Normal
Zoomed for Chrome, Safari, IE
Zoomed for FF
Powered by Jasper Roberts - Blog
Home Archivio Microsmeta Portal Galleria Forum Podcast Contatti
Cerca in Digital Worlds
 

English Translation

MOBILE E DESKTOP

Regola ampiezza visuale

Digital Worlds WordPress


Contatta il webmaster
Alex - Microsmeta


Martina - Redazione
Social Media Manager


Think different!
Molla Apple e spendi 1/3!

No Apple Intelligence fino al 2025
su iPhone 16 Pro Max? Sono 1489
Euro buttati ...Davvero no grazie!

...Passato ad Android :-)

Pertecipa a Digital Worlds

TopTecnoPodcast
CLICCA PER VEDERLI
TopPodcastITA

Scacchi,
cibo per la mente!

Russian Grandmaster
Natalia Pogonina









Ci sono 2704 persone collegate


Feed XML RSS 0.91 Microsmeta Podcast
Feed XML RSS 0.91 Feed RSS Commenti
Feed XML RSS 0.91 Feed RSS Articoli
Feed XML Atom 0.3 Feed Atom 0.3



français Visiteurs Français

english English Visitors

< febbraio 2026 >
L
M
M
G
V
S
D
      
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
 
             

Titolo
Action Camera (2)
Antivirus-Firewall-VPN (13)
Auto elettriche (9)
BarCamp (11)
Chiacchiere Varie (31)
Curiosità (32)
Domotica (3)
Droni (2)
ENGLISH VERSION (1)
Fantascienza-Misteri (26)
FIBRA ADSL LTE 4G (12)
FIBRA, 5G, FWA (2)
Gadgets vari (19)
Giochi intelligenti (5)
Guide Digital Worlds (11)
Hardware (55)
Intelligenza Artificiale (22)
Internet - Web 2.0 (57)
Linux - open source (160)
macOS (37)
Microsmeta Podcast (20)
Microsoft Windows (13)
Misteri (11)
Netbook (8)
Netbook - Tablet (6)
Notebook (7)
Nuove Tecnologie (174)
PC Android (4)
PC desktop all-in-one (6)
Robotica (76)
Salute e benessere (8)
Scienza e Spazio (96)
Smart Home Amazon Google (3)
Smartphone (29)
Smartphone Android (165)
Smartphone HP Palm (3)
Smartphone iPhone (96)
Smartphone Linux (7)
Smartphone Symbian (4)
Smartphone Win (30)
Smartwatch-Wearable (9)
Social networks (18)
Software (40)
Storia dell'informatica (5)
Sviluppo sostenibile (61)
Tablet (53)
Tecnologia indossabile (13)
TV e Video on-line (49)
TV LED - OLED (1)
ultrabook (1)
Universo Apple (73)
Universo Blog (4)
Universo Google (20)
Universo Microsoft (42)
Universo Podcast (16)
Version Français (1)
Videogiochi (26)
Videogiochi e console (1)
WiFi WiMax (5)

Catalogati per mese:

Gli interventi più cliccati

Ultimi commenti:
Ciao Stella, scusa il ritardo....
15/01/2021 @ 19:28:44
Di Alex - Microsmeta
Gentilmente qualcuno sa indica...
07/01/2021 @ 14:30:10
Di stella

Titolo
Bianco e nero (1)
Colore (12)

Le fotografie più cliccate

Titolo
Quale sistema operativo usi principalmente?

 Windows 11
 Windows 10
 Windows 8
 Windows 7
 macOS Sequoia
 macOS Sonoma
 macOS Precedenti
 Linux
 iOS
 Android

NETMARKETSHARE




Blogarama - Technology Blogs


Titolo
Listening
Musica legale e gratuita: Jamendo.com

Reading
Libri:
Come Internet cambierà la TV per sempre di Tommaso Tessarolo

Gomorra di Roberto Saviano

Ragionevoli Dubbi di Gianrico Carofiglio
Se li conosci li eviti di Marco Travaglio

Watching
Film:
The Prestige
Lettere da Hiwo Jima
Masseria delle allodole
Le vite degli altri
Mio fratello è figlio unico
Déjà vu - Corsa contro il tempo
Ti amerò sempre
The millionaire | 8 Oscar







11/10/2025 @ 16:44:12
script eseguito in 133 ms


Progetto grafico e web design:
Arch. Andrea Morales
P.IVA 08256631006



\\ Home Page : Pubblicazioni
Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
 
 
Articoli del 11/10/2025

Di Alex (pubblicato @ 16:00:00 in Videogiochi, letto 6 volte)
La scheda grafica NVIDIA GeForce RTX 5060, un concentrato di tecnologia tra prestazioni e compromessi.
La scheda grafica NVIDIA GeForce RTX 5060, un concentrato di tecnologia tra prestazioni e compromessi.

