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Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 02/08/2025
Di Alex (pubblicato @ 15:34:28 in Nuove Tecnologie, letto 6 volte)

Il dispositivo AI tascabile Rabbit R1 in colorazione arancione, tenuto in una mano, con la sua iconica rotellina di scorrimento.
Presentato al CES come il "Tamagotchi del futuro", il Rabbit R1 ha scatenato un'ondata di entusiasmo e preordini, promettendo di rivoluzionare la nostra interazione con la tecnologia. L'idea è tanto semplice quanto ambiziosa: un piccolo dispositivo AI da 199 dollari che usa le app al posto nostro, liberandoci dalla schiavitù degli smartphone. Ora che i primi modelli sono arrivati nelle mani degli utenti e dei recensori, il verdetto è tutt'altro che unanime. Il Rabbit R1 è la visione geniale del futuro o un gadget affascinante ma, in ultima analisi, inutile?
Il "Large Action Model": un'IA che impara a usare le app
Il cuore pulsante del Rabbit R1 non è un modello linguistico come ChatGPT, ma un "Large Action Model" (LAM). Invece di limitarsi a comprendere e generare testo, il LAM è stato addestrato a riconoscere e utilizzare le interfacce delle applicazioni web come farebbe un essere umano. L'obiettivo è superare la necessità di avere decine di app installate: basta chiedere a voce al R1 di "ordinare un Uber per l'aeroporto" o "trovare una ricetta per la cena con quello che ho in frigo" e il dispositivo, tramite i suoi "rabbits" che operano nel cloud, interagisce con i servizi di Uber o di ricette per portare a termine il compito. Una promessa potentissima, che si scontra però con la realtà di un sistema ancora acerbo e con poche integrazioni funzionanti.
Design iconico, hardware modesto
Il design, curato dalla celebre casa svedese Teenage Engineering, è indiscutibilmente il punto di forza del R1. Un piccolo quadrato arancione acceso, con un display touchscreen, una rotellina per lo scorrimento, un pulsante "push-to-talk" e una fotocamera rotante a 360 gradi chiamata "Rabbit Eye". L'estetica retrò e giocosa ha conquistato tutti. L'hardware interno, tuttavia, è decisamente meno impressionante. Il processore è un MediaTek Helio P35, un chip da smartphone di fascia bassa del 2018, affiancato da 4 GB di RAM. Una dotazione modesta che, secondo l'azienda, è sufficiente poiché la maggior parte dell'elaborazione AI avviene nel cloud. Le recensioni, però, hanno evidenziato una reattività non sempre fulminea e un'autonomia della batteria piuttosto deludente.
- SoC: MediaTek Helio P35 (Octa-core 2.3GHz)
- Memoria: 4 GB RAM / 128 GB Storage
- Display: 2.88 pollici TFT Touchscreen
- Fotocamera ("Rabbit Eye"): 8 MP, rotante a 360°
- Connettività: Wi-Fi (2.4/5GHz), Bluetooth 5.0, 4G LTE (via slot SIM)
- Audio: 2 microfoni, 1 altoparlante
- Batteria: 1000 mAh
- Sistema Operativo: Rabbit OS basato su Large Action Model (LAM)
- Dimensioni e Peso: 78x78x13 mm, 115 grammi
La realtà dei fatti: promesse contro prestazioni
Le prime recensioni, da The Verge a HDBlog.it, sono state impietose. Molte delle funzionalità promesse, come l'integrazione con DoorDash o Uber, non erano attive al lancio o funzionavano in modo inaffidabile. L'IA si è dimostrata spesso più lenta di un utente medio con uno smartphone in mano e l'utilità pratica del dispositivo è stata messa in forte discussione. Alcuni sviluppatori hanno persino dimostrato che il sistema operativo Rabbit OS non è altro che un'app Android mascherata, una tesi smentita dall'azienda ma che ha alimentato il dibattito. Nonostante ciò, l'azienda continua a rilasciare aggiornamenti OTA (Over-The-Air) che stanno gradualmente migliorando le performance e aggiungendo funzionalità, come la recente possibilità di personalizzare l'interfaccia con un prompt testuale.
