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09/09/2025 @ 23:38:15
script eseguito in 126 ms


Progetto grafico e web design:
Arch. Andrea Morales
P.IVA 08256631006



Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Alex (del 09/09/2025 @ 20:15:00, in Smartphone iPhone, letto 369 volte)
Apple presenta l'evento
Apple presenta l'evento "Awe dropping" il 9 settembre 2025

Ho appena terminato di seguire il keynote Apple e l'eco dello slogan "Awe Dropping" si scontra con una realtà ben più pragmatica. L'evento è un magistrale esercizio di stile che evoca il famoso "campo di distorsione della realtà" di Steve Jobs, quella sua incredibile capacità di presentare un prodotto trasformando il lancio in un rituale collettivo, quasi mistico. Oggi, i suoi eredi usano la stessa tattica non per svelare vere rivoluzioni, ma per illudere i fan boy che piccoli aggiornamenti incrementali siano balzi epocali. In un anno di palese affanno sull'IA, Apple maschera la sua transizione strategica con un marketing studiato per farci credere che la magia sia ancora lì, a portata di mano, quando invece è solo un'abile illusione. LEGGI TUTTO

iPhone 17 Air, il design è copiato dal Google Pixel 10?
iPhone 17 Air, il design è copiato dal Google Pixel 10? : - )


iPhone 17 e 17 Air: design sottile ma a che prezzo?

La novità più sbandierata è senza dubbio l'iPhone 17 Air, che prende il posto del modello Plus. Il nome, che evoca la leggerezza del MacBook Air, non è casuale. L'obiettivo è chiaro: vendere il design. Con uno spessore di appena 5,5 mm e un telaio in titanio, l'effetto "wow" è puramente estetico. Peccato che questa scelta imponga compromessi tecnici pesanti: una sola fotocamera posteriore (un passo indietro rispetto al Plus) e una batteria più piccola, che si spera venga compensata da ottimizzazioni software. È una mossa che privilegia la forma sulla funzione, un classico quando mancano vere innovazioni. Il modello base, l'iPhone 17, riceve finalmente un display ProMotion a 120 Hz, una caratteristica che da anni è standard su molti dispositivi Android anche di fascia media. Era ora. Questa mossa serve a renderlo più appetibile e a contrastare il calo di vendite dei modelli "Pro", percepiti come troppo costosi per quello che offrono.

iPhone 17

  • Display: OLED da 6,3 pollici
  • Chip: Apple A19
  • RAM: 8 GB
  • Fotocamera principale: 48 megapixel
  • Fotocamera ultrawide: 12 megapixel
  • Fotocamera frontale: 24 megapixel
  • Batteria: 3.600 mAh

iPhone 17 Air

  • Dimensioni: 163 x 77,6 x 5,5 mm
  • Spessore: 5,5 mm
  • Peso: 145 grammi
  • Display: ProMotion da 6,6 pollici con refresh rate a 120 Hz
  • Risoluzione display: 2740 x 1280 pixel
  • Chip: Apple A19
  • RAM: 8 GB
  • Modem: Apple C1
  • Fotocamera principale: 48 megapixel
  • Fotocamera frontale: 24 megapixel
  • Batteria: 2.800 mAh

iPhone 17 Pro

  • Display: 6,3 pollici
  • Batteria: 3.700 mAh
  • Sistema di raffreddamento: Nuova camera di vapore
  • Processore: Apple A19 Pro con GPU a 6 core
  • RAM: 12 GB
  • Storage: Fino a 1 TB

iPhone 17 Pro Max

  • Display: 6,9 pollici
  • Batteria: 5.000 mAh
  • Sistema di raffreddamento: Nuova camera di vapore
  • Processore: Apple A19 Pro con GPU a 6 core
  • RAM: 12 GB
  • Storage: Fino a 1 TB


