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La sonda Voyager 1 e il miracolo ingegneristico interstellare
Di Alex (del 27/12/2025 @ 21:00:00, in Tecnologia, letto 84 volte)
Rappresentazione artistica della sonda Voyager 1 mentre attraversa lo spazio interstellare profondo.
Rappresentazione artistica della sonda Voyager 1 mentre attraversa lo spazio interstellare profondo.

Lanciata nel 1977, la Voyager 1 è l'oggetto costruito dall'uomo più lontano dalla Terra. Nonostante tecnologie obsolete con meno potenza di calcolo di una chiave per auto, continua a inviare dati. Recentemente, la NASA ha compiuto un altro miracolo riparando un guasto critico da 24 miliardi di chilometri di distanza. LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Il computer grande come una scatola di scarpe
I computer di bordo della Voyager hanno circa 68 kilobyte di memoria totale. Per fare un confronto, uno smartphone moderno ne ha milioni di volte di più. Il codice è scritto in linguaggi arcaici (Fortran e Assembly).

Eppure, questo sistema ridondante e robusto ha resistito alle radiazioni di Giove e al freddo assoluto dello spazio interstellare per quasi 50 anni, una testimonianza della qualità costruttiva dell'epoca.

Il "Chip Rescue" del 2024
Nel novembre 2023, la sonda ha iniziato a inviare dati incomprensibili. Gli ingegneri del JPL hanno impiegato mesi per diagnosticare il problema: un singolo chip di memoria danneggiato nel sistema FDS (Flight Data Subsystem).

Non potendo sostituire l'hardware, hanno ideato una soluzione geniale: hanno "spezzato" il codice software, spostandolo in altre parti della memoria ancora funzionanti. L'operazione, rischiosa e complessa considerando che ogni comando impiega 22,5 ore per arrivare, è stata un successo totale.

Il futuro nel buio
La Voyager 1 ha abbastanza energia nucleare (dai generatori RTG) per mantenere attivi alcuni strumenti scientifici fino al 2025-2030 circa. Dopodiché, diventerà un ambasciatore silenzioso.

A bordo porta ancora il Golden Record, il disco d'oro con suoni e immagini della Terra, destinato a vagare nella Via Lattea per miliardi di anni, forse molto dopo che la nostra civiltà sarà scomparsa.

La saga della Voyager 1 ci insegna che l'ingegneria non è solo potenza, ma resilienza. Ogni bit di dati che riceviamo oggi da quella debole antenna è un dono prezioso, un sussurro dall'infinito che continua a espandere i confini della nostra conoscenza.