Il Rabbit R1 è l'emblema perfetto dell'attuale era dell'intelligenza artificiale: un concentrato di idee visionarie, marketing eccezionale e una realtà tecnologica che fatica a tenere il passo. È un oggetto affascinante, un pezzo di design che fa sognare un futuro senza app, ma che oggi non può sostituire lo smartphone. Forse, come sostengono alcuni, il suo vero valore non è in ciò che fa, ma in ciò che rappresenta: il primo, coraggioso tentativo di creare una nuova categoria di dispositivi personali. Sarà un successo o un pezzo da museo per appassionati di tecnologia? Solo il tempo e la capacità di Rabbit di mantenere le sue promesse software potranno dircelo.
Di Alex (pubblicato @ 15:17:48 in Action Camera, letto 64 volte)

La nuova action camera DJI Osmo Action 5 con il suo innovativo sensore da 1 pollice e il sistema di lenti intercambiabili.
Il mercato delle action camera, dominato per anni da GoPro, sta per essere scosso da una nuova, temibile concorrente. Le ultime, insistenti voci sulla DJI Osmo Action 5 non parlano di un semplice aggiornamento, ma di un vero e proprio salto generazionale. Secondo fonti interne e analisti del settore, DJI è pronta a implementare un sensore da 1 pollice e, per la prima volta su una cam di questa categoria, un sistema di lenti intercambiabili. Una mossa audace che mira a conquistare non solo gli sportivi, ma anche i filmmaker e i content creator più esigenti.
Il cuore della rivoluzione: il sensore da 1 pollice
La novità più importante della Osmo Action 5 sarà senza dubbio il suo sensore d'immagine. Abbandonando i sensori di dimensioni più contenute, tipici di questa categoria, DJI ha deciso di integrare un sensore CMOS di Tipo 1.0 (1 pollice). Questa scelta tecnica, finora riservata a fotocamere compatte di fascia alta, porterà benefici enormi in termini di qualità d'immagine. Un sensore più grande cattura molta più luce, garantendo prestazioni eccezionali in condizioni di scarsa illuminazione, una gamma dinamica più ampia per gestire scene con forti contrasti di luce e ombra, e una migliore resa dei colori. In breve, video più puliti, dettagliati e dall'aspetto professionale.
Lenti intercambiabili e creatività cinematografica
Per la prima volta nel settore delle action cam mainstream, DJI introdurrà un sistema di lenti magnetiche intercambiabili. Il kit base includerà un obiettivo grandangolare standard, perfetto per l'azione, ma sarà possibile acquistare separatamente una lente anamorfica. Quest'ultima permette di registrare video con il caratteristico formato widescreen cinematografico e con i riflessi (lens flare) orizzontali tipici delle produzioni di Hollywood. Questa versatilità, unita alla possibilità di registrare in 6K e con un profilo colore a 10-bit, trasforma la Osmo Action 5 da semplice action cam a un vero e proprio strumento per videomaker creativi.
- Sensore: CMOS di Tipo 1.0 (1 pollice)
- Sistema di Lenti: Magnetico, intercambiabile (standard e anamorfico)
- Risoluzione Video Massima: 6K a 30fps / 4K a 120fps
- Profondità Colore: 10-bit D-Log M
- Stabilizzazione: RockSteady 4.0 con "AI-motion" predittiva
- Funzioni AI: "AI-Lut" per color grading in tempo reale
- Impermeabilità (corpo): Fino a 20 metri senza case esterno
- Display: Doppio schermo touchscreen (anteriore e posteriore)
- Connettività: Wi-Fi 6E per trasferimento rapido e streaming
Stabilizzazione e intelligenza artificiale
Il nuovo e più potente processore d'immagine non servirà solo a gestire l'enorme flusso di dati del sensore da 1 pollice, ma alimenterà anche un sistema di stabilizzazione e funzioni AI di livello superiore. La nuova versione dell'algoritmo RockSteady 4.0 sarà in grado di analizzare i dati dei sensori di movimento per anticipare le vibrazioni e compensarle in modo ancora più fluido ed efficace. La funzione "AI-Lut", invece, permetterà di applicare profili colore cinematografici (Lut, Look-Up Table) direttamente in fase di registrazione, offrendo un look professionale al video senza bisogno di post-produzione.
