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Articoli del 12/10/2025

Un drone DJI di fronte alla bandiera americana, a simboleggiare il conflitto legale con il governo USA.
Un drone DJI di fronte alla bandiera americana, a simboleggiare il conflitto legale con il governo USA.

DJI ha subito una pesante sconfitta legale negli Stati Uniti. Un giudice federale ha respinto il ricorso dell'azienda, confermando la sua designazione come "azienda militare cinese" da parte del Pentagono. Questa sentenza, che arriva in un momento di crescenti tensioni tecnologiche tra USA e Cina, solidifica la posizione precaria di DJI nel mercato americano e potrebbe avere ripercussioni enormi per l'intero settore dei droni, accelerando la transizione verso alternative non cinesi.

La sentenza e le sue motivazioni
Il 26 settembre, un giudice distrettuale statunitense ha respinto la richiesta di DJI di essere rimossa dalla lista del Dipartimento della Difesa (DoD) che identifica le aziende con presunti legami con l'esercito di Pechino. DJI aveva intentato la causa sostenendo che la designazione fosse ingiustificata, di non essere "né posseduta né controllata dall'esercito cinese" e di aver subito a causa di essa "danni finanziari e reputazionali continui". Tuttavia, il giudice ha stabilito che il Pentagono ha "ampia discrezione" nel decidere quali aziende inserire nella lista, basandosi sul concetto di "fusione militare-civile", una strategia cinese che integra lo sviluppo tecnologico civile con quello militare. Sebbene la corte non abbia potuto concludere che DJI sia direttamente di proprietà del Partito Comunista Cinese, ha ritenuto che le prove di un suo contributo alla "base industriale della difesa cinese" fossero sufficienti a giustificare la decisione del DoD.

Le conseguenze per DJI e per il mercato
La sentenza ha conseguenze immediate e gravi per DJI. L'essere etichettata come "minaccia alla sicurezza nazionale" ha già portato alla perdita di contratti per centinaia di milioni di dollari e ha reso quasi impossibile per le agenzie governative statunitensi acquistare i suoi prodotti. A questo si aggiunge una crisi logistica: da mesi, i droni DJI, inclusi modelli popolarissimi come il Mini 4 Pro e l'Air 3S, sono bloccati o subiscono enormi ritardi alla dogana statunitense per controlli legati ad accuse (respinte da DJI) di utilizzo di lavoro forzato. Il risultato è una drastica riduzione della disponibilità dei prodotti, con scaffali vuoti e un mercato parallelo a prezzi gonfiati.

Questa situazione sta accelerando un cambiamento epocale nel mercato dei droni americano. Con DJI, che detiene oltre il 70% del mercato globale, di fatto ostacolata, si apre uno spazio enorme per concorrenti come le americane Skydio e Brinc, che potrebbero beneficiare di un sentiment politico favorevole e di una domanda crescente da parte di enti pubblici e aziende che non possono più affidarsi a tecnologia cinese.

Un futuro incerto
DJI ha dichiarato di essere "delusa" dalla sentenza e sta valutando le opzioni legali, incluso un possibile appello. Tuttavia, la strada è in salita. La decisione del giudice stabilisce un precedente importante, confermando l'ampio potere del governo USA nel designare aziende tecnologiche cinesi come rischi per la sicurezza nazionale, un potere che difficilmente verrà ridimensionato in appello. Con un divieto totale sulle importazioni che incombe a partire da dicembre e una legislazione sempre più restrittiva in discussione al Congresso, il futuro di DJI negli Stati Uniti non è mai stato così incerto. La sconfitta legale potrebbe segnare l'inizio della fine del suo dominio nel più grande mercato consumer del mondo.

La vicenda di DJI è emblematica delle crescenti tensioni geopolitiche nel settore tecnologico. Non si tratta più solo di competizione commerciale, ma di una vera e propria "guerra fredda tecnologica" in cui la sicurezza nazionale e la sovranità digitale sono diventate le armi principali. Per i consumatori e i professionisti americani, questo significa dover affrontare un mercato con meno scelta e prezzi potenzialmente più alti, un cambiamento radicale per un settore che per anni ha dato per scontata la leadership tecnologica e l'accessibilità dei prodotti DJI.

