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Di Alex (del 20/09/2025 @ 16:00:00, in Scienza e Spazio, letto 196 volte)

Lo scioglimento accelerato dei ghiacciai è un segnale inequivocabile del cambiamento climatico.
La criosfera, l'insieme di tutte le aree ghiacciate del nostro pianeta, è uno dei più chiari e sensibili indicatori del cambiamento climatico in atto. La sua rapida e inesorabile ritirata non è soltanto una diretta conseguenza del riscaldamento globale, ma agisce come un detonatore per una serie di effetti a catena che hanno un impatto devastante su scala mondiale, dall'innalzamento dei mari alla stabilità del terreno artico.
Dati allarmanti: scioglimento e innalzamento dei mari
Il riscaldamento globale sta accelerando lo scioglimento dei ghiacci a un ritmo che non ha precedenti nella storia recente. I dati raccolti dai satelliti della NASA e di altre agenzie spaziali dipingono un quadro preoccupante e inequivocabile. A partire dal 1993, il livello medio globale del mare è salito di oltre 9,7 cm, e la velocità di questo innalzamento è più che raddoppiata nello stesso periodo. Un'analisi della NASA relativa al 2024 ha mostrato un'accelerazione persino superiore alle previsioni, con un aumento di 0,59 cm in un solo anno, a fronte degli 0,43 cm attesi. La perdita di massa glaciale è sbalorditiva: la Groenlandia perde in media 265 miliardi di tonnellate di ghiaccio ogni anno, mentre l'Antartide ne cede 135 miliardi. Globalmente, il nostro pianeta sta perdendo circa 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio all'anno a causa del riscaldamento.
Il duplice motore dell'innalzamento
L'aumento del livello degli oceani è causato da due processi fondamentali, entrambi strettamente legati al riscaldamento del pianeta.
- Espansione Termica: L'acqua, come ogni fluido, si espande quando la sua temperatura aumenta. Poiché gli oceani hanno assorbito la stragrande maggioranza del calore in eccesso intrappolato nell'atmosfera, questa espansione termica è un fattore dominante, responsabile di circa il 50% dell'innalzamento registrato tra il 1971 e il 2018.
- Aggiunta di Acqua da Scioglimento: Lo scioglimento delle immense calotte glaciali della Groenlandia e dell'Antartide, unitamente ai ghiacciai montani sparsi per il globo, riversa quantità colossali di acqua dolce negli oceani, contribuendo al restante 50% dell'innalzamento.
Uno sguardo al futuro: proiezioni irreversibili
Le conseguenze di questo processo sono destinate a durare per molto tempo e sono, in gran parte, irreversibili. L'IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) prevede che, anche nell'ipotesi più ottimistica di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, il livello medio del mare continuerà inesorabilmente a salire, raggiungendo un aumento stimato tra i 2 e i 3 metri nei prossimi 2000 anni. Questo "impegno" a lungo termine è dovuto alla grande inerzia termica degli oceani e alla risposta lenta delle calotte glaciali, che continueranno a fondersi per secoli anche dopo un'eventuale stabilizzazione delle temperature.
Il permafrost: una bomba a orologeria climatica
Il permafrost, quel terreno perennemente ghiacciato che copre vaste aree dell'Artico e della Siberia, immagazzina enormi quantità di materia organica. Con l'aumento delle temperature, questo suolo si sta scongelando, permettendo ai microbi di decomporre la materia organica e di rilasciare nell'atmosfera anidride carbonica e metano, potentissimi gas serra. Questo fenomeno innesca un pericoloso ciclo di retroazione positiva: più gas serra vengono rilasciati, più il pianeta si riscalda, accelerando ulteriormente lo scongelamento del permafrost.
Lo scongelamento del permafrost ha anche impatti diretti e devastanti. Causa il collasso del terreno (un fenomeno noto come termocarsismo), minacciando la stabilità di edifici, strade, oleodotti e altre infrastrutture costruite su di esso. Nelle aree montuose, il disgelo del permafrost che funge da "cemento" per le rocce aumenta drasticamente il rischio di frane e crolli, mettendo in pericolo le comunità e le vie di comunicazione sottostanti.

Il nuovo drone DJI Mavic 4 Pro in volo in una foresta
DJI ridefinisce ancora una volta il concetto di volo autonomo con il lancio del Mavic 4 Pro. Questo nuovo drone non si limita a migliorare la qualità video, ma introduce un rivoluzionario sistema di navigazione basato su Lidar, che gli permette di schivare ostacoli con precisione millimetrica anche in ambienti complessi come un bosco. Una tecnologia finora riservata ai droni industriali, che ora apre scenari creativi impensabili per videomaker e appassionati di riprese aeree. LEGGI TUTTO
ForestAutonomy: la vera rivoluzione è il Lidar
La caratteristica che distingue il Mavic 4 Pro da tutti i suoi predecessori è il nuovo sistema di mappatura e navigazione 3D basato su Lidar (Light Detection and Ranging). A differenza dei sensori ottici, il Lidar emette impulsi laser per creare una mappa tridimensionale dell'ambiente circostante in tempo reale, con una precisione sbalorditiva. Questo permette al drone di "vedere" anche oggetti sottili come i rami degli alberi o i cavi elettrici, e di funzionare in condizioni di scarsa illuminazione dove le telecamere tradizionali fallirebbero. La nuova modalità "ForestAutonomy" sfrutta questa tecnologia per consentire al drone di seguire un soggetto o navigare un percorso in modo completamente autonomo anche all'interno di una fitta foresta.
Qualità video al top con il sensore da 1 pollice
Il comparto video non è stato trascurato. Il Mavic 4 Pro monta una nuova fotocamera con un sensore CMOS da 1 pollice, sviluppato in collaborazione con Hasselblad. Questo sensore più grande garantisce una migliore qualità d'immagine, una gamma dinamica più ampia e prestazioni superiori in condizioni di scarsa luce. È in grado di registrare video fino a una risoluzione di 6K a 60 fotogrammi al secondo e supporta il profilo colore D-Log a 10 bit, offrendo ai professionisti la massima flessibilità in post-produzione. La tecnologia Hasselblad Natural Colour Solution (HNCS) assicura colori vividi e realistici direttamente dal drone.
Specifiche tecniche principali
Ecco una sintesi delle specifiche che rendono questo drone il nuovo punto di riferimento del settore:
- Sistema di Navigazione: Lidar 3D e sensori ottici omnidirezionali (APAS 6.0).
- Fotocamera: Sensore CMOS da 1 pollice, 24MP.
- Risoluzione Video: Fino a 6K/60fps e 4K/120fps.
- Autonomia di Volo: Fino a 48 minuti.
- Sistema di Trasmissione: OcuSync 5.0, fino a 20 km di raggio (in condizioni ideali).
- Peso: 920 grammi.
Con il Mavic 4 Pro, DJI non ha semplicemente migliorato un prodotto di successo, ma ha introdotto una tecnologia che cambia le regole del gioco. La sicurezza e l'affidabilità del volo autonomo basato su Lidar abbassano la barriera d'ingresso per le riprese complesse e permettono anche ai piloti meno esperti di ottenere risultati cinematografici. È un passo deciso verso un futuro in cui i droni saranno strumenti creativi ancora più intelligenti e consapevoli dell'ambiente che li circonda.
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