La DJI Osmo Action 5 si preannuncia come un vero "game-changer". Con l'adozione di un sensore da 1 pollice e di lenti intercambiabili, DJI non sta più solo inseguendo GoPro, ma sta alzando l'asticella per l'intero settore. Questo dispositivo si rivolge a un pubblico molto più ampio: non solo a chi cerca una cam robusta per le proprie avventure, ma anche a videomaker e content creator che desiderano la massima qualità e flessibilità creativa in un corpo macchina compatto e versatile. Se il prezzo si manterrà competitivo, GoPro dovrà preparare una risposta molto convincente.
Di Alex (pubblicato @ 12:55:00 in Scienza e Spazio, letto 57 volte)

Rappresentazione artistica dell'esopianeta Proxima Centauri b colpito da un violento brillamento della sua stella nana rossa.
A soli 4,2 anni luce da noi, orbita un mondo che accende la fantasia di scienziati e appassionati: Proxima Centauri b. Questo esopianeta, per massa molto simile alla Terra, si trova nella "zona abitabile" della sua stella, una regione dove la temperatura potrebbe consentire l'esistenza di acqua liquida in superficie. Eppure, le speranze di trovarvi un'oasi aliena si scontrano con la natura violenta della sua stella madre, una nana rossa soggetta a eruzioni catastrofiche. Le ultime analisi, basate sui dati dei più potenti telescopi, stanno cercando di risolvere questo affascinante e terribile paradosso.
Un mondo potenzialmente abitabile
La scoperta di Proxima b ha segnato una pietra miliare nella ricerca di mondi extrasolari. È il pianeta potenzialmente simile alla Terra più vicino a noi, un obiettivo quasi a portata di mano su scala cosmica. La sua posizione all'interno della zona abitabile è il primo, fondamentale requisito per la vita come la conosciamo. Se Proxima b fosse riuscito a formare e a trattenere un'atmosfera, la sua superficie potrebbe avere una temperatura media compatibile con oceani, laghi e fiumi. I modelli teorici suggeriscono che, in condizioni ideali, potrebbe trattarsi di un "mondo oceanico", completamente ricoperto d'acqua. Ma le condizioni, purtroppo, sono ben lontane dall'essere ideali.
La minaccia della nana rossa
La stella Proxima Centauri è una nana rossa, il tipo di stella più comune nella nostra galassia. Queste stelle sono molto più piccole e fredde del nostro Sole, ma sono anche estremamente instabili, specialmente nelle prime fasi della loro vita. Sono soggette a frequentissimi e violenti brillamenti (flares), eruzioni di energia che scagliano nello spazio particelle e radiazioni ad alta energia, come raggi X e ultravioletti. Proxima b, orbitando molto vicino alla sua stella per poter ricevere il giusto calore, si trova sulla linea di fuoco di questa tempesta cosmica. Un singolo, potente brillamento potrebbe essere sufficiente a spazzare via un'intera atmosfera planetaria e a sterilizzare la superficie, annientando ogni possibilità di sviluppo per la vita.
