Capsula Orion montata su razzo SLS al Kennedy Space Center con atmosfera tesa e dettagli tecnici dello scudo termico evidenziati
Artemis II non è cancellata, ma è un programma fragile. I ritardi si accumulano, lo scudo termico di Orion ha mostrato anomalie critiche e ogni slittamento erode la credibilità della NASA. Con un lancio previsto tra febbraio e aprile 2026, il volo con quattro astronauti rappresenta una scommessa tecnica e politica che l'agenzia non può permettersi di perdere. LEGGI TUTTO L'ARTICOLO
Il contesto: perché Artemis II è così importante
Artemis II rappresenta molto più di un semplice volo circumlunare. È il primo test con equipaggio del sistema Space Launch System e della capsula Orion, dopo oltre un decennio di sviluppo e investimenti superiori a 50 miliardi di dollari. La missione porterà quattro astronauti oltre l'orbita terrestre bassa per la prima volta dal 1972, quando l'Apollo 17 chiuse l'era delle missioni lunari con equipaggio.
Gli astronauti selezionati sono Reid Wiseman, comandante della missione, Victor Glover, primo afroamericano destinato a volare oltre l'orbita terrestre, Christina Koch, che detiene il record femminile di permanenza nello spazio, e Jeremy Hansen, astronauta canadese che rappresenta il contributo internazionale al programma. Questi quattro individui diventeranno le prime persone a vedere la Terra da una distanza di oltre 370.000 chilometri in più di mezzo secolo.
La missione durerà circa 10 giorni e seguirà una traiettoria di ritorno libero attorno alla Luna, portando gli astronauti a circa 7.400 chilometri oltre la faccia nascosta del nostro satellite naturale. A differenza di Apollo 8, che entrò in orbita lunare, Artemis II utilizzerà la gravità della Luna per tornare verso la Terra senza bisogno di accensione dei motori, una manovra di sicurezza fondamentale per un primo volo con equipaggio.
Lo scudo termico: anatomia di un problema critico
Durante il volo di Artemis I nel novembre 2022, la capsula Orion ha completato con successo una missione senza equipaggio di 25 giorni attorno alla Luna. Tuttavia, al rientro nell'atmosfera terrestre l'11 dicembre 2022, lo scudo termico ha mostrato un comportamento inaspettato che ha immediatamente acceso i campanelli d'allarme all'interno della NASA.
Lo scudo termico di Orion misura 5 metri di diametro ed è il più grande mai costruito per missioni con equipaggio. È realizzato in Avcoat, un materiale ablativo composto da silicio impregnato in una matrice di resina epossidica e fenolica, lo stesso utilizzato nelle missioni Apollo. Durante il rientro atmosferico a velocità di 40.000 chilometri orari, lo scudo deve sopportare temperature che raggiungono i 2.760 gradi Celsius, circa la metà della temperatura superficiale del Sole.
Il problema emerso non è stato il surriscaldamento della capsula o il pericolo per un eventuale equipaggio, ma il modo in cui il materiale si è consumato. In oltre 100 punti diversi dello scudo, il materiale carbonizzato si è staccato in pezzi invece di consumarsi gradualmente come previsto. Alcuni frammenti erano abbastanza grandi da creare una scia di detriti dietro la capsula, un fenomeno che avrebbe potuto danneggiare i paracadute se i detriti li avessero colpiti.
La NASA ha impiegato più di un anno per identificare la causa principale del problema. L'agenzia ha condotto oltre 100 test in strutture specializzate in tutto il paese, inclusi i tunnel ad arco jet del NASA Ames Research Center in California, dove campioni di scudo termico sono stati sottoposti a condizioni simulate di rientro atmosferico. I test hanno rivelato che il problema era legato alla permeabilità dell'Avcoat.
Skip entry: quando la soluzione diventa il problema
La chiave per comprendere il problema dello scudo termico risiede nella tecnica di rientro utilizzata. Artemis I ha sperimentato per la prima volta una manovra chiamata skip entry, in cui la capsula "rimbalza" nell'atmosfera come un sasso sull'acqua. La capsula entra nell'atmosfera superiore, utilizza la resistenza atmosferica per rallentare, poi sfrutta la portanza aerodinamica per risalire temporaneamente prima di rientrare definitivamente.
