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Articoli del 16/10/2025

Il Kenbak-1, progettato nel 1971, è riconosciuto come il primo personal computer al mondo.
Il Kenbak-1, progettato nel 1971, è riconosciuto come il primo personal computer al mondo.

La narrazione comune colloca la nascita del personal computer a metà degli anni '70, con l'Apple II o il kit dell'Altair 8800. Ma la storia è diversa. Il primo vero PC è nato prima, nel 1971, in un'epoca dominata da mainframe grandi come stanze. Si chiamava Kenbak-1 e fu il frutto della visione di un uomo che immaginò un computer per l'individuo prima ancora che esistesse il microprocessore. ARTICOLO COMPLETO



Nel 1986, il Computer Museum di Boston lanciò un concorso per determinare quale fosse stato il primo vero personal computer. Il vincitore non fu un prodotto di Apple o Microsoft, ma il Kenbak-1 di John Blankenbaker, un dispositivo che anticipò la rivoluzione informatica di diversi anni.

John Blankenbaker e la sua visione
All'inizio degli anni '70, i computer erano strumenti inaccessibili, riservati a governi e grandi aziende. In questo contesto, l'idea di un computer "personale" era a dir poco rivoluzionaria. John Blankenbaker, un ingegnere informatico, ebbe la visione di creare una macchina economica e accessibile, non per il business, ma per scopi educativi. Voleva uno strumento che potesse insegnare i principi della programmazione e della logica informatica. Lavorando da solo nel suo garage, progettò e costruì il computer, scrivendo anche tutti i manuali di riferimento. Il suo obiettivo era venderlo a 750 dollari, un prezzo incredibilmente basso per l'epoca.

Anatomia del primo PC: interruttori e luci
Il Kenbak-1 era un prodotto del suo tempo, un'epoca precedente all'invenzione del microprocessore. La sua architettura non era basata su un singolo chip CPU, ma su circuiti integrati a piccola e media scala (SSI e MSI). La sua memoria era di soli 256 byte. Ma la caratteristica più distintiva era la sua interfaccia: non c'erano né schermo né tastiera. L'input veniva inserito tramite una serie di interruttori sul pannello frontale, e l'output veniva letto attraverso una fila di luci. Per usarlo, bisognava "parlare" con la macchina nel suo linguaggio nativo, il binario. Questo lo rendeva uno strumento educativo potente, ma anche incredibilmente ostico per chiunque non fosse un appassionato.

Il fallimento commerciale e l'arrivo dell'Altair
Nonostante la visione pionieristica, il Kenbak-1 fu un fallimento commerciale. Blankenbaker riuscì a vendere solo una quarantina di unità prima di chiudere l'azienda nel 1973. Il suo prodotto era arrivato troppo presto, prima che si formasse una vera cultura hobbistica attorno all'informatica. Il successo arrise invece, nel 1975, al MITS Altair 8800. Basato sul nuovo microprocessore Intel 8080 e presentato come un kit da assemblare sulla rivista "Popular Electronics", l'Altair catturò l'immaginazione di una nascente comunità di appassionati di elettronica, generando migliaia di ordini e dando il via alla rivoluzione. Il suo successo fu tanto culturale e di marketing quanto tecnologico.

Sebbene dimenticato per anni, il Kenbak-1 si è guadagnato il suo posto nella storia. Non fu un successo, ma rappresentò la prima, coraggiosa incarnazione fisica dell'idea di un computer per l'individuo. Fu un passo fondamentale, un'intuizione geniale che anticipò di anni la rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il nostro mondo, dimostrando che le grandi idee spesso precedono la tecnologia e il mercato necessari per realizzarle.

 
 
Un'immagine macro di un processore futuristico con chiplet ottici che emettono deboli fasci di luce, interconnessi da guide d'onda fotoniche.
Un'immagine macro di un processore futuristico con chiplet ottici che emettono deboli fasci di luce, interconnessi da guide d'onda fotoniche.

La legge di Moore sta raggiungendo i suoi limiti fisici, ma una nuova tecnologia promette di aprire un'era di performance inimmaginabili: i chiplet ottici. Sostituendo le connessioni elettriche tra i core di un processore con impulsi di luce, la fotonica del silicio potrebbe eliminare i colli di bottiglia della comunicazione dati, portando a un'efficienza energetica e a una velocità di calcolo ordini di grandezza superiori a quelle attuali. ARTICOLO COMPLETO

Il problema del "muro di memoria"
Nei processori moderni, la velocità di calcolo dei singoli core è aumentata esponenzialmente, ma la velocità con cui questi core possono comunicare tra loro e con la memoria (la larghezza di banda) non ha tenuto il passo. Questo crea un "muro di memoria", un collo di bottiglia che limita le prestazioni complessive, specialmente nei carichi di lavoro dell'intelligenza artificiale e dell'analisi di big data. Le connessioni elettriche in rame, infatti, consumano molta energia, generano calore e perdono integrità del segnale su distanze anche minime all'interno di un chip.

La soluzione: comunicare con la luce
La fotonica del silicio propone di risolvere questo problema incidendo minuscole "guide d'onda" direttamente sul silicio, creando dei veri e propri circuiti ottici. Invece di elettroni che si muovono attraverso fili di rame, sono i fotoni (particelle di luce) a viaggiare in queste guide. I vantaggi sono enormi: la luce viaggia più velocemente, non genera calore per resistenza, non subisce interferenze elettromagnetiche e può trasportare molti più dati contemporaneamente utilizzando diverse lunghezze d'onda (colori) sulla stessa guida.

Dai laboratori ai data center
Aziende come Intel, Ayar Labs e GlobalFoundries stanno già producendo i primi prototipi di processori con chiplet ottici. Questi "co-packaged optics" integrano i componenti fotonici direttamente accanto ai chip di calcolo. Un recente prototipo presentato su Nature ha dimostrato una larghezza di banda di interconnessione superiore di dieci volte rispetto alle migliori soluzioni elettriche, con un consumo energetico ridotto del 95%. Sebbene la tecnologia sia ancora costosa, il suo primo campo di applicazione saranno i data center, dove l'efficienza energetica e la velocità di calcolo sono cruciali.

I chiplet ottici non sono più fantascienza. Rappresentano la prossima, inevitabile evoluzione dell'hardware per il calcolo ad alte prestazioni. Sostituendo i fili con la luce, questa tecnologia promette di abbattere le barriere che oggi limitano la potenza dei nostri computer, aprendo la strada a modelli di IA più complessi, simulazioni scientifiche più accurate e un'infrastruttura cloud più veloce ed efficiente dal punto di vista energetico.

 
 

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