. È la dimostrazione di come l'approccio "industriale" e aggressivo delle compagnie private stia cambiando per sempre le regole dell'accesso allo Spazio, puntando a un futuro di trasporti spaziali riutilizzabili e a basso costo.
Robotica: 2025, l'anno degli umanoidi
Se ne parla da decenni, ma il 2025 sembra essere davvero l'anno di svolta per i robot umanoidi. Non più prototipi da laboratorio, ma macchine che iniziano a trovare un'applicazione concreta. Tesla ha dichiarato di voler avviare la produzione su larga scala del suo robot Optimus entro la fine dell'anno, con l'obiettivo di impiegarlo nelle sue stesse fabbriche per compiti ripetitivi e pericolosi. L'integrazione dell'IA è la chiave: Optimus impara e si orienta grazie a telecamere e reti neurali, la stessa tecnologia che alimenta la guida autonoma delle auto Tesla.
Ma non c'è solo Tesla. Amazon sta già impiegando umanoidi di Agility Robotics nella gestione dei suoi magazzini, mentre Meta (Facebook) continua a investire nello sviluppo di un assistente domestico robotizzato. Accanto agli umanoidi, si diffondono sempre più i "cobot", robot collaborativi progettati per lavorare fianco a fianco con gli operai, aumentando la produttività e la sicurezza. La robotica sta uscendo dalle gabbie di sicurezza per entrare attivamente nel nostro mondo.
Auto elettriche: più autonomia e intelligenza a bordo
Anche il settore automobilistico vive una fase di profonda trasformazione. La barriera psicologica dell'autonomia delle auto elettriche sta per essere abbattuta: nel 2025 vediamo i primi modelli con batterie allo stato solido che promettono percorrenze superiori ai 1000 km e tempi di ricarica ridotti a meno di 15 minuti. Ma la vera rivoluzione è nel software. La guida autonoma compie passi da gigante, con sistemi di Livello 3 e 4 che iniziano a diventare una realtà in contesti specifici, come la guida in autostrada o in aree urbane mappate. Waymo (di Google) e Tesla con il suo Full Self-Driving (FSD) continuano a essere i pionieri.
L'auto diventa un'estensione del nostro ecosistema digitale. L'integrazione con la smart home permette di controllare i dispositivi di casa dal cruscotto, mentre la realtà aumentata proietta le indicazioni stradali direttamente sul parabrezza. L'abitacolo si trasforma in un hub tecnologico, intelligente e sempre connesso, confermando che il futuro della mobilità è tanto elettrico quanto smart.
Il filo conduttore di questo 2025 è chiaro: l'intelligenza, sia essa artificiale o umana, sta creando soluzioni più accessibili, efficienti e potenti. Che si tratti di scegliere uno smartphone Android che non svuoti il portafoglio, di ridare vita a un vecchio PC con Linux, o di guardare alle stelle e alle auto del futuro, emerge una tendenza inequivocabile. La tecnologia migliore non è necessariamente la più costosa, ma quella che, attraverso l'innovazione e l'apertura, riesce a migliorare concretamente la vita del maggior numero di persone. E questo è un futuro che vale la pena attendere.
Di Alex (del 26/07/2025 @ 12:41:08, in Scienza e Spazio, letto 143 volte)

Un mammut lanoso in un paesaggio artico, simbolo del progetto di de-estinzione.
La rinascita del mammut lanoso: stato dell'arte tra ingegneria genetica, imperativi ecologici e dilemmi etici. L'idea di riportare in vita il mammut lanoso (Mammuthus primigenius), gigante dell'Era Glaciale estintosi circa 4.000 anni fa, affascina l'immaginario collettivo da decenni, evocando immagini di parchi preistorici e di una scienza capace di invertire il corso del tempo. Tuttavia, la ricerca scientifica attuale per raggiungere questo obiettivo si discosta radicalmente dal concetto popolare di "clonazione". Comprendere questa distinzione fondamentale è il primo passo per analizzare lo stato dell'arte di questa impresa monumentale.