Questa tecnica offre vantaggi significativi. Estende il raggio d'azione della capsula dopo il punto di rientro, permettendo una maggiore flessibilità nella scelta del punto di ammaraggio. Rende anche il volo più confortevole per l'equipaggio, riducendo le forze g massime da 6-8g a circa 4g. Inoltre, permette un controllo più preciso del punto di atterraggio, fondamentale per le operazioni di recupero.
Tuttavia, questa manovra ha creato condizioni termiche inaspettate. Durante la fase di "skip dwell", quando la capsula risale temporaneamente nell'atmosfera più rarefatta, i tassi di riscaldamento diminuiscono rapidamente mentre l'energia termica continua ad accumularsi all'interno del materiale Avcoat. Questo ha causato l'accumulo di gas all'interno dello scudo termico, prodotti dal normale processo di ablazione.
Poiché l'Avcoat non aveva sufficiente permeabilità per permettere a questi gas di fuoriuscire rapidamente, la pressione interna è aumentata fino a causare crepe e il distacco di pezzi di materiale carbonizzato. È un fenomeno che i test pre-volo non avevano previsto, perché avevano simulato tassi di riscaldamento più elevati e costanti, senza replicare accuratamente le condizioni altalenanti della skip entry.
La decisione controversa: volare con lo scudo esistente
Dopo aver identificato la causa del problema a metà del 2024, la NASA ha affrontato una scelta difficile. Lo scudo termico per Artemis II era già stato costruito e installato sulla capsula. Rimuoverlo, costruirne uno nuovo con Avcoat modificato e reinstallarlo avrebbe richiesto almeno due anni di lavoro aggiuntivo, spostando il lancio non prima del 2028.
L'amministratore della NASA Bill Nelson ha annunciato il 5 dicembre 2024 la decisione di procedere con lo scudo esistente, implementando invece modifiche operative alla traiettoria di rientro. La capsula eseguirà comunque una skip entry, ma con parametri modificati per ridurre il tempo di permanenza durante la fase di risalita e mantenere tassi di riscaldamento più costanti, minimizzando così l'accumulo di gas e la conseguente pressione interna.
Questa decisione ha ricevuto il supporto unanime di un team di revisione indipendente guidato da Paul Hill, ex direttore di volo dello shuttle e membro dell'Aerospace Safety Advisory Panel della NASA. Tuttavia, la NASA non ha reso pubblico il rapporto completo del team di revisione, una scelta che ha generato critiche da parte di giornalisti e osservatori del settore spaziale che chiedono maggiore trasparenza.
I dati raccolti durante Artemis I hanno dimostrato che, anche con il distacco del materiale, la temperatura all'interno della capsula è rimasta confortevole e sicura. L'ablazione anomala ha interessato principalmente gli strati esterni dello scudo, senza compromettere l'integrità strutturale o termica complessiva. Tuttavia, la decisione di volare "as-is" con uno scudo che si comporta in modo imprevedibile rappresenta un rischio calcolato che non tutti nella comunità spaziale considerano accettabile.
ECLSS: l'aria che respiri nello spazio profondo
Oltre allo scudo termico, un altro sistema critico sotto esame è l'Environmental Control and Life Support System di Orion. Questo complesso insieme di tecnologie deve mantenere in vita quattro astronauti per 10 giorni nello spazio profondo, generando aria respirabile, rimuovendo anidride carbonica e vapore acqueo, controllando temperatura e umidità e gestendo i rifiuti.
Durante l'analisi post-volo di Artemis I, sono emersi due problemi con le valvole dell'ECLSS. Il primo riguardava il sistema di controllo delle valvole del sistema di rimozione dell'anidride carbonica. Il secondo coinvolgeva la deformazione del materiale di tenuta delle valvole, causando perdite verso l'esterno. Entrambi i problemi sono stati risolti, ma hanno richiesto mesi di lavoro aggiuntivo.