- Pianeta: Proxima Centauri b
- Stella Madre: Proxima Centauri (Nana Rossa, tipo M)
- Distanza dalla Terra: ~ 4,24 anni luce
- Massa Stimata: ~ 1,17 volte la massa terrestre
- Periodo Orbitale: 11,2 giorni terrestri
- Posizione: All'interno della zona abitabile stellare
- Minaccia Principale: Intensi e frequenti brillamenti stellari (radiazioni X e UV)
- Incertezza Chiave: Presenza e composizione di un'atmosfera e di un campo magnetico
Le indagini del James Webb e il campo magnetico
La domanda cruciale a cui gli astronomi stanno cercando di rispondere è: Proxima b ha ancora un'atmosfera? E se sì, ha un campo magnetico abbastanza potente da proteggerla? È qui che entra in gioco il Telescopio Spaziale James Webb. Grazie alla sua incredibile sensibilità, il Webb sta analizzando la debole luce che filtra attraverso l'eventuale atmosfera del pianeta quando questo transita davanti alla sua stella. L'obiettivo è cercare le "impronte digitali" di molecole come ossigeno, metano o anidride carbonica. La loro presenza sarebbe un indizio fondamentale. Parallelamente, si cerca di capire se il pianeta possieda un campo magnetico globale, uno scudo invisibile che potrebbe deviare il vento stellare e mitigare gli effetti dei brillamenti. Senza un campo magnetico robusto, le speranze di trovare un ambiente ospitale sono quasi nulle.
Il mistero di Proxima b rimane uno dei più avvincenti dell'astronomia moderna. È un laboratorio naturale che ci mostra la complessa e spesso brutale interazione tra un pianeta e la sua stella. Potrebbe essere un mondo morto e irradiato, un monito su quanto sia difficile per la vita attecchire nell'universo. Oppure, contro ogni previsione, potrebbe aver sviluppato meccanismi di protezione che ancora non comprendiamo, nascondendo sotto una spessa atmosfera un ambiente radicalmente diverso dal nostro, ma vivo. Ogni nuovo dato raccolto dai nostri telescopi ci avvicina un po' di più alla soluzione, tenendoci con il fiato sospeso di fronte al nostro vicino cosmico più enigmatico.
Di Alex (pubblicato @ 12:30:00 in Tecnologia indossabile, letto 25 volte)

Un concept del nuovo Samsung Galaxy Watch 8 Ultra con cassa squadrata e un quadrante che mostra il monitoraggio della glicemia.
Il mercato degli smartwatch sta per essere scosso da una novità epocale. Le ultime indiscrezioni sui Samsung Galaxy Watch 8, la cui presentazione è attesa per la fine dell'estate, non parlano solo di un aggiornamento di routine, ma di una vera e propria rivoluzione. Accanto ai modelli Classic e Pro, debutterà un inedito Watch 8 Ultra progettato per sfidare Apple sul suo stesso terreno, ma la vera star sarà un sensore che in molti attendono da anni: il monitoraggio non invasivo della glicemia. Una funzionalità che potrebbe cambiare la vita di milioni di persone.
Un design "squircle" e un modello Ultra
Samsung si prepara a rinnovare l'estetica della sua linea di smartwatch. I nuovi Galaxy Watch 8 abbandoneranno il classico design perfettamente rotondo per adottare una forma "squircle", ovvero un quadrato con angoli molto arrotondati, simile a quello del Vision Pro di Apple. Questa scelta permetterebbe di massimizzare l'area visualizzabile del display a parità di ingombro. La vera novità della gamma sarà l'introduzione del Galaxy Watch 8 Ultra, un modello più grande, robusto e con una batteria maggiorata, pensato per gli sport estremi e per competere direttamente con l'Apple Watch Ultra. Il modello Classic, per la gioia degli appassionati, manterrà l'amatissima ghiera fisica girevole per il controllo dell'interfaccia.
La rivoluzione del monitoraggio della glicemia
La funzionalità più attesa e rivoluzionaria è senza dubbio il monitoraggio non invasivo della glicemia. Dopo anni di ricerca e sviluppo, Samsung sembra finalmente pronta a integrare un sensore ottico capace di misurare i livelli di zucchero nel sangue senza la necessità di pungere il dito. Se confermata, questa tecnologia rappresenterebbe un punto di svolta non solo per le persone diabetiche, che potrebbero monitorare la loro condizione in tempo reale e in modo continuo, ma anche per chiunque voglia tenere sotto controllo il proprio metabolismo. Il tutto sarà gestito dal nuovo processore Exynos W1000, un chip a 3 nanometri che promette maggiore efficienza e una durata della batteria migliorata su tutti i modelli.