La GeForce RTX 5060 non è solo una nuova GPU, ma il lancio più critico di NVIDIA per questa generazione. Definisce l'esperienza di gioco base per la maggior parte dei PC builder, incarnando un conflitto centrale: la promessa dell'architettura Blackwell e di DLSS 4 contro i controversi 8GB di VRAM. Il suo debutto, segnato dal ritardo nel rilascio dei driver per le recensioni, ha alimentato un dibattito acceso sul suo reale valore e sulla strategia di NVIDIA per il mercato di massa. LEGGI TUTTO

Architettura Blackwell: un'analisi tecnica
La GeForce RTX 5060 introduce l'architettura Blackwell nel segmento mainstream, basata su un processo produttivo a 5 nm. Il cuore della scheda è la GPU GB206, che ospita 3840 CUDA core, 120 Tensor core di quinta generazione e 30 RT core di quarta generazione, dedicati rispettivamente al calcolo generico, all'intelligenza artificiale e al ray tracing.[7, 8] La novità più significativa risiede nel sottosistema di memoria, che adotta il nuovo standard GDDR7, capace di raggiungere una velocità di 28 Gbps. Tuttavia, questa innovazione è frenata da un bus di memoria a 128-bit, identico a quello della generazione precedente, che limita la larghezza di banda complessiva a 448 GB/s.[7, 8] Questo dettaglio tecnico è fondamentale per comprendere le prestazioni della scheda: un motore potente (memoria veloce) collegato a una trasmissione stretta (bus limitato).


  • Architettura: Blackwell vs. Ada Lovelace (RTX 4060)
  • GPU: GB206 vs. AD107
  • CUDA Cores: 3840 vs. 3072
  • Boost Clock: ~2497 MHz vs. ~2460 MHz
  • Memoria: 8 GB GDDR7 vs. 8 GB GDDR6
  • Velocità Memoria: 28 Gbps vs. 17 Gbps
  • Bus Memoria: 128-bit vs. 128-bit
  • Larghezza di Banda: 448.0 GB/s vs. 272.0 GB/s
  • TDP: 145W vs. 115W
  • MSRP di lancio: $299 vs. $299


Il campo di battaglia dei giochi: rasterizzazione contro ray tracing
Nei test di gioco, la RTX 5060 mostra una doppia personalità. Nelle prestazioni di rasterizzazione pura, ovvero senza l'ausilio di tecnologie di upscaling o ray tracing, i miglioramenti rispetto alla RTX 4060 sono modesti. In molti titoli moderni, la scheda offre un'esperienza fluida in Full HD (1080p), ma il limite degli 8 GB di VRAM emerge prepotentemente. Giochi come Cyberpunk 2077 con impostazioni ultra iniziano a mostrare segni di sofferenza, con cali di frame rate e stuttering legati all'esaurimento della memoria video.[9]

Tuttavia, la scheda cambia volto quando si attivano le tecnologie proprietarie di NVIDIA. Grazie ai nuovi RT core e, soprattutto, al DLSS 4 con Multi Frame Generation, la RTX 5060 è in grado di offrire prestazioni in ray tracing che erano impensabili per questa fascia di prezzo fino a poco tempo fa. In titoli supportati, l'attivazione del DLSS in modalità "Bilanciata" o "Performance" può portare a un raddoppio del frame rate, rendendo il gaming con effetti di luce realistici non solo possibile, ma godibile.[9] Questo sposta il valore della scheda dal suo silicio al software che è in grado di eseguire, trasformandola in un dispositivo quasi "software-defined", il cui potenziale è sbloccato dall'ecosistema NVIDIA.

