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SSD PCIe 5.0 nel 2025: quando conviene davvero (e quando no)
Di Alex (del 27/12/2025 @ 22:00:00, in Tecnologia, letto 89 volte)
Un SSD PCIe 5.0 M.2 montato su una scheda madre moderna, con dissipatore e indicatori di velocità in sovrimpressione
Un SSD PCIe 5.0 M.2 montato su una scheda madre moderna, con dissipatore e indicatori di velocità in sovrimpressione

Gli SSD PCIe 5.0 promettono velocità estreme, ma non sempre portano benefici reali. In questa guida capisci compatibilità, temperature, scenari d’uso e come scegliere senza buttare soldi. LEGGI TUTTO L'ARTICOLO

Cosa cambia davvero tra PCIe 4.0 e PCIe 5.0
PCIe 5.0 raddoppia la banda teorica rispetto a PCIe 4.0 e, di conseguenza, abilita SSD NVMe capaci di velocità sequenziali molto più alte rispetto alle unità Gen4.

In pratica, il salto più “visibile” è su carichi che macinano grandi blocchi di dati in sequenza (esport video pesanti, copie di archivi enormi, dataset per AI), mentre nelle attività quotidiane (avvio Windows, apertura app, gaming) il collo di bottiglia spesso non è l’SSD ma CPU, decompressione, shader compilation e I/O casuale.

Un buon modo per ragionare è questo: PCIe 5.0 è una tecnologia di picco (peak throughput), ma la reattività percepita dipende molto anche da latenza, prestazioni random e dalla qualità del controller/firmware, non solo dai MB/s “da scatola”.

Compatibilità: scheda madre, CPU, slot e condivisione linee
Prima di comprare un SSD PCIe 5.0, la regola è verificare che la piattaforma supporti davvero PCIe 5.0 per lo slot M.2 che userai, perché non tutte le schede madri lo offrono su tutti gli M.2 e a volte lo slot “migliore” condivide linee con la GPU o con altre periferiche.

In molti PC, lo slot M.2 principale è quello collegato direttamente alla CPU ed è quello più probabile ad avere la piena banda, mentre slot secondari possono passare dal chipset e avere limitazioni pratiche o più latenza.

Se la scheda madre dichiara “PCIe 5.0 ready” ma lo supporta solo su uno slot specifico, montare l’SSD nel posto sbagliato significa pagare per prestazioni che non userai mai.

Temperature e dissipazione: il vero costo nascosto
Gli SSD PCIe 5.0, soprattutto i modelli più spinti, possono scaldare più dei Gen4 e quindi hanno più probabilità di andare in thermal throttling (taglio delle prestazioni) se il flusso d’aria nel case è scarso o se il dissipatore M.2 è mediocre.

Per questo, quando si pianifica l’upgrade, conviene considerare anche: dissipatore M.2 serio, posizione dello slot (sotto la GPU spesso è peggio), airflow front-to-back e, nei case compatti, la possibilità concreta che un Gen4 “buono” sia più stabile e costante di un Gen5 “strozzato”.

In altre parole: un Gen5 che throttla può finire per essere più lento (nel tempo) di un Gen4 ben raffreddato, soprattutto durante trasferimenti lunghi o scritture sostenute.

Gaming: numeri alti, vantaggi piccoli
Nel gaming, il beneficio di un SSD PCIe 5.0 rispetto a un ottimo PCIe 4.0 spesso è ridotto, perché i tempi di caricamento dipendono anche da CPU, motore di gioco, decompressione e pipeline degli asset, non solo dalla velocità sequenziale dell’SSD.

Ha senso puntare al Gen5 se stai assemblando un PC top di gamma “senza compromessi” e vuoi il massimo anche nei benchmark, ma se l’obiettivo è spendere bene, un Gen4 di qualità con buone prestazioni random e un TBW adeguato resta spesso la scelta più razionale.

Se invece arrivi da SATA o HDD, allora sì: il salto vero lo fai già passando a NVMe (anche PCIe 3.0/4.0), non necessariamente a Gen5.

Creator e produttività: quando il PCIe 5.0 ha senso
Qui il Gen5 può diventare davvero utile, ma solo se il workflow lo sfrutta: trasferimenti ripetuti di file giganteschi, cache e scratch disk molto intensivi, progetti video ad altissimo bitrate, librerie foto enormi e continui import/export, oppure carichi di lavoro che streammano dati in modo sequenziale e sostenuto.

In questi casi, l’SSD non è più “reattività”, ma è parte della pipeline produttiva: ridurre minuti al giorno può voler dire recuperare ore al mese, quindi il costo extra può rientrare davvero.

Un consiglio pratico: spesso conviene un approccio 2-dischi (OS/app su SSD affidabile, cache/progetti su SSD veloce), perché separare i carichi riduce contese e mantiene prestazioni più stabili.

Come scegliere: checklist rapida (senza farsi fregare dal marketing)
Prima di comprare, controlla questi punti essenziali:

  • Il tuo slot M.2 supporta davvero PCIe 5.0 x4 (non “compatibile” e basta).
  • Hai un dissipatore M.2 valido e airflow adeguato per evitare throttling.
  • Capacità: meglio 2TB “buoni” che 1TB “mostruoso” se lavori con file pesanti.
  • Prestazioni random e sostenute: non guardare solo i picchi di lettura sequenziale.
  • Garanzia e resistenza (TBW): se scrivi tanto (cache, editing, VM), conta davvero.

Se anche uno solo di questi punti è un “no”, spesso un SSD PCIe 4.0 di fascia alta è la scelta più equilibrata e meno problematica.

Il verdetto pratico: regola in una frase
Compra un SSD PCIe 5.0 se hai piattaforma compatibile, dissipazione seria e un workflow che sposta tanti dati in modo sostenuto; altrimenti investi su un ottimo PCIe 4.0 e magari su più capacità, che nell’uso reale fa più differenza.

In un PC moderno ben bilanciato, la velocità “percepita” nasce dall’insieme: CPU, RAM, GPU, software e storage, quindi ha senso spendere dove il tuo uso quotidiano è davvero limitato oggi. La tecnologia migliore non è quella più veloce sulla carta, ma quella che resta veloce e stabile nel tuo scenario reale, senza complicarti la vita con calore, compatibilità e costi nascosti.