- Processore: Exynos W1000 (processo a 3nm)
- Modelli: Watch 8, Watch 8 Classic (con ghiera fisica), Watch 8 Ultra
- Design: Cassa "squircle" (quadrata con angoli arrotondati)
- Nuovo Sensore Rivoluzionario: Monitoraggio non invasivo della glicemia (glucosio nel sangue)
- Altri Sensori: Temperatura cutanea, BioActive (battito cardiaco, ECG, composizione corporea) migliorati
- Sistema Operativo: Wear OS 5 con interfaccia One UI Watch 6
- Batteria (Ultra): Capacità maggiorata per un'autonomia di più giorni
- Materiali (Ultra): Cassa in titanio e vetro zaffiro
Software e intelligenza artificiale con Wear OS 5
I nuovi smartwatch debutteranno con a bordo l'ultima versione del sistema operativo di Google, Wear OS 5, personalizzata con l'interfaccia One UI Watch 6 di Samsung. Il software sfrutterà la potenza del nuovo processore per integrare funzionalità di intelligenza artificiale ancora più avanzate. Si parla di un "Galaxy AI for Health", un assistente virtuale per la salute capace di analizzare i dati raccolti dai sensori (inclusa la nuova misurazione della glicemia) per fornire consigli personalizzati, rilevare pattern anomali e offrire un quadro completo del proprio stato di benessere. L'integrazione con l'ecosistema Galaxy sarà ovviamente ancora più profonda, garantendo una perfetta continuità tra smartwatch, smartphone e altri dispositivi Samsung.
In conclusione, la serie Samsung Galaxy Watch 8 si preannuncia come uno degli aggiornamenti più importanti di sempre nel settore dei dispositivi indossabili. L'introduzione del modello Ultra e, soprattutto, la concretizzazione del sogno del monitoraggio non invasivo della glicemia, potrebbero non solo consolidare la leadership di Samsung nel mondo Android, ma anche attrarre un'utenza completamente nuova, posizionando lo smartwatch come un vero e proprio strumento medicale di prevenzione. Se Samsung manterrà le promesse, Apple e gli altri concorrenti avranno un nuovo, altissimo standard con cui confrontarsi.

Intel Lunar Lake, il core e la RAM integrata sul package
Intel ha ufficialmente svelato i dettagli della sua architettura più attesa: Lunar Lake, nome in codice della nuova famiglia di processori Core Ultra 200V. Non si tratta di un semplice aggiornamento, ma di una riprogettazione radicale pensata per dominare l'era degli AI PC. Con un'efficienza energetica senza precedenti per il mondo x86, una potente NPU dedicata all'intelligenza artificiale e una nuova architettura grafica, Intel lancia il guanto di sfida non solo alla storica rivale AMD, ma soprattutto ai nuovi agguerriti concorrenti come Qualcomm e Apple, che hanno fatto dell'efficienza il loro cavallo di battaglia.
Architettura: efficienza prima di tutto
La filosofia dietro Lunar Lake è un completo ribaltamento rispetto al passato: massima efficienza. Per ottenerla, Intel ha abbandonato l'hyper-threading e ha adottato una nuova configurazione ibrida con un massimo di 8 core: 4 P-Core (Performance-Core) basati sulla nuova architettura "Lion Cove" e 4 E-Core (Efficient-Core) basati sull'architettura "Skymont". Questa scelta, unita a un processo produttivo avanzato, permette a Intel di promettere un consumo energetico drasticamente inferiore rispetto alle generazioni precedenti, con una durata della batteria dei laptop che punta a competere direttamente con quella dei MacBook Air. Un'altra decisione chiave è stata l'integrazione della memoria RAM LPDDR5X direttamente sul package del processore, riducendo latenze e consumi a scapito, però, della possibilità di espansione da parte dell'utente.