1. Oltre la Clonazione: La Nuova Scienza della De-Estinzione
1.1 Il Mito della Clonazione e la Realtà del DNA Antico
Nel discorso pubblico, il termine "clonazione" è indissolubilmente legato alla pecora Dolly, il primo mammifero creato nel 1996 attraverso una tecnica chiamata Trasferimento Nucleare di Cellule Somatiche (SCNT, dall'inglese Somatic Cell Nuclear Transfer). Questo processo prevede la rimozione del nucleo da un ovocita e la sua sostituzione con il nucleo di una cellula somatica dell'individuo che si desidera clonare. L'ovocita riprogrammato viene poi stimolato a dividersi, creando un embrione geneticamente (quasi) identico al donatore del nucleo.
Il requisito imprescindibile per la SCNT è la disponibilità di un nucleo cellulare intatto e vitale. Questa è la barriera insormontabile che rende la clonazione tradizionale del mammut lanoso, allo stato attuale, un'impossibilità scientifica. Il DNA antico (aDNA) recuperato dai resti nel permafrost è gravemente frammentato, rendendo inapplicabile la tecnica che ha dato vita a Dolly.
Questa realtà biologica ha imposto un cambio di paradigma e di terminologia. I ricercatori non parlano più di "clonazione", ma di "de-estinzione" o "resurrezione biologica". Non si tratta di fare una copia carbone di un animale estinto, ma di ricrearlo attraverso l'ingegneria genetica avanzata. L'azienda leader in questo campo, Colossal Biosciences, mira a creare una "versione 2.0", un organismo funzionalmente simile ma potenzialmente più robusto del suo antenato.
1.2 Dalla Frammentazione alla Ricostruzione: L'Elefante Asiatico come Matrice Genetica
Di fronte all'impossibilità di clonare, la scienza ha intrapreso una via alternativa: l'ingegneria genetica di una specie vivente strettamente imparentata. Il candidato ideale è l'elefante asiatico (Elephas maximus), che condivide circa il 99,6% del suo DNA con il mammut lanoso. Il processo di de-estinzione utilizza il genoma dell'elefante asiatico come una sorta di "matrice" biologica. La strategia prevede il sequenziamento del genoma del mammut da frammenti di aDNA, il confronto con il genoma dell'elefante asiatico per identificare le differenze chiave e infine l'utilizzo di strumenti di editing genetico per modificare i geni dell'elefante asiatico affinché assomiglino alle loro controparti del mammut.
L'obiettivo finale non è un Mammuthus primigenius puro al 100%, ma la nascita di una "specie proxy" o, più evocativamente, un "elefante resistente al freddo". Questo animale sarebbe un elefante asiatico geneticamente modificato per possedere i tratti fenotipici del mammut: folta pelliccia, spesso strato di grasso, orecchie piccole e sangue adattato al freddo. Camminerebbe, apparirebbe e si comporterebbe come un mammut, prosperando nell'ecosistema artico.
2. Colossal Biosciences: L'Architettura di una Rivoluzione Biotecnologica
La trasformazione della de-estinzione da ipotesi accademica a progetto industriale è opera di Colossal Biosciences. Lanciata nel 2021, questa azienda combina scienza di frontiera con un modello di business aggressivo.
2.1 I Fondatori: Una Convergenza di Scienza e Capitalismo Visionario
Alla base di Colossal c'è l'alleanza tra il Dr. George Church, leggendario genetista di Harvard, e Ben Lamm, imprenditore tecnologico seriale. Church ha fornito la visione scientifica, coltivata per oltre un decennio nel suo laboratorio. Lamm ha portato la capacità di costruire un'azienda e raccogliere capitali, trasformando un'esplorazione accademica in una missione aziendale con scadenze precise e risorse imponenti.