Il sistema di rimozione della CO2 è particolarmente critico. Gli esseri umani producono circa 1 chilogrammo di anidride carbonica al giorno, e concentrazioni superiori al 3 percento nell'atmosfera della capsula possono causare mal di testa, vertigini e, a livelli più alti, perdita di coscienza. Il sistema utilizza letti di adsorbimento che catturano chimicamente la CO2, che vengono poi rigenerati espellendo il gas catturato nello spazio.
La NASA ha esteso la timeline di Artemis II anche per condurre test più approfonditi dell'ECLSS in condizioni che simulano l'utilizzo reale. I test includono periodi di attività fisica intensa degli astronauti, che aumentano la produzione di CO2 e vapore acqueo, e periodi di sonno, quando il metabolismo rallenta. L'obiettivo è sottoporre il sistema a tutti i possibili scenari di guasto e verificare che possa gestirli senza mettere a rischio l'equipaggio.
Space Launch System: il razzo più potente e più costoso
Il vettore che lancerà Artemis II è lo Space Launch System, un razzo pesante da 98 metri di altezza con una capacità di carico di 27 tonnellate verso la Luna. SLS utilizza tecnologie derivate dallo Space Shuttle, inclusi quattro motori RS-25 recuperati dal programma shuttle e due booster a propellente solido potenziati.
Lo sviluppo di SLS è iniziato nel 2011 e il primo volo è avvenuto solo nel novembre 2022, con anni di ritardi e costi esplosi da una stima iniziale di 18 miliardi a oltre 30 miliardi di dollari solo per lo sviluppo. Ogni lancio di SLS costa circa 4,1 miliardi di dollari, rendendolo il sistema di lancio più costoso mai costruito.
Per Artemis II, l'integrazione del razzo è iniziata nel novembre 2024 al Vehicle Assembly Building del Kennedy Space Center. Il core stage, costruito al Michoud Assembly Facility di New Orleans, è stato trasportato in Florida a luglio 2024. I motori RS-25 sono stati installati, sebbene un motore abbia dovuto essere sostituito nell'aprile 2025 dopo la scoperta di una perdita nelle valvole idrauliche dell'ossigeno.
L'assemblaggio completo, o "stacking", del razzo richiede diversi mesi. I booster vengono integrati per primi, seguiti dal core stage con i suoi quattro motori, poi lo stadio intermedio criogenico di propulsione e infine l'adattatore dello stadio Orion. La capsula viene poi posizionata in cima alla torre. Una volta completato l'assemblaggio, il razzo viene trasportato sulla piattaforma di lancio mobile al Launch Complex 39B per i test finali.
Le prove generali: quando il tempo diventa nemico
Il 20 dicembre 2024, gli astronauti di Artemis II hanno condotto il Countdown Demonstration Test, una prova generale del giorno del lancio. Reid Wiseman, Victor Glover, Christina Koch e Jeremy Hansen, indossando le loro tute arancioni pressurizzate, sono partiti dal Neil Armstrong Operations and Checkout Building e hanno percorso gli 8,8 chilometri fino al Vehicle Assembly Building dove li attendeva il simulacro della capsula Orion.
Originariamente previsto per il 19 novembre, il test era già stato posticipato una prima volta al 17 dicembre a causa di una "imperfezione" nella barriera termica attorno al portello di accesso dell'equipaggio che ne impediva la chiusura corretta. Anche la data del 17 dicembre è slittata senza spiegazioni ufficiali, fino alla realizzazione effettiva del 20 dicembre.
Durante il CDDT, gli astronauti hanno simulato tutte le procedure che eseguiranno il giorno del lancio reale. Dopo essere entrati nella capsula, hanno testato i sistemi di comunicazione con il controllo missione, verificato i controlli manuali, eseguito controlli dei sistemi di supporto vitale e simulato alcune procedure di emergenza. Il test è durato diverse ore e ha permesso sia all'equipaggio che ai team di terra di identificare e risolvere eventuali problemi procedurali.