La potenza dell'AI e la nuova grafica Xe2
Il vero cuore pulsante di Lunar Lake è la sua capacità di calcolo per l'intelligenza artificiale. I nuovi chip integrano una NPU (Neural Processing Unit) di quarta generazione, un'unità di elaborazione neurale capace di raggiungere da sola 48 TOPS (trilioni di operazioni al secondo). Sommando la potenza di calcolo di CPU e della nuova GPU, l'intera piattaforma può arrivare a un totale di 120 TOPS, qualificandosi pienamente per le funzionalità più avanzate dei nuovi PC Copilot+ di Microsoft. La grafica integrata compie un balzo generazionale, passando all'architettura Xe2-LPG ("Battlemage"). Questa nuova iGPU non solo promette un aumento delle prestazioni nei giochi fino al 50% rispetto a Meteor Lake, ma include anche i nuovi motori XMX per l'accelerazione dei carichi di lavoro AI.
- Processo Produttivo: N3B di TSMC
- Core CPU: Fino a 4 P-Core (Lion Cove) + 4 E-Core (Skymont)
- Memoria: 16 GB o 32 GB di RAM LPDDR5X-8533 integrata sul package
- Grafica Integrata: Intel Arc basata su architettura Xe2-LPG (fino a 8 Xe-Core)
- NPU: Fino a 48 TOPS di performance AI
- Performance AI Totale (Sistema): Fino a 120 TOPS
- Media Engine: Supporto alla decodifica hardware del nuovo codec H.266/VVC
- Connettività: Wi-Fi 7 e Bluetooth 5.4 integrati, supporto a Thunderbolt 4
Cosa significa per i prossimi portatili
I primi portatili equipaggiati con processori Intel Core Ultra "Lunar Lake" arriveranno sul mercato a partire dal terzo trimestre del 2025, con oltre 80 modelli previsti dai maggiori produttori come Dell, HP, Lenovo e Asus. Questi dispositivi saranno sottili, leggeri e, per la prima volta nel mondo Windows, realmente capaci di garantire un'intera giornata di lavoro lontano dalla presa di corrente, senza sacrificare le prestazioni. Il supporto nativo al nuovo codec video VVC e la connettività di ultima generazione con Wi-Fi 7 li rendono a prova di futuro. L'integrazione di una NPU così potente aprirà inoltre la porta a nuove applicazioni e funzionalità basate sull'IA che funzioneranno direttamente sul dispositivo, in modo rapido e sicuro, senza dipendere dal cloud.
In conclusione, con Lunar Lake, Intel non sta solo rispondendo alla concorrenza, ma sta cercando di ridefinire cosa sia un PC portatile nel 2025. L'incredibile balzo in avanti nell'efficienza energetica e la massiccia integrazione di hardware dedicato all'IA rappresentano un punto di svolta. Se le promesse su autonomia e prestazioni verranno mantenute dai prodotti finali, potremmo finalmente assistere a una vera parità di condizioni con l'ecosistema Apple e a una solida alternativa ai nuovi chip basati su architettura ARM, con il vantaggio aggiunto di una compatibilità software x86 totale e nativa. L'era dell'AI PC è ufficialmente iniziata, e Intel ha appena giocato la sua carta più importante.
Di Alex (pubblicato @ 08:56:22 in Nuove Tecnologie, letto 87 volte)

Un concept del nuovo Apple Watch Ultra 3 con un quadrante che mostra dati avanzati sul sonno.
Mentre l'attenzione di molti è puntata sui prossimi iPhone, le indiscrezioni più recenti provenienti da fonti affidabili come l'analista Ming-Chi Kuo e il giornalista Mark Gurman di Bloomberg iniziano a delineare il profilo del prossimo Apple Watch Ultra 3. Contrariamente alle aspettative di una rivoluzione hardware, sembra che Apple per il 2025 si concentrerà sull'affinamento di un prodotto già eccellente, introducendo nuove, cruciali capacità di monitoraggio della salute, con un'enfasi particolare sull'analisi del sonno e l'integrazione di un sensore inedito.