2.2 Il Modello di Business della De-Estinzione: Finanziamenti e Valutazione "Decacorn"
Colossal incarna un nuovo paradigma di "venture science". Presentando la narrazione audace di "riportare in vita il mammut per salvare il pianeta", ha attratto massicci investimenti privati. Ad oggi, Colossal ha raccolto oltre 435 milioni di dollari, raggiungendo una valutazione di mercato superiore ai 10 miliardi, guadagnandosi lo status di "decacorn". Tra gli investitori figurano fondi di venture capital, imprenditori tecnologici e celebrità.
2.3 Un'Agenda Ambiziosa: Oltre il Mammut (Dodo e Tilacino)
L'ambizione di Colossal non si ferma al mammut. L'azienda sta lavorando anche per riportare in vita il tilacino (tigre della Tasmania) e il dodo. Questo approccio multi-progetto dimostra che le tecnologie sviluppate costituiscono una "cassetta degli attrezzi" per la de-estinzione, applicabile a una vasta gamma di specie, giustificando ulteriormente gli ingenti investimenti.
2.4 Scienza e Marketing: La Narrazione di una "Colossale" Missione
Un aspetto fondamentale del modello di Colossal è la sua sofisticata strategia di comunicazione. L'azienda si presenta come un'entità con una missione quasi messianica: "riparare" i danni causati dall'uomo. Questa narrazione è supportata da annunci mediatici di grande risonanza, come la creazione di "topi lanosi" (woolly mice) nel marzo 2025. Sebbene presentati come una "prova di concetto" fondamentale, una parte della comunità scientifica ha reagito con scetticismo, sottolineando che la trasferibilità di tali risultati a un organismo complesso come un elefante è tutt'altro che garantita. Questo evidenzia una dinamica in cui una narrazione potente attira capitali, che finanziano la ricerca, i cui risultati vengono incorniciati per rafforzare la narrazione, generando ulteriore attenzione e fiducia.
3. Il Processo Scientifico: Dall'Editing del Gene all'Embrione Ibrido
Al cuore del progetto si trova un arsenale di tecnologie biotecnologiche all'avanguardia.
3.1 CRISPR-Cas9: Le Forbici Molecolari al Lavoro
La tecnologia chiave è CRISPR-Cas9, che permette di "tagliare e cucire" il DNA con precisione. Colossal utilizza una tecnica avanzata chiamata "multiplex gene editing" per modificare simultaneamente decine di geni. I geni presi di mira sono quelli che conferiscono gli adattamenti chiave all'ambiente artico.
- La pelliccia: Per ottenere il caratteristico manto lanoso.
- Il grasso sottocutaneo: Per sviluppare uno strato isolante.
- Le dimensioni delle orecchie: Per minimizzare la dispersione di calore.
- L'emoglobina: Per rendere il trasporto di ossigeno nel sangue più efficiente a basse temperature.
- La forma del cranio: Per ottenere la caratteristica cupola alta del mammut.
Inizialmente, il laboratorio di George Church aveva inserito con successo fino a 45 geni di mammut in cellule di elefante. Colossal ora stima che il numero di modifiche necessarie potrebbe essere superiore a 65.
3.2 La Svolta delle Cellule Staminali: Le iPSC di Elefante
Un ostacolo significativo era testare gli effetti delle modifiche genetiche. La soluzione è arrivata nel marzo 2024 con la creazione, per la prima volta, di cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC) di elefante asiatico. Queste cellule, riprogrammate da cellule adulte, possono moltiplicarsi indefinitamente e differenziarsi in qualsiasi tipo di cellula del corpo. Il team di Colossal ha superato la barriera del gene TP53, un potente soppressore tumorale che impediva la riprogrammazione. Questa svolta permette di testare gli effetti delle modifiche genetiche in laboratorio (in vitro), accelerando enormemente la ricerca e riducendo la necessità di utilizzare animali vivi.