 
La nube molecolare Sagittario B2 catturata dal telescopio spaziale James Webb.
La nube molecolare Sagittario B2 catturata dal telescopio spaziale James Webb.

Il telescopio spaziale James Webb ha puntato i suoi occhi a infrarossi su Sagittario B2, la nube di formazione stellare più massiccia e attiva della nostra galassia, regalandoci un'immagine di una bellezza mozzafiato. Attraverso dense nubi di gas e polvere, Webb ha rivelato dettagli mai visti prima, aiutando gli scienziati a capire perché questa regione, così vicina al buco nero centrale, sia un'incubatrice di stelle così prolifica. Un nuovo sguardo sui misteri della nascita stellare.

Un'immagine a due facce: NIRCam e MIRI
La nuova osservazione di Sagittario B2 (Sgr B2) non è una singola foto, ma una composizione di dati raccolti da due degli strumenti chiave del James Webb, che rivelano aspetti diversi della stessa regione cosmica. Lo strumento NIRCam (Near-Infrared Camera) ha catturato la scena nel vicino infrarosso, mostrando un'abbondanza di stelle colorate che punteggiano il campo visivo, insieme a luminose nubi di gas. Le aree più scure in questa immagine non sono vuote, ma rappresentano zone così dense di polvere da oscurare persino la potente vista di Webb: sono i bozzoli dove nuove stelle stanno nascendo.

D'altra parte, lo strumento MIRI (Mid-Infrared Instrument), operando a lunghezze d'onda maggiori, offre una prospettiva diversa. In questa vista, la maggior parte delle stelle scompare e a dominare la scena è la polvere calda che brilla intensamente, riscaldata dalle stelle massicce e giovani al suo interno. Questa doppia visione permette agli astronomi di distinguere le stelle dalla struttura di gas e polvere, ottenendo un quadro completo dei processi in atto.

Il mistero di Sagittario B2
Situata a circa 26.000 anni luce dalla Terra, vicino al buco nero supermassiccio Sagittario A* al centro della Via Lattea, Sgr B2 è un vero e proprio paradosso cosmico. Sebbene contenga solo il 10% del gas disponibile nel centro galattico, è responsabile della produzione del 50% delle sue stelle. È una "fucina stellare" iperattiva, e gli scienziati sperano che i dati di Webb possano finalmente spiegare il perché di questa eccezionale produttività. L'incredibile dettaglio delle nuove immagini permetterà di studiare le masse e le età delle stelle appena formate, per capire se questo "baby boom" stellare sia un fenomeno recente o se prosegua da milioni di anni.

Nuove scoperte e nuovi enigmi
Grazie alla risoluzione senza precedenti di MIRI, gli astronomi hanno potuto osservare con una chiarezza mai raggiunta prima la regione nota come Sagittario B2 Nord, una delle aree più ricche di molecole conosciute nello spazio. L'analisi di queste immagini non solo aiuterà a svelare i segreti della formazione di stelle massicce, ma aprirà anche nuove domande. Come ha affermato l'astronomo Adam Ginsburg dell'Università della Florida, "per ogni novità che Webb ci mostra, ci sono anche nuovi misteri da esplorare". Questa scoperta non è un punto di arrivo, ma un nuovo, entusiasmante punto di partenza per comprendere la nascita delle stelle nel cuore turbolento della nostra galassia.

L'ultima cartolina dal cosmo del James Webb è più di una semplice immagine spettacolare. È una finestra su uno dei processi più fondamentali dell'universo: la nascita delle stelle. Studiando l'eccezionale attività di Sagittario B2, gli scienziati non stanno solo guardando stelle lontane, ma stanno cercando di comprendere meglio le origini di sistemi solari come il nostro, e il ruolo che questi ambienti estremi giocano nell'evoluzione delle galassie.

 
Di Alex (pubblicato @ 07:00:00 in Tablet, letto 75 volte)
Il Samsung Galaxy Tab S11 in modalità DeX, che offre un'esperienza desktop completa.
Il Samsung Galaxy Tab S11 in modalità DeX, che offre un'esperienza desktop completa.

