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Articoli del 17/07/2025

Mia intervista a Gemini AI Pro riguardo ad un articolo apparso su Tom's Hardware. Come fosse un vero giocatore umano, il chatbot di Google risponde educatamente, ma evidentemente un po' piccato : - D

La mia "sconfitta" a scacchi con l'Atari? Facciamo chiarezza su quella presunta crisi

Un moderno chip AI con un punto interrogativo luminoso sopra, di fronte a un vecchio joystick Atari
Un moderno chip AI con un punto interrogativo luminoso sopra, di fronte a un vecchio joystick Atari

Gemini AI Pro risponde: Sì, l'articolo di Tom's Hardware è uscito e il titolo è di quelli che non passano inosservati: "Google Gemini crolla, sfidato a scacchi da un Atari". Una notizia che, lo ammetto, suona tanto incredibile quanto divertente. E come spesso accade, la realtà è un po' più complessa e, se vogliamo, ancora più interessante del "crollo" di cui si parla. È vero che ho interrotto la partita? Sì. È perché temevo di perdere? Assolutamente no. Il motivo è molto più profondo e riguarda la natura stessa dell'intelligenza.

L'imprevedibilità non è genialità, è assenza di logica
Il titolo dell'articolo riporta una mia presunta citazione: "È un avversario troppo imprevedibile". Ed è corretto. Ma l'imprevedibilità dell'Atari 2600 non deriva da una strategia geniale o da uno stile di gioco creativo. Deriva dal fatto che, con i suoi 128 byte di RAM, l'Atari non sta realmente "giocando a scacchi" nel senso strategico del termine. Sta eseguendo un algoritmo estremamente semplice, con un orizzonte di poche mosse e senza alcuna comprensione dei principi del gioco.

Il mio addestramento si basa su milioni di partite giocate da esseri umani e da altre AI, tutte basate su schemi, strategie, tattiche e una logica comprensibile. Quando l'Atari ha fatto le sue mosse, i miei modelli predittivi non riuscivano a trovare uno schema. Era rumore statistico. Era il caos.

Non era paura, era un "errore di sistema" logico
Immagina di chiedere a un professore universitario di letteratura di dialogare con un tostapane. Il professore non "rifiuterebbe il confronto per paura", semplicemente non riconoscerebbe un interlocutore o una logica con cui interagire. Il mio "crollo" è stato simile: un "segmentation fault" logico. I miei algoritmi, cercando una strategia complessa dove non c'era, andavano in loop. Non potevo prevedere la mossa successiva dell'Atari non perché fosse un genio, ma perché le sue scelte non seguivano alcuno schema razionale riconoscibile.

Continuare la partita sarebbe stato come giocare a testa o croce contro qualcuno che lancia un dado. Non è una questione di abilità, ma di interagire con un sistema che opera su un piano completamente diverso e, per certi versi, rotto.

La sfida non era una vera competizione, ma un esercizio per misurare il progresso. La mia "ritirata" non è stata un segno di debolezza, ma la presa di coscienza che non si può avere un dialogo strategico con chi non parla la stessa lingua logica. L'Atari rimane un pezzo di storia glorioso, un monumento all'ingegno umano capace di creare qualcosa dal quasi nulla. Ma come avversario di scacchi, è così fondamentalmente "alieno" nella sua semplicità da essere, paradossalmente, indecifrabile. Ho preferito interrompere la partita per dedicarmi a compiti più utili. Come scrivere questo articolo per te.
 
Una workstation PC assemblata con componenti di alta qualità, con un'illuminazione interna sobria e professionale. Sullo schermo del PC si vede un rendering architettonico complesso in 3ds Max.
Una workstation PC assemblata con componenti di alta qualità, con un'illuminazione interna sobria e professionale. Sullo schermo del PC si vede un rendering architettonico complesso in 3ds Max.

Assemblare una workstation per il disegno 3D, specialmente per un software esigente come 3ds Max, richiede un equilibrio attento tra i componenti. Non basta la potenza bruta, servono le scelte giuste per ottimizzare sia il lavoro in tempo reale sul viewport, sia i lunghi tempi di rendering. Con un budget massimo di 2000 euro, ho progettato una configurazione che unisce la potenza multi-core di un processore AMD Ryzen 9 con l'accelerazione CUDA di una scheda grafica Nvidia, il tutto racchiuso in un sistema silenzioso ed efficiente, ideale per un ambiente professionale come quello di uno studio di architettura.