3.3 Il "Topo Lanoso": Una Prova di Concetto Controversa
L'esperimento del "topo lanoso" (woolly mouse), annunciato nel marzo 2025, è stato un esempio della strategia mediatica di Colossal. I ricercatori hanno modificato i geni dei topi omologhi a quelli del mammut per ottenere una pelliccia più lunga e folta. Sebbene Colossal l'abbia presentata come una pietra miliare, la comunità scientifica ha sottolineato che si tratta di un esperimento sulla genetica dei topi, e non c'è garanzia che le stesse modifiche producano effetti simili in un elefante.
4. La Giustificazione Ecologica: Ripristinare la Steppa dei Mammut per Salvare il Permafrost
Il progetto è avvolto in una potente narrazione ecologica: la de-estinzione come strumento per combattere il cambiamento climatico.
4.1 La Steppa dei Mammut: Un Ecosistema Perduto
Durante il Pleistocene, gran parte delle latitudini settentrionali era dominata dalla "steppa dei mammut", una prateria fredda e arida che sosteneva un'incredibile biomassa di grandi animali. Questo ecosistema scomparve circa 12.000 anni fa.
4.2 L'Ipotesi Zimov e il Pleistocene Park
Secondo gli scienziati russi Sergey e Nikita Zimov, non fu il clima a far scomparire la steppa, ma la scomparsa dei grandi erbivori. Per testare questa ipotesi, hanno fondato il "Pleistocene Park" in Siberia, reintroducendo grandi erbivori per osservare se la loro attività possa trasformare la tundra moderna in una prateria. La reintroduzione del mammut è vista come il passo finale di questo progetto di rewilding.
4.3 Meccanismi di Mitigazione Climatica
La reintroduzione dei mammut potrebbe contrastare lo scongelamento del permafrost, che rilascia enormi quantità di gas serra. I meccanismi proposti includono: la compattazione della neve invernale, che raffredda il suolo; l'aumento dell'albedo (riflettività solare) trasformando foreste scure in praterie più chiare; e un più efficiente sequestro del carbonio nel suolo da parte delle erbe delle praterie.
4.4 Scetticismo Scientifico e Sfide Logistiche
Molti scienziati sono scettici sul fatto che il rewilding possa avere un impatto su larga scala. La sfida più grande è la scala: sarebbero necessari centinaia di migliaia, se non milioni, di grandi erbivori per avere un impatto misurabile sul clima, un'impresa logistica e finanziaria gigantesca. La giustificazione ecologica, per quanto affascinante, funziona più come una "stella polare" motivazionale che come un piano d'azione concreto.
5. Le Frontiere della Nascita: Maternità Surrogata e Uteri Artificiali
Una volta creato un embrione ibrido, la sfida successiva è portarlo alla nascita.
5.1 La Madre Surrogata: Un Elefante per un Mammut
Il piano iniziale prevede l'impianto dell'embrione nell'utero di una femmina di elefante. Questo approccio è irto di ostacoli etici, dato che sia l'elefante asiatico che quello africano sono specie a rischio. Utilizzare femmine di specie minacciate per gravidanze sperimentali ad alto rischio di fallimento è altamente problematico.
5.2 La Barriera Immunologica: Il Rigetto Interspecifico
La sfida biologica più formidabile è il rigetto immunologico. Il sistema immunitario della madre surrogata è programmato per attaccare cellule di una specie diversa, rendendo una gravidanza interspecifica (xenogenica) estremamente difficile. Il rischio di fallimento dell'impianto o di aborto è altissimo.
5.3 L'Utero Artificiale: La Soluzione "Ex-Utero"?
Consapevole di questi ostacoli, Colossal sta investendo massicciamente nello sviluppo di uteri artificiali (ectogenesi). L'obiettivo è creare un sistema bio-meccanico in grado di replicare l'ambiente uterino. Sebbene ancora fantascientifica per mammiferi di grandi dimensioni, questa tecnologia eliminerebbe la necessità di madri surrogate, risolvendo i principali dilemmi etici e permettendo di scalare la produzione di animali ibridi.