Questi ritardi apparentemente minori sono sintomatici di un programma che opera con margini temporali molto stretti. Ogni settimana persa nel testing si accumula e riduce il buffer disponibile per affrontare problemi imprevisti che inevitabilmente emergeranno nelle fasi finali della preparazione al lancio.
Il fattore umano: chi vola e perché conta
La selezione dell'equipaggio di Artemis II è stata annunciata nell'aprile 2023 e riflette sia eccellenza tecnica che considerazioni di rappresentanza. Reid Wiseman, comandante della missione, è un ex pilota di caccia della Marina degli Stati Uniti con esperienza sulla Stazione Spaziale Internazionale. La sua esperienza di leadership e la sua competenza tecnica lo rendono la scelta naturale per guidare questa missione critica.
Victor Glover porta con sé non solo competenza tecnica, ma anche un significato storico. Come primo afroamericano a volare oltre l'orbita terrestre bassa, rappresenta un momento importante nel rendere l'esplorazione spaziale più inclusiva. Glover ha servito come pilota nella missione SpaceX Crew-1 verso la ISS e ha dimostrato eccezionali capacità durante il suo soggiorno di sei mesi in orbita.
Christina Koch detiene il record per la più lunga permanenza nello spazio per una donna astronauta, avendo trascorso 328 giorni consecutivi sulla ISS. La sua esperienza con gli effetti a lungo termine del volo spaziale sul corpo umano sarà preziosa per valutare come l'equipaggio risponde all'ambiente dello spazio profondo, che espone gli astronauti a livelli di radiazione più elevati rispetto all'orbita terrestre bassa.
Jeremy Hansen, astronauta dell'Agenzia Spaziale Canadese, rappresenta il contributo internazionale al programma Artemis. La sua inclusione riflette l'impegno del Canada nello sviluppo del Canadarm3 per il Lunar Gateway e rafforza la natura collaborativa dell'esplorazione lunare moderna. Hansen è un ex pilota di caccia delle Forze Armate Canadesi e, sebbene Artemis II sarà il suo primo volo spaziale, ha dimostrato competenza eccezionale durante anni di addestramento intensivo.
Confronto con Apollo: quanto siamo progrediti davvero
Il confronto con il programma Apollo è inevitabile ma rivela differenze significative. Apollo 8, lanciato nel dicembre 1968, fu il primo volo con equipaggio verso la Luna e impiegò solo 3 ore e 20 minuti per raggiungere l'orbita di parcheggio terrestre prima di accendere il motore per la traiettoria translunare. Il viaggio verso la Luna durò circa 3 giorni.
Artemis II seguirà una traiettoria simile ma con tecnologia completamente nuova. Mentre il modulo di comando Apollo aveva un volume abitabile di circa 6 metri cubi per tre astronauti, Orion offre circa 9 metri cubi per quattro persone, ma è comunque uno spazio ristretto per 10 giorni di missione. La capsula dispone tuttavia di sistemi molto più avanzati, inclusi pannelli solari anziché celle a combustibile, computer di bordo migliaia di volte più potenti e sistemi di supporto vitale più sofisticati.
Il razzo Saturn V che lanciò le missioni Apollo aveva una capacità di carico superiore, circa 48 tonnellate verso la Luna, rispetto alle 27 tonnellate di SLS Block 1. Tuttavia, versioni future di SLS, inclusa la Block 1B con il più potente Exploration Upper Stage, aumenteranno questa capacità. Saturn V costava circa 1,23 miliardi di dollari per lancio in dollari odierni, meno di un terzo del costo di SLS, sebbene i due sistemi non siano direttamente comparabili.
Dal punto di vista del rischio, Apollo operava con standard di sicurezza molto diversi. Le prime missioni lunari furono lanciate con tecnologie che avevano visto test limitati, e la pressione della competizione con l'Unione Sovietica spinse la NASA ad accettare rischi che oggi sarebbero considerati inaccettabili. Artemis opera in un'era di maggiore avversione al rischio, dove ogni anomalia richiede indagini approfondite prima di procedere.