Design e hardware: la strategia dell'affinamento
Secondo le fonti, l'Apple Watch Ultra 3 manterrà in gran parte lo stesso design e le dimensioni del suo predecessore. Non ci si attende quindi l'introduzione della tanto chiacchierata tecnologia del display MicroLED, il cui debutto sembra essere stato posticipato a causa di complessità produttive e costi elevati. Il robusto case in titanio, il vetro zaffiro e l'iconica Corona Digitale rimarranno i pilastri di un'estetica ormai consolidata e apprezzata dal pubblico. Le novità hardware si concentreranno sotto il cofano, con il probabile arrivo di un nuovo processore, il chip S10, progettato per gestire le nuove funzionalità di monitoraggio in modo più efficiente e per migliorare ulteriormente l'autonomia, vero punto di forza della serie Ultra.
La vera novità: monitoraggio dell'apnea notturna
La "killer feature" del prossimo Apple Watch Ultra 3 sarà, con ogni probabilità, la capacità di rilevare l'apnea notturna. Questo disturbo del sonno, molto diffuso ma spesso non diagnosticato, è caratterizzato da interruzioni della respirazione. Il nuovo smartwatch di punta di Apple utilizzerebbe una combinazione di sensori, inclusi quelli per la frequenza cardiaca e il livello di ossigeno nel sangue (SpO2), per analizzare i pattern respiratori durante la notte. Al risveglio, l'utente potrebbe ricevere una notifica che lo invita a consultare un medico qualora venissero rilevati segnali riconducibili a questa condizione. Si tratterebbe di un passo avanti fondamentale nel posizionare lo smartwatch non solo come un tracker per il fitness, ma come un vero e proprio dispositivo di monitoraggio proattivo della salute.
- Processore (previsto): Chip Apple S10 SiP (System in Package)
- Display (previsto): Stesso pannello OLED LTPO del modello precedente
- Materiali (previsto): Cassa in titanio, cristallo di zaffiro frontale
- Sensori confermati: Temperatura cutanea, Cardiofrequenzimetro ottico, Livelli O₂
- Nuova funzione (rumor): Rilevamento dell'apnea notturna tramite analisi dei pattern di sonno e SpO2
- Sistema operativo (previsto): watchOS 12
- Connettività (previsto): GPS di precisione a doppia frequenza, Cellulare, Wi-Fi, Bluetooth 5.3
Un nuovo sensore per la pressione sanguigna?
Oltre al monitoraggio del sonno, Gurman riporta che Apple sta lavorando da anni a un sistema non invasivo per il monitoraggio della pressione sanguigna. Sebbene l'Apple Watch Ultra 3 non sarà in grado di fornire misurazioni esatte (sistolica e diastolica), si prevede possa integrare un nuovo sensore capace di rilevare le tendenze della pressione nel tempo. Lo smartwatch avviserebbe l'utente in caso di ipertensione, registrando le condizioni in cui si è verificato l'aumento della pressione e consigliando di effettuare una misurazione con strumenti medici tradizionali. Questa funzione, se confermata, rappresenterebbe un'altra importante vittoria per Apple nel campo della salute preventiva.
In sintesi, l'Apple Watch Ultra 3 si prefigura non come una rivoluzione estetica, ma come un'evoluzione sostanziale e intelligente. Apple sembra voler consolidare la posizione del suo smartwatch di punta come il guardiano più avanzato della nostra salute personale, un dispositivo capace di individuare condizioni silenti e potenzialmente pericolose come l'apnea notturna e l'ipertensione. Se queste funzioni venissero implementate con la consueta accuratezza dell'azienda, il nuovo Ultra potrebbe diventare un acquisto quasi obbligato per chiunque prenda sul serio il proprio benessere, giustificando pienamente il suo posizionamento premium nel mercato.
Di Alex (pubblicato @ 07:10:38 in Smartphone Android, letto 96 volte)

Samsung Galaxy Z Fold 7 aperto, mostrando l'ampio display interno da 8 pollici e il design più sottile
Il momento è arrivato. Samsung ha ufficialmente lanciato sul mercato il nuovo Galaxy Z Fold 7, un dispositivo che riscrive le regole del settore pieghevole. Non si tratta di un semplice aggiornamento, ma di un prodotto che, grazie a un design radicalmente rinnovato e a specifiche da primo della classe, si impone come il vero punto di riferimento. Dimenticate i compromessi del passato: il Fold 7 è più sottile, più leggero e più potente che mai, una dimostrazione di forza che lascia la concorrenza, Apple inclusa, a inseguire.