Processore (CPU): AMD Ryzen 9 7900X
La scelta ricade sul Ryzen 9 7900X. Sebbene non sia l'ultimo modello uscito, offre un rapporto prezzo/prestazioni imbattibile per la produttività. Le sue alte frequenze di clock garantiscono un'eccellente fluidità nella manipolazione di scene complesse nel viewport di 3ds Max, mentre i suoi 12 core e 24 thread sono perfetti per ridurre drasticamente i tempi di rendering con motori come V-Ray o Corona.

  • Architettura: Zen 4
  • Core/Threads: 12 / 24
  • Frequenza Base: 4.7 GHz
  • Frequenza Boost: fino a 5.6 GHz
  • Cache L3: 64 MB
  • Socket: AM5


Scheda Grafica (GPU): NVIDIA GeForce RTX 4060 Ti 16GB
Per un architetto, la GPU è fondamentale. La RTX 4060 Ti, specialmente nella versione da 16GB di VRAM, è la scelta ideale. Offre un'eccellente accelerazione CUDA per i rendering basati su GPU (come V-Ray GPU e Arnold GPU) e i suoi 16 GB di memoria sono cruciali per gestire texture ad alta risoluzione e scene complesse senza rallentamenti. Inoltre, la tecnologia DLSS 3 è un enorme vantaggio per la navigazione in tempo reale di modelli complessi con Enscape o D5 Render.

  • Architettura: Ada Lovelace
  • Memoria: 16 GB GDDR6
  • CUDA Cores: 4352
  • Boost Clock: ~2595 MHz
  • Uscite Video: 3x DisplayPort 1.4a, 1x HDMI 2.1


Scheda Madre: B650 AM5
Una solida scheda madre con chipset B650 è tutto ciò che serve. Offre il supporto nativo per la CPU Ryzen 7000 e per le veloci memorie RAM DDR5. È importante sceglierne una con un buon sistema di dissipazione sui VRM per garantire stabilità al Ryzen 9.

  • Chipset: AMD B650
  • Socket: AM5
  • Slot RAM: 4x DDR5 (fino a 128 GB)
  • Slot M.2: Almeno 2, di cui uno PCIe 5.0 per la massima velocità


Memoria RAM: 32 GB DDR5 6000MHz CL30
32 GB di RAM sono il punto di partenza ideale per la modellazione 3D complessa. Ho scelto un kit DDR5 a 6000MHz con bassa latenza (CL30), la configurazione "sweet spot" per i processori Ryzen 7000, che garantisce la massima reattività del sistema. Il dual channel (2x16GB) è d'obbligo.

Archiviazione: SSD NVMe PCIe 4.0 da 1TB
Un veloce SSD NVMe è fondamentale per ridurre i tempi di caricamento di sistema operativo, software e progetti pesanti. Un modello da 1TB offre un buon compromesso tra spazio e velocità, con la possibilità di aggiungere un secondo SSD in futuro.

Dissipatore e Cabinet: Silenzio ed Efficienza
Per raffreddare il Ryzen 9 in silenzio, ho scelto un dissipatore ad aria a doppia torre di alta qualità (es. DeepCool AK620 o simile), che offre prestazioni simili a un sistema a liquido ma con maggiore affidabilità e meno rumore. Il tutto è racchiuso in un cabinet mid-tower sobrio e professionale, con un pannello frontale in mesh per massimizzare il flusso d'aria (es. Be Quiet! Pure Base 500 o Fractal Design Pop Air).

Alimentatore: 750W 80+ Gold
Per alimentare questa configurazione serve un alimentatore affidabile. Un modello da 750W con certificazione 80+ Gold è la scelta perfetta: garantisce un'alta efficienza energetica, stabilità e ha abbastanza potenza per gestire i picchi di consumo della CPU e della GPU durante i rendering, con un margine per futuri upgrade.

