Paul Atreides si erge nel deserto di Arrakis, simbolo di un futuro fantascientifico senza intelligenza artificiale.
Mentre la nostra società è ossessionata dall'intelligenza artificiale, il successo di Dune - Parte Due ci proietta in un futuro che ne ha volutamente fatto a meno. L'universo di Frank Herbert, portato magnificamente sullo schermo da Denis Villeneuve, non è fatto di robot e computer senzienti, ma di potere, fede e tecnologia al servizio della sopravvivenza. Analizziamo come questa saga fantascientifica, priva di IA, riesca a essere uno specchio così potente delle nostre ansie e contraddizioni moderne. LEGGI TUTTO
Un futuro senza macchine pensanti
Il presupposto fondamentale dell'universo di Dune è il "Jihad Butleriano", una guerra santa avvenuta millenni prima che ha portato alla distruzione di ogni forma di computer e intelligenza artificiale. Questo evento ha costretto l'umanità a evolvere le proprie capacità mentali, dando origine a figure come i Mentat (computer umani) e le Bene Gesserit, capaci di calcoli e controllo psico-fisico sovrumani. In un'epoca in cui noi deleghiamo sempre più compiti all'IA, Dune ci offre una prospettiva spiazzante: un futuro in cui il potenziale umano è stato forzato a espandersi proprio a causa di una grande rinuncia tecnologica. Ci mostra una società dove l'analisi, la strategia e l'inganno sono puramente, e terribilmente, umani.
Tecnologia come strumento di potere, non di comfort
La tecnologia in Dune non è mai fine a se stessa o votata all'intrattenimento. Ogni dispositivo ha uno scopo brutale e funzionale, legato al potere o alla sopravvivenza. Le tute distillanti (stillsuit) permettono di vivere nel deserto riciclando i liquidi corporei; gli ornitteri imitano il volo degli insetti per resistere alle tempeste di Arrakis; le mietitrici di Spezia sono colossi industriali per lo sfruttamento delle risorse. Non esistono smartphone o social media. Questa assenza di "distrazioni digitali" mette in primo piano le relazioni umane, i giochi di potere politico e le strategie militari, rendendo l'interazione umana il vero motore della storia.
La fede come arma: dal Lisan al Gaib alla post-verità
Il tema più attuale di Dune - Parte Due è forse quello della manipolazione della fede. La leggenda del "Lisan al Gaib", il messia che guiderà i Fremen alla liberazione, non è un evento mistico spontaneo, ma il risultato di secoli di "ingegneria della fede" da parte delle Bene Gesserit attraverso la loro "Missionaria Protectiva". Hanno seminato profezie per poter controllare i popoli dall'interno. L'ascesa di Paul Atreides è una terrificante dimostrazione di come una narrazione potente, per quanto falsa, possa piegare la volontà di intere civiltà. È impossibile non vedere un parallelo con l'era della post-verità, dove la propaganda e le fake news costruiscono realtà alternative per manovrare l'opinione pubblica.
In conclusione, Dune - Parte Due è un capolavoro perché la sua fantascienza non ci distrae con gadget scintillanti, ma ci costringe a guardare a noi stessi. Ci mostra un'umanità che, anche senza intelligenza artificiale, non sfugge ai suoi demoni: la brama di potere, la manipolazione delle masse e lo sfruttamento della natura. Forse, il più grande monito di Dune non riguarda il pericolo delle macchine, ma l'eterno, terribile e affascinante potenziale dell'essere umano e la sua infinita capacità di creare tanto la salvezza quanto la distruzione.