Design e display: la perfezione ha una nuova forma
La più grande novità del Galaxy Z Fold 7 è tangibile appena lo si prende in mano. Con uno spessore di appena 8.9 mm da chiuso e 4.2 mm da aperto, e un peso piuma di 215 grammi, Samsung ha compiuto un vero miracolo ingegneristico. Il fastidioso formato "a telecomando" del passato è solo un ricordo: il nuovo display esterno da 6.5 pollici ha un rapporto di forma più largo e confortevole, rendendo l'uso a telefono chiuso finalmente piacevole e paragonabile a quello di uno smartphone tradizionale. Una volta aperto, si viene accolti da un magnifico pannello Dynamic AMOLED 2X da ben 8 pollici, con una piega centrale così ridotta da risultare quasi invisibile. La robustezza è garantita dal nuovo telaio in Armor Aluminum e dal vetro Corning Gorilla Glass Ceramic 2, per una resistenza senza precedenti.
Specifiche tecniche: la potenza di un Ultra, in un corpo pieghevole
Sotto la scocca del Z Fold 7 pulsa il processore più avanzato del momento, lo Snapdragon 8 Elite for Galaxy, una versione potenziata del chip di Qualcomm che garantisce prestazioni estreme e un'efficienza energetica ottimizzata. Accompagnato da 12 GB di RAM nel taglio base, questo smartphone non teme alcuna operazione, dal gaming più spinto al multitasking più complesso. Una delle rinunce di questa generazione è il supporto alla S-Pen, una scelta fatta probabilmente per raggiungere questo incredibile spessore. La fotocamera, però, fa un balzo epocale, adottando finalmente il sensore principale da 200 MP della serie Ultra.
- Processore: Qualcomm Snapdragon 8 Elite for Galaxy
- RAM: 12 GB LPDDR5X
- Memoria interna: 256 GB / 512 GB / 1 TB UFS 4.0
- Display Esterno: Dynamic AMOLED 2X da 6.5 pollici, QHD+, refresh rate adattivo 1-120Hz, Gorilla Glass Ceramic 2
- Display Interno: Dynamic AMOLED 2X da 8.0 pollici, QXGA+, refresh rate adattivo 1-120Hz
- Fotocamera Principale: Sensore da 200 MP con OIS
- Fotocamera Ultra-wide: 12 MP con autofocus
- Teleobiettivo: 10 MP con zoom ottico 3x
- Batteria: 4.400 mAh con ricarica cablata a 25W e wireless
- Resistenza: Certificazione IP48
Galaxy AI e Fotocamera da Re
Galaxy AI, l'intelligenza artificiale di Samsung, trova la sua massima espressione sul grande schermo del Fold 7. Le funzioni sono ora più fluide e integrate, permettendo un'interazione naturale tra le app e sfruttando tutto lo spazio a disposizione per la produttività e la creatività. Ma è il comparto fotografico a segnare il passo più importante. L'adozione del sensore da 200 Megapixel trasforma il Fold 7 in un camera-phone di altissimo livello, eliminando il principale compromesso che affliggeva le generazioni precedenti. Ora è possibile avere scatti di qualità paragonabile a quella del Galaxy S25 Ultra, con la versatilità unica che solo un form-factor pieghevole può offrire.
In conclusione, il Samsung Galaxy Z Fold 7 è qui e ha mantenuto ogni promessa. È il dispositivo della maturità, quello che riesce a unire il meglio di due mondi: la comodità di uno smartphone tradizionale quando è chiuso e la potenza di un tablet quando è aperto, il tutto senza compromessi evidenti in termini di peso, spessore o prestazioni fotografiche. Il prezzo rimane un fattore importante, posizionandolo nella fascia altissima del mercato, ma per la prima volta, la spesa è giustificata da un'esperienza d'uso completa e rivoluzionaria. Samsung ha definito un nuovo standard, e ora la palla passa agli altri.
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