La pressione politica e il budget sotto assedio
Il programma Artemis non esiste nel vuoto politico. Con costi totali stimati in 93 miliardi di dollari fino al 2025 e costi annuali che superano i 4 miliardi, il programma è sotto costante scrutinio del Congresso. L'amministrazione Trump ha proposto nel maggio 2025 di cancellare SLS e Orion dopo Artemis III, citando il costo proibitivo di 4 miliardi di dollari per lancio.
Questa proposta, sebbene non ancora approvata, riflette una crescente frustrazione con i costi e i ritardi del programma. Il Government Accountability Office ha ripetutamente criticato la gestione di Artemis, sottolineando slittamenti delle tempistiche e superamenti dei budget. L'Office of Inspector General della NASA ha emesso rapporti che evidenziano rischi significativi per la sicurezza dell'equipaggio legati alle anomalie di Artemis I.
Il nuovo amministratore della NASA, Jared Isaacman, miliardario imprenditore e astronauta privato, ha assunto l'incarico nel dicembre 2024 con il mandato di rendere il programma spaziale americano più efficiente e orientato ai risultati. Isaacman ha dichiarato l'obiettivo di "atterrare astronauti americani sulla Luna entro i prossimi tre anni" e di costruire l'infrastruttura per permanenze di lunga durata.
Tuttavia, le pressioni di budget sono reali. Ogni mese di ritardo costa decine di milioni di dollari in operazioni, personale e strutture. Se Artemis II slitta oltre la primavera 2026, i costi aggiuntivi potrebbero erodere ulteriormente il supporto politico al programma, specialmente con l'alternativa rappresentata da SpaceX Starship, un sistema completamente riutilizzabile con costi di lancio previsti significativamente inferiori.
SpaceX Starship: l'elefante nella stanza
Parallelamente allo sviluppo di Artemis, SpaceX sta sviluppando Starship, un sistema di lancio completamente riutilizzabile con capacità di carico molto superiori a SLS. Starship è stato selezionato dalla NASA come lander per Artemis III, ma i suoi ritardi stanno mettendo a rischio quella missione. SpaceX deve ancora dimostrare il rifornimento orbitale di propellente, una tecnologia critica che richiede almeno 14 lanci di navi cisterna per riempire un deposito orbitale prima che Starship possa partire per la Luna.
Il vero dilemma strategico è questo: se Starship raggiunge la maturità operativa, potrebbe rendere obsoleto SLS. Starship è progettato per lanciare oltre 100 tonnellate verso la Luna, quattro volte la capacità di SLS, a una frazione del costo. Il sistema è completamente riutilizzabile, con entrambi gli stadi progettati per tornare a terra e volare nuovamente entro ore o giorni.
Nel 2025, SpaceX ha condotto diversi test di Starship, raggiungendo per la prima volta l'orbita desiderata. I progressi sono rapidi ma irregolari, con esplosioni spettacolari alternate a successi impressionanti. La NASA sta hedging le sue scommesse, avendo aperto nell'ottobre 2025 la gara per il contratto di atterraggio lunare anche ad altre aziende, inclusa Blue Origin, a causa dei ritardi di SpaceX.
Questo crea una situazione paradossale: la NASA sta investendo miliardi in SLS, un sistema non riutilizzabile e costoso, mentre contemporaneamente finanzia lo sviluppo di un sistema che potrebbe renderlo obsoleto. La giustificazione è che SLS offre una capacità garantita mentre Starship si dimostra, ma questa argomentazione diventa meno convincente con ogni mese di ritardo di Artemis e ogni successo di Starship.
La competizione con la Cina: il fattore geopolitico
Non si può comprendere l'urgenza attorno ad Artemis senza considerare il contesto geopolitico. La Cina ha annunciato il suo programma di atterraggio lunare con equipaggio per il 2030, utilizzando il razzo Long March 10 e una capsula sviluppata appositamente. Il programma spaziale cinese ha dimostrato competenza impressionante, atterrando il rover Zhurong su Marte e riportando campioni dalla Luna con le missioni Chang'e.