>L'intera line-up: iPhone 17, 17 Air, 17 Pro e 17 Pro Max
L'intera line-up: iPhone 17, 17 Air, 17 Pro e 17 Pro Max

iPhone 17 Pro e Pro Max: un passo indietro strategico

Qui assistiamo a una scelta che ha del paradossale. Dopo aver spinto per anni il titanio come materiale d'eccellenza, Apple fa marcia indietro e torna all'alluminio per i suoi modelli di punta. Il motivo? Il titanio non dissipa bene il calore. Per far girare a dovere il nuovo chip A19 Pro e le future funzioni di Apple Intelligence, serve un sistema di raffreddamento a camera di vapore, e l'alluminio è semplicemente più adatto. È un'ammissione implicita che il design deve piegarsi alle necessità ingegneristiche, una mossa reattiva e non proattiva. Certo, non mancano gli aggiornamenti di rilievo, ma si tratta pur sempre di un'evoluzione e non di una rivoluzione.

Ecco i prezzi per il mercato italiano:

iPhone 17

  • 128 GB a 979€
  • 256 GB a 1.229€

iPhone 17 Air

  • 256 GB a 1.239€
  • 512 GB a 1.489€
  • 1 TB a 1.739€

iPhone 17 Pro

  • 256 GB a 1.339€
  • 512 GB a 1.589€
  • 1 TB a 1.839€

iPhone 17 Pro Max

  • 256 GB a 1.489€
  • 512 GB a 1.739€
  • 1 TB a 1.989€


>La line-up degli Apple Watch serie 11
La line-up degli Apple Watch serie 11


Ecosistema: la vera novità è nella salute
Se gli iPhone evolvono, le vere novità si trovano nei dispositivi indossabili, che Apple sta trasformando in veri e propri hub per la salute. L'Apple Watch Series 11 e Ultra 3 integrano finalmente il monitoraggio della pressione sanguigna, mentre gli AirPods Pro 3, dopo tre anni di attesa, diventano dispositivi di monitoraggio della salute con sensori di frequenza cardiaca e temperatura integrati. Questa è una mossa strategica intelligente: i dati sulla salute sono un forte incentivo a rimanere all'interno dell'ecosistema, aprendo le porte a mercati come la sanità digitale.

Apple Intelligence: il grande incompiuto
Su questo fronte, le note sono dolenti. iOS 26 mostra una piattaforma con buone fondamenta ma palesemente incompleta. Siri resta l'assistente "inutile" che conosciamo, con la sua revisione completa rimandata almeno al 2026. La necessità di stringere un accordo con Google per integrare Gemini è la prova lampante che i modelli di IA di Apple non sono ancora competitivi. Si sta creando un'esperienza ibrida e rischiosa, dove le funzioni base girano on-device, ma per quelle complesse ci si dovrà affidare a un concorrente diretto.

In conclusione, questo keynote "Awe Dropping" è stato un capolavoro di gestione delle aspettative. Apple ci ha presentato un hardware rifinito e un ecosistema sempre più orientato alla salute, ma ha lasciato un enorme punto interrogativo sul suo futuro nell'intelligenza artificiale. L'impressione è che si stia prendendo tempo, costruendo un ponte di prodotti solidi ma non rivoluzionari per traghettare gli utenti verso il 2026 e il 2027, anni in cui sono attese le vere innovazioni, come l'iPhone pieghevole e il Face ID sotto il display. Lo stupore, oggi, non è per i prodotti, ma per l'abilità di Apple di mantenere alta l'attenzione mentre attraversa un guado così complesso.