La questione degli 8GB: un limite strategico?
La scelta di dotare la RTX 5060 di soli 8 GB di VRAM è la decisione più controversa e criticata. Sebbene sufficienti per molti giochi attuali a 1080p, questa quantità di memoria è già un collo di bottiglia per i titoli più esigenti e ne limita drasticamente la longevità.[9, 10] Non si tratta di un errore di valutazione, ma di una precisa strategia di segmentazione del mercato. Offrendo una versione "Ti" con 16 GB di VRAM a un prezzo superiore [11], NVIDIA crea un incentivo all'acquisto di modelli più costosi per gli utenti che desiderano una soluzione più a prova di futuro. Questa forma di "obsolescenza pianificata" tramite il collo di bottiglia della VRAM garantisce che gli acquirenti del modello base sentiranno la necessità di un upgrade in un ciclo di 18-24 mesi, alimentando così le vendite future.

In definitiva, la NVIDIA GeForce RTX 5060 è una scheda complessa da giudicare. Il suo valore non risiede nella pura potenza hardware, ma nella sua capacità di fungere da porta d'accesso all'ecosistema software di NVIDIA, in particolare al DLSS 4. È la scelta ideale per il giocatore con un budget definito che gioca principalmente in Full HD e vuole sperimentare il ray tracing senza spendere una fortuna, a patto di accettare di affidarsi pesantemente alle tecnologie di upscaling. Al contrario, è sconsigliata a chi cerca prestazioni brute e costanti in ogni titolo o a chi desidera un investimento che duri nel tempo senza compromessi.

 
Di Alex (pubblicato @ 12:00:00 in Smartphone Android, letto 37 volte)
Il Vivo X200 Ultra, un cameraphone progettato per i puristi della fotografia.
Il Vivo X200 Ultra, un cameraphone progettato per i puristi della fotografia.

Il Vivo X200 Ultra non è un semplice smartphone, ma uno strumento fotografico iper-specializzato. Progettato per un'élite di appassionati che comprendono le sfumature dell'attrezzatura professionale, questo dispositivo sfida le convenzioni del mercato di massa. Non essendo venduto ufficialmente in Europa, rappresenta una scelta per intenditori, disposti a navigare le complessità di un sistema operativo non localizzato (OriginOS) pur di accedere a un comparto ottico senza rivali. LEGGI TUTTO

Design e specifiche: al servizio dell'obiettivo
Il design del Vivo X200 Ultra è una dichiarazione d'intenti. La scocca posteriore è dominata da un imponente modulo fotografico circolare, al cui centro campeggia il logo Zeiss, a testimonianza della collaborazione che definisce l'identità del prodotto.[1] Ogni elemento costruttivo, dalle dimensioni di 163.1 x 76.8 x 8.7 mm al peso di 229 grammi, è stato bilanciato per offrire una presa sicura e stabile, tipica di una fotocamera dedicata piuttosto che di un telefono generalista.[2, 3] La costruzione in vetro e alluminio comunica una sensazione premium, ma è chiaro che la priorità assoluta è stata data alla funzionalità fotografica, anche a costo di un ingombro non trascurabile.

Sotto la scocca si cela una piattaforma hardware di altissimo livello, pensata per supportare senza compromessi l'elaborazione delle immagini. Il processore Qualcomm Snapdragon 8 Elite, affiancato da un massimo di 16 GB di RAM LPDDR5X e 1 TB di storage UFS 4.1, garantisce una reattività fulminea in ogni contesto, dalla gestione di file RAW pesanti alla registrazione video in 4K a 120 fps.[3, 4, 5]


  • Display: 6.82 pollici LTPO AMOLED, 1440 x 3168 pixel, 120Hz, 4500 nits (picco)
  • Processore: Qualcomm Snapdragon 8 Elite (3 nm)
  • RAM: 12GB / 16GB LPDDR5X
  • Storage: 256GB / 512GB / 1TB UFS 4.1
  • Fotocamera Principale: 50MP Sony LYT-818, sensore da 1/1.28", f/1.7 equivalente a 35mm, Gimbal OIS
  • Teleobiettivo: 200MP Samsung HP9, sensore da 1/1.4", f/2.3 periscopico equivalente a 85mm, zoom ottico 3.7x
  • Ultra-Grandangolare: 50MP Sony LYT-818, sensore da 1/1.28", f/2.0 equivalente a 14mm
  • Batteria: 6000 mAh
  • Ricarica: 90W cablata, 40W wireless