La prospettiva che la Cina possa raggiungere la Luna prima del ritorno americano è uno scenario che nessuna amministrazione statunitense vuole vedere realizzarsi. L'esplorazione spaziale non è mai stata solo questione di scienza, ma anche di prestigio nazionale e leadership tecnologica. Durante la Guerra Fredda, l'atterraggio lunare dell'Apollo 11 dimostrò al mondo la superiorità tecnologica americana. Permettere alla Cina di rivendicare la leadership nell'esplorazione lunare del XXI secolo avrebbe implicazioni che vanno ben oltre lo spazio.
La Cina sta anche costruendo una stazione spaziale lunare, la International Lunar Research Station, in collaborazione con la Russia e altri partner. Questo progetto è visto come alternativa diretta al Lunar Gateway della NASA, la stazione orbitante lunare che farà parte dell'infrastruttura Artemis. La competizione non riguarda solo chi arriva prima, ma chi stabilisce gli standard e le norme per l'utilizzo delle risorse lunari e la presenza permanente sulla Luna.
Artemis III e oltre: la catena di dipendenze
Artemis II non è un'entità isolata, ma il secondo anello di una lunga catena. Il successo di questa missione è prerequisito assoluto per Artemis III, pianificata per metà 2027, che mira a far atterrare astronauti nella regione del polo sud lunare. Ma Artemis III dipende da molti elementi oltre al successo di Artemis II.
Il primo è ovviamente lo Starship HLS di SpaceX. Il lander deve essere completamente sviluppato, testato e posizionato in orbita lunare prima dell'arrivo dell'equipaggio. Questo richiede il successo della tecnologia di rifornimento orbitale e la dimostrazione che Starship può operare nell'ambiente lunare. Ad oggi, SpaceX non ha ancora eseguito un test di trasferimento di propellente in orbita, un milestone critico.
Il secondo elemento è lo sviluppo delle nuove tute spaziali per le attività extraveicolari lunari. Axiom Space sta sviluppando queste tute in collaborazione con la NASA, con test in corso presso il Neutral Buoyancy Laboratory di Houston. Le tute devono offrire maggiore mobilità rispetto a quelle Apollo e proteggere gli astronauti dalla polvere lunare abrasiva e dalle temperature estreme del polo sud lunare.
Il terzo elemento è il Lunar Terrain Vehicle, il rover pressurizzato che permetterà agli astronauti di allontanarsi dal sito di atterraggio. La NASA ha richiesto proposte per questo veicolo e prevede di fare un'assegnazione nel 2025, con consegna sulla Luna entro la fine del decennio. Il rover estenderà significativamente il raggio d'azione delle missioni di superficie.
Infine, c'è il Lunar Gateway, la stazione orbitante che fungerà da punto di sosta per le missioni verso la superficie lunare. Sebbene Artemis III possa teoricamente procedere senza Gateway, utilizzando un incontro diretto in orbita lunare tra Orion e Starship HLS, le missioni successive dipenderanno da questa infrastruttura. I primi moduli di Gateway dovrebbero essere lanciati non prima del 2026.
Scenari possibili: dal successo al disastro
Lo scenario ottimale vede Artemis II lanciare nella finestra di febbraio-aprile 2026, completare con successo la missione di 10 giorni, dimostrare tutti i sistemi di Orion e SLS con equipaggio, e rientrare senza incidenti. Questo scenderebbe rapidamente a caso di studio di gestione del rischio efficace e darebbe alla NASA la fiducia per procedere con Artemis III nel 2027. Il programma Artemis si consoliderebbe come percorso credibile verso una presenza umana permanente sulla Luna.
Uno scenario intermedio prevede un lancio riuscito ma con anomalie durante la missione. Forse i sistemi ECLSS mostrano comportamenti imprevisti che richiedono interventi correttivi, o i sistemi di propulsione presentano piccoli problemi. La missione si completa in sicurezza, ma le anomalie richiedono indagini approfondite che ritardano Artemis III di uno o due anni. Il programma continua ma perde slancio e credibilità.
