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L'invenzione del circuito integrato: la rivoluzione di Kilby e Noyce che ha creato il mondo moderno
Di Alex (del 19/10/2025 @ 14:00:00, in Storia dell'informatica, letto 27 volte)
Un primo prototipo di circuito integrato di Jack Kilby, con fili visibili, accanto a un più moderno chip di silicio di Robert Noyce.
Un primo prototipo di circuito integrato di Jack Kilby, con fili visibili, accanto a un più moderno chip di silicio di Robert Noyce.

Alla fine degli anni '50, l'elettronica affrontava una "tirannia dei numeri": macchine più complesse richiedevano un numero insostenibile di componenti da saldare a mano. La soluzione a questo problema, il circuito integrato, fu inventata quasi simultaneamente da due ingegneri che lavoravano indipendentemente: Jack Kilby e Robert Noyce. La loro invenzione ha gettato le basi per l'intera era digitale. ARTICOLO COMPLETO

Il problema: la tirannia dei numeri
Prima del 1958, i circuiti elettronici erano assemblati a mano. Transistor, resistori, condensatori e altri componenti venivano prodotti separatamente e poi collegati con fili saldati. Per costruire un computer, erano necessarie migliaia di queste connessioni. Questo processo non era solo lento e costoso, ma anche inaffidabile: ogni saldatura era un potenziale punto di rottura. L'industria aveva bisogno di un modo per "fare di più con meno", per integrare un numero crescente di componenti in uno spazio sempre più piccolo.

Jack Kilby e il circuito monolitico in germanio
Nell'estate del 1958, Jack Kilby, un ingegnere appena assunto alla Texas Instruments, si trovò a lavorare da solo mentre i suoi colleghi erano in ferie. Fu in quel periodo di solitudine che ebbe l'idea rivoluzionaria: e se tutti i componenti di un circuito potessero essere realizzati con lo stesso materiale semiconduttore? Il 12 settembre 1958, Kilby presentò ai suoi dirigenti il primo circuito integrato funzionante. Era un piccolo pezzo di germanio, grande quanto una graffetta, su cui erano stati realizzati un transistor, un condensatore e tre resistori. I componenti erano ancora collegati da sottili fili d'oro, ma l'idea "monolitica" era nata. Per questa invenzione, Kilby ricevette il Premio Nobel per la Fisica nel 2000.

Robert Noyce e il circuito planare in silicio
Pochi mesi dopo, all'inizio del 1959, Robert Noyce, co-fondatore di Fairchild Semiconductor (e futuro co-fondatore di Intel), ebbe un'intuizione simile ma tecnologicamente più avanzata. Noyce propose di utilizzare il silicio invece del germanio e, soprattutto, di collegare i componenti depositando uno strato di metallo (alluminio) direttamente sul chip, eliminando la necessità dei fili saldati a mano. Questo "processo planare" non solo rendeva il circuito integrato più affidabile, ma apriva la strada alla produzione di massa.

Una rivoluzione condivisa
Entrambe le aziende depositarono i brevetti, dando inizio a una battaglia legale che si concluse saggiamente con un accordo di licenza incrociata. Questa collaborazione permise alla tecnologia di diffondersi rapidamente. I primi circuiti integrati commerciali furono lanciati da Fairchild nel 1961. Inizialmente utilizzati in applicazioni militari e aerospaziali, come i computer del programma Apollo e i missili Minuteman, i chip hanno presto rivoluzionato l'elettronica di consumo, a partire dalle calcolatrici tascabili.

L'invenzione quasi simultanea del circuito integrato da parte di Kilby e Noyce è uno degli eventi più importanti nella storia della tecnologia. Ha risolto la "tirannia dei numeri" e ha dato il via alla Legge di Moore, la corsa inarrestabile verso la miniaturizzazione e l'aumento della potenza di calcolo. Ogni smartphone, computer o dispositivo elettronico che usiamo oggi è un discendente diretto di quelle prime, geniali intuizioni su un pezzo di germanio e silicio.