6. Il Dibattito Etico e Filosofico: Siamo come Dei?
L'impresa entra nel complesso territorio dell'etica, della filosofia e della responsabilità umana.
6.1 Allocazione delle Risorse: De-Estinzione vs. Conservazione
Una delle critiche più potenti riguarda l'allocazione delle risorse. Ha senso investire centinaia di milioni di dollari per resuscitare specie estinte quando migliaia di specie viventi sono a rischio? I promotori controbattono che il progetto è finanziato da capitali privati e che le tecnologie sviluppate, come la ricerca sulle iPSC di elefante, avranno ricadute positive sulla conservazione delle specie attuali.
6.2 Benessere Animale e Conseguenze Impreviste
Un'altra area di profonda preoccupazione etica riguarda il benessere dei primi animali ibridi, che potrebbero soffrire di problemi di salute e malformazioni. Oltre alla salute fisica, c'è la questione del benessere psicologico e comportamentale. Un ibrido nato senza genitori della sua specie si troverebbe in un vuoto esistenziale, incapace di apprendere comportamenti sociali complessi.
6.3 Hubris e Responsabilità: "Siamo come Dei"
Molti critici vedono nel progetto un atto di hubris tecnologica. La contro-filosofia, incarnata dal motto di Stewart Brand "Siamo come dèi, tanto vale imparare a farlo bene", sostiene che l'umanità ha già il potere di plasmare il pianeta e non usarlo per rimediare ai propri errori sarebbe un'abdicazione di responsabilità. L'avanzata del progetto costringe la società a confrontarsi con le implicazioni reali di queste tecnologie, trasformando le preoccupazioni etiche in problemi di governance.
6.4 La Sfida della Diversità Genetica
Una sfida cruciale è garantire una sufficiente diversità genetica. Riportare in vita una specie partendo da pochi individui creerebbe una popolazione vulnerabile alle malattie e all'inincrocio. Per affrontare questo, Colossal sta sequenziando il DNA di numerosi esemplari di mammut per catturare la diversità genetica originale e creare una popolazione fondatrice sana.
7. Prospettive Future: Un Mammut nel 2028 e l'Eredità della De-Estinzione
Il progetto si trova a un punto di svolta, con una traiettoria concreta e una scadenza ambiziosa.
7.1 La Timeline del 2028: Ottimismo o Realtà?
Colossal Biosciences punta a far nascere il primo vitello di mammut ibrido entro il 2028. Questa scadenza è accolta con scetticismo da molti scienziati, che la ritengono più una dichiarazione d'intenti che una previsione realistica, date le immense sfide ancora da superare, soprattutto quella della gestazione.
7.2 L'Eredità Tecnologica: Oltre il Mammut
Forse la valutazione più lucida del progetto si basa sull'eredità tecnologica che sta già generando. La ricerca sta agendo come un motore di innovazione in biotecnologia, con impatti duraturi su piattaforme di ingegneria genetica, biologia delle cellule staminali, bioinformatica e tecnologie riproduttive avanzate. In questo senso, il mammut è il "progetto Apollo" della biologia sintetica.
Lo stato attuale della ricerca sulla de-estinzione del mammut lanoso rappresenta un crocevia senza precedenti nella storia della scienza. Non è più un'ipotesi remota, ma un'impresa concreta, un amalgama complesso di biologia di frontiera, modelli di business dirompenti, visioni ecologiche radicali e dilemmi etici profondi. Il percorso è ancora lungo, ma la ricerca sta avanzando a un ritmo impressionante. In definitiva, il tentativo di resuscitare il mammut è molto più della semplice resurrezione di una singola specie. È un esperimento che ci costringe a confrontarci con domande fondamentali sul nostro ruolo nel pianeta, mettendo alla prova i limiti della nostra capacità tecnologica, della nostra saggezza etica e della nostra visione del futuro. La risposta a queste domande definirà l'eredità più profonda dell'era della de-estinzione.
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