Uno scenario negativo vede il lancio slittare oltre la primavera 2026 a causa di problemi tecnici dell'ultimo minuto. Ogni mese di ritardo aumenta i costi e erode il supporto politico. All'inizio del 2027, con Artemis II ancora a terra e Starship che esegue voli orbitali regolari, il Congresso inizia a interrogarsi seriamente sulla necessità di continuare a finanziare SLS. Le discussioni su alternative commerciali si intensificano.
Lo scenario peggiore, quello che nessuno vuole contemplare ma che deve essere considerato, coinvolge un incidente durante la missione. Se lo scudo termico si comporta in modo ancora più anomalo del previsto durante il rientro, o se un pezzo di materiale ablativo colpisce un paracadute causandone il guasto, le conseguenze sarebbero catastrofiche non solo per l'equipaggio ma per l'intero programma spaziale americano. Un incidente mortale potrebbe bloccare l'esplorazione umana dello spazio profondo per un decennio o più, come accadde dopo i disastri dello Space Shuttle.
Le lezioni della storia: Columbia e Challenger
La NASA porta il peso della storia. I disastri dello Space Shuttle Challenger nel 1986 e Columbia nel 2003 hanno insegnato lezioni dolorose sull'importanza di non normalizzare le deviazioni e di non cedere alle pressioni di schedule. In entrambi i casi, problemi tecnici noti furono minimizzati sotto la pressione di mantenere il calendario di voli.
Per Challenger, furono gli O-ring dei booster a propellente solido che persero tenuta alle basse temperature. Ingegneri di Morton Thiokol avevano espresso preoccupazioni ma furono ignorati. Per Columbia, fu un pezzo di schiuma isolante staccatosi dal serbatoio esterno durante il lancio che danneggiò il bordo d'attacco dell'ala. Il danno fu considerato un'eventualità accettabile, un problema conosciuto che non aveva mai causato un disastro prima.
La situazione dello scudo termico di Artemis II presenta parallelismi inquietanti. È un'anomalia nota che la NASA ha deciso di accettare con mitigazioni operative, piuttosto che risolvere completamente con hardware nuovo. I dati suggeriscono che è sicuro, e un team indipendente ha concordato, ma la storia ha dimostrato che le decisioni prese sotto pressione di tempo e budget possono avere conseguenze tragiche.
La differenza cruciale è che la NASA di oggi è più trasparente e più attenta alla sicurezza rispetto alla NASA dell'era Shuttle. L'investigazione sullo scudo termico è stata approfondita, i test sono stati estensivi e la decisione di procedere è stata presa dopo un'analisi rigorosa. Tuttavia, la pressione di dimostrare progressi tangibili nel programma Artemis è reale, e questa pressione deve essere bilanciata costantemente contro l'imperativo della sicurezza dell'equipaggio.
Le prossime pietre miliari da monitorare
Per comprendere se Artemis II "si salverà", ci sono specifici milestone tecnici e decisionali da osservare nei prossimi mesi. Il completamento dello stacking di SLS è il primo. L'integrazione di tutti i componenti del razzo deve procedere senza problemi tecnici maggiori o ritardi significativi. Ogni complicazione a questo stadio consuma margine temporale prezioso.
Il rollout del razzo integrato al Launch Complex 39B rappresenta il secondo milestone critico. Una volta sulla piattaforma di lancio, SLS e Orion saranno sottoposti alla Wet Dress Rehearsal, un test completo del conto alla rovescia che include il caricamento dei propellenti criogenici. Questo test ha causato problemi significativi prima del lancio di Artemis I e deve procedere senza intoppi per Artemis II.
I Flight Readiness Review finali, previsti per alcune settimane prima del lancio, sono il terzo punto di controllo critico. Questi review coinvolgono centinaia di ingegneri e manager che esaminano ogni aspetto della missione per garantire che tutti i sistemi siano pronti. Qualsiasi preoccupazione non risolta durante questi review può portare a un rinvio del lancio.