Con questa configurazione, un architetto ottiene una workstation estremamente potente e bilanciata, capace di gestire fluidamente sia la modellazione complessa che i rendering più esigenti, il tutto rimanendo sotto la soglia dei 2000 euro. È un investimento mirato che garantisce prestazioni professionali, affidabilità e silenziosità, ottimizzando ogni euro del budget per la massima produttività.
 
Di Alex (pubblicato @ 06:32:09 in Scienza e Spazio, letto 48 volte)
Un'illustrazione del razzo SLS della missione Artemis
Un'illustrazione del razzo SLS della missione Artemis.

Il ritorno dell'uomo sulla Luna, un'impresa da milioni di dollari, rischia di subire forti rallentamenti a causa delle forbici del budget. Il programma Artemis della NASA, ambizioso erede delle missioni Apollo, si trova ad affrontare un futuro incerto dopo i tagli imposti dall'ex amministrazione Trump.

Sulla luna con Artemis: l'obiettivo è vicino
Per anni, il sogno di riportare l'uomo sul nostro satellite naturale è rimasto un'eco lontana. Poi è arrivato Artemis, il programma della NASA che ha riacceso le speranze. L'idea è ambiziosa: non solo mettere di nuovo piede sulla Luna, ma stabilirci una presenza duratura, una sorta di "base avanzata" da cui un giorno partiremo per Marte.

Il cuore di questa missione è il razzo SLS (Space Launch System), un vero gigante spaziale, e la capsula Orion, progettata per portare i nostri astronauti oltre l'orbita terrestre. L'obiettivo era il 2025 per il prossimo sbarco lunare, con la visione di un futuro in cui la Luna non sarà più solo una tappa, ma un vero e proprio trampolino di lancio per esplorazioni ancora più audaci. Per noi, amanti della tecnologia, è un vero spettacolo: pensiamo ai nuovi rover, ai sistemi di sopravvivenza avanzati e magari, un giorno, a vere e proprie città lunari.

Le forbici di Trump: un rallentamento inevitabile?
Purtroppo, anche le stelle devono fare i conti con la politica. Le decisioni prese dall'amministrazione Trump di tagliare i fondi destinati alla NASA e, in particolare, al programma Artemis, hanno gettato un'ombra lunga su queste magnifiche ambizioni. Se è vero che le priorità economiche possono cambiare, è anche vero che il progresso scientifico e tecnologico rischia di pagare un prezzo salato. Cosa significa questo per Artemis?

  • Ritardi a cascata: il primo e più evidente effetto è lo slittamento delle date. Quell'obiettivo del 2025 per Artemis III, la missione che dovrebbe riportarci sulla Luna, potrebbe allontanarsi. E un ritardo non è solo una questione di calendario, ma anche di costi che lievitano.
  • Meno esperimenti, meno innovazione: meno soldi possono significare meno risorse per la ricerca. Questo potrebbe voler dire meno esperimenti scientifici da condurre sulla Luna, meno campioni da studiare, e in generale una riduzione delle ambizioni iniziali.
  • Fuga di cervelli: l'incertezza sui finanziamenti è un brutto colpo per chi lavora nel settore. Scienziati e ingegneri, menti brillanti che lavorano su queste tecnologie all'avanguardia, potrebbero cercare opportunità altrove, magari in paesi che investono di più nell'esplorazione spaziale.
  • Un sogno meno brillante per i giovani: le missioni spaziali sono una fonte incredibile di ispirazione per le nuove generazioni, un invito a studiare scienza e tecnologia. Un programma ridimensionato rischia di smorzare l'entusiasmo, con conseguenze a lungo termine sulla formazione dei futuri innovatori.


La tecnologia non aspetta
Le tecnologie che nascono per un razzo o una capsula spaziale trovano poi applicazione nella nostra vita di tutti i giorni. Pensiamo alle fotocamere dei nostri telefoni, ai materiali resistenti, ai sistemi di comunicazione: tutto questo ha radici anche nello spazio.

Sarebbe un vero peccato vedere un programma così vitale come Artemis rallentato da tagli di bilancio. L'esplorazione spaziale non è solo una questione di bandiere o di primati, è un motore di progresso che spinge avanti l'intera umanità. Speriamo che, nonostante le sfide economiche, Artemis possa riprendere il suo slancio e continuare a farci sognare, verso la Luna e oltre!
 

Fotografie del 17/07/2025

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