Un'esperienza fotografica che cambia le regole
Il vero cuore dell'X200 Ultra risiede nel suo approccio alla fotografia, che rappresenta un cambio di paradigma. Abbandonando la nomenclatura semplificata basata sui moltiplicatori di zoom (es. 0.5x, 1x, 2x), l'interfaccia adotta il linguaggio dei professionisti, esprimendo le ottiche in termini di lunghezza focale: 14mm, 35mm, 85mm.[6] Questa non è una semplice scelta estetica, ma un segnale deliberato al mercato. Vivo sta comunicando che questo non è un telefono per tutti, ma uno strumento per chi "parla" la lingua della fotografia, filtrando attivamente la sua base di utenti e attraendo un pubblico di nicchia ma estremamente influente.

La fotocamera principale, con la sua inusuale lunghezza focale da 35mm, si discosta nettamente dallo standard di 23-26mm degli altri smartphone. Questo si traduce in un'inquadratura nativamente più stretta, simile alla prospettiva dell'occhio umano, che eccelle nel separare il soggetto dallo sfondo con un bokeh naturale e piacevole. Tuttavia, impone al fotografo una maggiore attenzione alla composizione, trasformando ogni scatto in una potenziale "cartolina" che richiede però abilità per essere realizzata.[5, 6] Il teleobiettivo periscopico da 200MP e 85mm, a sua volta, non è solo un potente strumento per catturare dettagli a distanza, ma si rivela un'ottica da ritratto eccezionale, capace di produrre immagini di una qualità sbalorditiva.[1, 5] L'utilizzo di questo sistema richiede una curva di apprendimento ripida: il dispositivo esige competenza, al punto che l'utente stesso può diventare il "collo di bottiglia" del sistema se non è all'altezza dell'hardware che ha tra le mani.[6]

Prestazioni e compromessi software
Le prestazioni generali sono eccellenti, come ci si aspetta da un top di gamma. Tuttavia, emerge un'interessante dinamica nel confronto con il fratello Vivo X200 Pro, dotato di chip MediaTek. Lo Snapdragon 8 Elite dell'Ultra, pur essendo più potente, risulta leggermente meno efficiente, causando una quasi impercettibile riduzione dell'autonomia nonostante l'identica batteria da 6000 mAh. L'endurance rimane comunque straordinaria, garantendo due giorni pieni di utilizzo intenso.[6]

Il più grande compromesso risiede nel software. L'hardware di livello mondiale si scontra con un'esperienza software, OriginOS, profondamente radicata nel mercato cinese.[6] Per un utente occidentale, questo si traduce in una serie di app preinstallate inutili e servizi non funzionanti, creando un paradosso: l'utente abbastanza sofisticato da desiderare questo hardware è anche quello che più probabilmente sarà frustrato da un software non ottimizzato. Questa tensione rivela la sfida di creare un prodotto di "nicchia globale", dove l'appeal dell'hardware è universale ma i costi di una localizzazione software completa sono proibitivi per un dispositivo a basso volume.

In conclusione, il Vivo X200 Ultra non va giudicato con i metri di paragone dei normali smartphone. Non è il "miglior telefono", ma è senza dubbio il "miglior cameraphone" per un profilo di utente molto specifico: il fotografo serio, l'amatore evoluto o il professionista che cerca un secondo corpo macchina tascabile. È un dispositivo per chi antepone la qualità ottica e il controllo manuale a qualsiasi altra cosa, ed è disposto ad accettare i compromessi dell'importazione e di un software ostico pur di mettere le mani su un comparto fotografico che, al momento, non ha eguali.

 
Una fotografia d'epoca in bianco e nero che mostra degli operatori che lavorano con un computer IBM 650 in una sala macchine degli anni '50.
Una fotografia d'epoca in bianco e nero che mostra degli operatori che lavorano con un computer IBM 650 in una sala macchine degli anni '50.

Prima dei personal computer, prima dei microchip e di internet, l'informatica era un dominio riservato a pochi centri di ricerca governativi e militari. A cambiare per sempre questo paradigma fu l'IBM 650, introdotto nel 1953. Sebbene oggi le sue capacità facciano sorridere, fu il primo computer ad essere prodotto in serie e ad avere un successo commerciale su larga scala, guadagnandosi il soprannome di "Ford Modello T dell'industria informatica" e aprendo la strada all'era del calcolo digitale per le aziende.



