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Un enigma cosmico: il telescopio Webb scopre 300 galassie primordiali che non dovrebbero esistere
Di Alex (del 13/10/2025 @ 20:00:00, in Scienza e Spazio, letto 26 volte)
Una rappresentazione artistica delle galassie primordiali scoperte dal telescopio James Webb
Una rappresentazione artistica delle galassie primordiali scoperte dal telescopio James Webb

Il telescopio spaziale James Webb continua a rivoluzionare la nostra comprensione dell'universo. L'ultima scoperta, guidata dai ricercatori dell'Università del Missouri, ha identificato circa 300 oggetti cosmici misteriosi, più luminosi di quanto qualsiasi modello teorico potesse prevedere per l'universo primordiale. Potrebbero essere tra le galassie più antiche mai osservate, e la loro esistenza costringe gli scienziati a riconsiderare le teorie sulla formazione galattica.



Come sono stati individuati questi oggetti?
I ricercatori hanno utilizzato i potenti strumenti a infrarossi del James Webb Space Telescope (JWST) per scrutare le profondità del cosmo. Hanno applicato una tecnica consolidata chiamata "dropout", che permette di identificare galassie ad alto "redshift". Il redshift è l'allungamento della luce verso lunghezze d'onda più rosse, un fenomeno che si verifica quando un oggetto si allontana da noi. Un redshift elevato indica una distanza enorme e, di conseguenza, un'epoca molto vicina al Big Bang. Questi oggetti appaiono nelle immagini a infrarossi ma "svaniscono" a lunghezze d'onda più blu, un chiaro indizio della loro natura primordiale.

Perché sono un'anomalia?
Il vero mistero risiede nella loro luminosità. Secondo i modelli cosmologici attuali, le prime galassie avrebbero dovuto formarsi lentamente, accumulando gas e stelle nel corso di centinaia di milioni di anni. Di conseguenza, dovrebbero apparirci come oggetti deboli e poco sviluppati. I 300 candidati individuati dal Webb, invece, sono sorprendentemente brillanti. Questa luminosità suggerisce una formazione stellare molto più rapida e intensa di quanto si pensasse possibile in un universo così giovane, sfidando le nostre attuali conoscenze sulla fisica della formazione galattica.

Le implicazioni: riscrivere i libri di testo?
Questa scoperta ha implicazioni profonde. Se anche solo una piccola parte di questi 300 oggetti venisse confermata spettroscopicamente come galassie primordiali, gli astronomi sarebbero costretti a rivedere radicalmente le teorie esistenti. Potrebbe significare che le prime stelle e i primi buchi neri si siano formati molto prima e siano cresciuti molto più velocemente di quanto ipotizzato. In passato, oggetti così brillanti venivano spesso scartati e classificati come fenomeni diversi, ma i dati del Webb suggeriscono che è tempo di riconsiderare queste ipotesi.

Ancora una volta, il telescopio James Webb non si limita a confermare ciò che sappiamo, ma apre finestre su un universo più strano e complesso di quanto avessimo mai immaginato. Questi 300 puntini luminosi nell'oscurità primordiale rappresentano un nuovo, affascinante enigma che impegnerà gli scienziati per gli anni a venire, promettendo di svelare nuovi segreti sulle nostre origini cosmiche.