Confermo i dubbi: Apple ripropone sempre gli stessi prodotti con prezzi assurdi soprattutto in Italia.
Vado a scegliere il mio prossimo Android 16 a 400€.
La fascia media ha poco da invidiare (e include Google Gemini AI) costando 1/3
: - D
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Il logo di Google rappresentato come un castello di carte che inizia a crollare sotto il peso di un martelletto da giudice con la bandiera dell'UE
Il logo di Google rappresentato come un castello di carte che inizia a crollare sotto il peso di un martelletto da giudice con la bandiera dell'UE

Una sanzione che va oltre la cifra, per quanto astronomica. La maxi-multa da 2,95 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Europea a Google non è solo una sanzione finanziaria, ma un attacco diretto al cuore del suo modello di business. Bruxelles accusa il colosso di Mountain View di aver abusato per anni della sua posizione dominante nella tecnologia pubblicitaria, creando un ecosistema chiuso a proprio vantaggio. Ora, il rischio non è solo pagare, ma dover smantellare un impero. LEGGI TUTTO

Le pratiche contestate: un gioco truccato
La decisione della Commissione Europea, arrivata dopo un'indagine avviata nel giugno 2021, mette nero su bianco quello che concorrenti ed editori denunciano da anni. Google è stata accusata di aver abusato della sua posizione dominante in violazione dell'articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell'UE. Le pratiche incriminate, attuate almeno dal 2014, sono complesse ma riconducibili a un unico obiettivo: favorire i propri servizi a scapito di tutti gli altri. Nello specifico, l'indagine ha rilevato che Google ha favorito il proprio ad exchange, AdX, nel processo di asta gestito dal suo onnipresente ad server per editori, "DoubleClick For Publishers" (DFP). In pratica, quando un editore metteva in vendita uno spazio pubblicitario, Google si assicurava che la propria piattaforma di scambio avesse un vantaggio competitivo intrinseco, a discapito delle piattaforme rivali, degli inserzionisti e degli stessi editori online.

Non solo la multa: il rischio di uno smembramento
La sanzione di quasi 3 miliardi di euro, calcolata tenendo conto della gravità e della durata dell'infrazione, è solo la punta dell'iceberg. Bruxelles ha ordinato a Google di porre fine a queste condotte e, cosa ben più preoccupante per l'azienda, di proporre misure concrete per risolvere i suoi "conflitti di interesse intrinseci". Questa richiesta apre a scenari potenzialmente devastanti per Google. La Commissione non ha escluso la possibilità di imporre una cessione strutturale di parti del suo business pubblicitario. Questo significherebbe costringere Google a vendere pezzi della sua macchina da soldi, come la piattaforma DoubleClick o l'ad exchange AdX, per ristabilire un campo di gioco equo. L'azienda ha 60 giorni di tempo per presentare le sue proposte a Bruxelles.

L'impatto a catena sull'intero ecosistema digitale
Una ristrutturazione forzata del business pubblicitario di Google avrebbe conseguenze enormi per l'intero web.


  • Per gli editori: Potrebbero beneficiare di una maggiore concorrenza tra le piattaforme ad tech, che potrebbe tradursi in una quota maggiore dei ricavi pubblicitari e in una minore dipendenza dall'ecosistema di Google.
  • Per gli inserzionisti: Avrebbero accesso a un mercato più trasparente e competitivo, con la possibilità di ottenere prezzi migliori e un maggior controllo sulle loro campagne.
  • Per i concorrenti: Si aprirebbero nuove opportunità per le altre aziende del settore ad tech, che potrebbero finalmente competere ad armi pari senza essere svantaggiate dalle pratiche di auto-preferenza di Google.
  • Per Google: Oltre alla perdita economica diretta, un eventuale smembramento segnerebbe la fine di un'era di dominio incontrastato e potrebbe creare un precedente pericoloso per altre indagini antitrust in corso, sia in Europa che negli Stati Uniti.


Google ha già annunciato che farà ricorso, definendo la decisione "errata" e la multa "ingiustificata", sostenendo che le modifiche richieste danneggerebbero migliaia di aziende europee. Si prospetta una battaglia legale lunga e complessa, ma il messaggio di Bruxelles è inequivocabile: l'era del selvaggio West digitale è finita e anche i giganti della tecnologia devono rispettare le regole della concorrenza. L'impero pubblicitario di Google, un tempo intoccabile, ora scricchiola sotto i colpi dell'antitrust europeo.

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