Un gigante gentile: l'architettura del 650
L'IBM 650 era tutt'altro che un dispositivo compatto. Era composto da diverse unità che occupavano un'intera stanza e pesavano complessivamente quasi una tonnellata. Il suo "cervello" non era un microprocessore, ma un sistema basato su valvole a vuoto. La sua caratteristica più innovativa era la memoria: invece di utilizzare le costose e inaffidabili memorie a nucleo magnetico dell'epoca, il 650 impiegava un tamburo magnetico rotante. Questo cilindro, grande circa 40 cm di lunghezza e 10 cm di diametro, ruotava a 12.500 giri al minuto e poteva immagazzinare 2.000 "parole" da 10 cifre decimali ciascuna, l'equivalente di circa 20 kilobyte. Sebbene ingegnoso ed economico, l'accesso ai dati non era istantaneo e richiedeva un'attenta programmazione per minimizzare i tempi di attesa dovuti alla rotazione del tamburo.

Programmare il gigante: tra schede perforate e SOAP
Interagire con l'IBM 650 era un'esperienza radicalmente diversa da oggi. L'input e l'output dei dati avvenivano principalmente tramite schede perforate, un sistema lento ma affidabile per l'epoca. La programmazione era complessa e richiedeva una profonda conoscenza dell'hardware. Per semplificare il processo e ottimizzare le prestazioni, IBM sviluppò il SOAP (Symbolic Optimal Assembly Program), uno dei primi linguaggi di programmazione simbolici. Questo strumento permetteva ai programmatori di scrivere istruzioni in un formato più leggibile, che veniva poi tradotto in codice macchina ottimizzato per ridurre la latenza del tamburo magnetico, un passo cruciale per rendere la macchina veramente efficiente.

Specifiche tecniche dell'IBM 650
Per comprendere la portata di questa macchina, è utile riepilogare le sue caratteristiche chiave, che per l'epoca erano rivoluzionarie.


  • Memoria Principale: Tamburo magnetico da 2000 parole a 10 cifre decimali (più segno).
  • Velocità di rotazione tamburo: 12.500 giri al minuto.
  • Unità Aritmetica: Basata su valvole a vuoto, capace di eseguire circa 1.300 addizioni o sottrazioni al secondo.
  • Input/Output: Lettore di schede perforate (fino a 200 schede/minuto) e perforatore di schede (100 schede/minuto).
  • Peso: Unità console circa 1.200 kg, alimentatore circa 1.350 kg.
  • Costo: Acquistabile per circa 500.000 dollari del 1954 o noleggiabile per 3.500 dollari al mese.


L'eredità duratura del primo computer di massa
Il successo dell'IBM 650 fu sorprendente anche per la stessa IBM, che inizialmente prevedeva di venderne solo 50 unità. Alla fine della sua produzione, ne erano stati installati quasi 2.000 in tutto il mondo. Questo computer portò la potenza di calcolo al di fuori dei laboratori di ricerca e dentro le aziende, che iniziarono a usarlo per la contabilità, la gestione delle paghe e l'analisi delle scorte. In ambito accademico, permise a studenti e ricercatori di affrontare calcoli complessi, formando la prima generazione di programmatori e ingegneri informatici. Il 650 non solo consolidò il dominio di IBM nel mercato dei mainframe, ma dimostrò che esisteva un'enorme domanda di macchine per l'elaborazione dati, aprendo la strada a generazioni di computer sempre più potenti e accessibili.

In definitiva, l'IBM 650 non fu solo un ammasso di valvole e cavi, ma il catalizzatore che trasformò il computer da una curiosità di laboratorio a uno strumento indispensabile per il business. La sua architettura basata sul tamburo magnetico, sebbene oggi arcaica, fu la soluzione economica che permise a migliaia di aziende di entrare nell'era digitale, spianando la strada ai sistemi che oggi diamo per scontati. Fu, a tutti gli effetti, il primo passo verso l'informatica per tutti.
 

Fotografie del 11/10/2025

Nessuna fotografia trovata.