Parallelamente, il progresso di SpaceX con Starship è un indicatore importante della pressione competitiva su Artemis. Se Starship raggiunge la capacità operativa prima del lancio di Artemis II, la narrativa attorno al programma cambierà. La domanda non sarà più "riuscirà Artemis a tornare sulla Luna?" ma "perché stiamo spendendo miliardi per SLS quando esiste un'alternativa migliore?"
Cosa dicono gli addetti ai lavori
All'interno della comunità spaziale, le opinioni su Artemis II sono divise. Molti ingegneri NASA rimangono fiduciosi che la missione lancerà con successo nella finestra prevista. Citano il lavoro approfondito svolto per comprendere e mitigare i problemi dello scudo termico e la robustezza complessiva del design di Orion e SLS. La NASA ha dimostrato con Artemis I che il sistema può funzionare, e l'aggiunta di un equipaggio, sebbene aumenti la complessità, non cambia fondamentalmente l'architettura tecnica.
Altri osservatori sono più scettici. Casey Dreier della Planetary Society ha notato che "c'è molto in gioco, sia positivo che negativo" con Artemis II. Gli analisti di settore come Phil Smith di BryceTech guardano non solo alla preparazione tecnica ma anche alla sostenibilità finanziaria del programma. Con costi che continuano a salire e schedule che continuano a slittare, la pressione politica per ridurre o ristrutturare Artemis cresce.
Giornalisti specializzati come Eric Berger di Ars Technica hanno riportato che fonti interne alla NASA esprimono preoccupazioni che le date ufficiali siano ottimistiche. La storia del programma suggerisce che ogni volta che la NASA annuncia una data di lancio, bisogna aggiungere almeno sei mesi per arrivare alla finestra realistica. Se questo pattern si ripete, Artemis II potrebbe slittare alla fine del 2026 o all'inizio del 2027.
Il senatore Mark Kelly, ex astronauta e membro del comitato del Senato che supervisiona la NASA, ha espresso supporto cauto per il programma ma ha anche sottolineato la necessità di trasparenza e di gestione rigorosa dei rischi. La sua prospettiva unica, come qualcuno che ha volato nello spazio e che ora supervisiona il budget dell'agenzia, porta peso significativo nei dibattiti politici su Artemis.
L'eredità di Artemis: oltre il singolo lancio
In definitiva, Artemis II è più di una missione spaziale. È un test della capacità americana di eseguire progetti tecnologici complessi a lungo termine in un'era di gratificazione immediata e cicli di notizie di 24 ore. È un banco di prova per vedere se un'agenzia governativa può competere con l'innovazione rapida del settore privato. È una dimostrazione che l'esplorazione spaziale con equipaggio oltre l'orbita terrestre è ancora possibile nel XXI secolo.
Il successo di Artemis II non garantirà automaticamente il successo del programma più ampio. Troppi fattori esterni, dalla politica al budget alla tecnologia, sono in gioco. Ma il fallimento di Artemis II, che sia un rinvio indefinito o peggio un incidente, potrebbe essere fatale non solo per Artemis ma per l'intera visione dell'esplorazione umana dello spazio profondo per la prossima generazione.
Gli astronauti Reid Wiseman, Victor Glover, Christina Koch e Jeremy Hansen sanno che stanno assumendo un rischio. Ogni astronauta lo fa. Ma si stanno preparando con la consapevolezza che i loro nomi entreranno nei libri di storia, sia come i primi umani a tornare verso la Luna in mezzo secolo, sia come i protagonisti di una missione che ha ridefinito i limiti dell'esplorazione spaziale moderna.
La finestra di lancio si avvicina. La pressione aumenta. I sistemi vengono verificati e riverificati. Il mondo osserva. Artemis II non è solo una missione nello spazio, è un momento decisivo che determinerà se l'umanità può ancora raggiungere obiettivi che richiedono visione a lungo termine, investimento sostenuto e il coraggio di accettare rischi calcolati. Il conto alla rovescia è iniziato, e ogni secondo conta.