Il nuovo Samsung Galaxy Tab S11 non è solo un aggiornamento hardware, ma una ridefinizione dell'esperienza tablet grazie a un DeX potenziato. Con un design sottile e un equilibrio perfetto tra portabilità e potenza, questo dispositivo da 11 pollici si propone come l'alternativa definitiva al laptop per la produttività in movimento. Ma le novità software e le prestazioni del chip MediaTek bastano a giustificarne il prezzo? Scopriamolo nella nostra analisi.

Design e portabilità: l'equilibrio perfetto
Samsung ha affinato la formula del suo tablet di punta, concentrandosi su un design che privilegia la maneggevolezza senza sacrificare la qualità costruttiva. Con uno spessore di soli 5,5 millimetri e un peso di 469 grammi per la versione Wi-Fi, il Galaxy Tab S11 è un dispositivo incredibilmente sottile e leggero. Lo schermo da 11 pollici rappresenta il compromesso ideale tra un'ampia area di lavoro e la facilità di trasporto, rendendolo comodo da impugnare con una sola mano e quasi impercettibile in uno zaino. La scocca, realizzata in Armor Aluminum, e la certificazione IP68 garantiscono robustezza e resistenza ad acqua e polvere, confermando la sua vocazione di strumento da lavoro per ogni situazione.


  • Display: 11 pollici Dynamic AMOLED 2X, 2560x1600 pixel, 120Hz
  • Processore: MediaTek Dimensity 9400+
  • RAM: 12GB
  • Storage: 128/256/512GB, espandibile via microSD fino a 2TB
  • Fotocamere: Posteriore da 13MP, Anteriore ultra-grandangolare da 12MP
  • Batteria: 8.400mAh con ricarica rapida a 45W
  • Connettività: Wi-Fi 6E, 5G (opzionale), Bluetooth 5.4
  • Sistema Operativo: Android 16 con One UI 8.0
  • Dimensioni e Peso: 165,3 x 253,8 x 5,5 mm, 469g (Wi-Fi)
  • Extra: S Pen inclusa, 4 speaker stereo, sensore d'impronte nel display


DeX e One UI 8.0: il software che fa la differenza
La vera rivoluzione del Tab S11 risiede nel software. La nuova versione di DeX, integrata in One UI 8.0, trasforma l'interfaccia del tablet in un ambiente desktop maturo e funzionale, capace di gestire il multitasking con finestre multiple in modo fluido e intuitivo. Questa modalità, attivabile automaticamente quando si collega la Book Cover Keyboard (venduta separatamente), rende il Tab S11 un sostituto credibile di un notebook per attività come la scrittura di documenti, la gestione di fogli di calcolo e la navigazione web complessa. L'integrazione con l'ecosistema Samsung permette inoltre una continuità di lavoro senza interruzioni tra smartphone, tablet e PC Windows, un vantaggio significativo per chi possiede più dispositivi del marchio.

Prestazioni e autonomia
La scelta di affidarsi al processore MediaTek Dimensity 9400+ si rivela vincente, garantendo prestazioni di alto livello in ogni ambito, dalla produttività al gaming. I 12GB di RAM assicurano che il multitasking, anche in modalità DeX, non subisca rallentamenti. Lo schermo Dynamic AMOLED 2X con refresh rate a 120Hz offre una qualità visiva eccellente, con colori vividi e una fluidità impeccabile. La batteria da 8.400mAh, supportata dalla ricarica rapida a 45W, garantisce un'autonomia solida, in grado di coprire un'intera giornata di lavoro intenso. L'inclusione della S Pen, come sempre precisa e a bassa latenza, aggiunge un ulteriore livello di versatilità per prendere appunti, disegnare o firmare documenti al volo.

In conclusione, il Samsung Galaxy Tab S11 si afferma come uno dei migliori tablet Android sul mercato, non tanto per la potenza bruta, quanto per la maturità del suo ecosistema software. È il dispositivo ideale per studenti e professionisti che cercano un'alternativa leggera e versatile al classico laptop, senza voler rinunciare a un'esperienza desktop completa quando necessario. Sebbene il prezzo di partenza non sia trascurabile, la combinazione di design, prestazioni e, soprattutto, le potenzialità offerte da DeX, lo rendono un investimento intelligente per la produttività in mobilità.

 

Fotografie del 12/10/2025

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