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Criptozoologia, l'analisi scientifica del fenomeno Chupacabra
Di Alex (del 31/10/2025 @ 11:00:00, in Scienza, letto 29 volte)
Un confronto tra la leggendaria descrizione del Chupacabra e la foto di un coyote affetto da rogna sarcoptica
Un confronto tra la leggendaria descrizione del Chupacabra e la foto di un coyote affetto da rogna sarcoptica

Il Chupacabra, il "succhia-capre" leggendario delle Americhe, è uno dei criptidi più famosi al mondo. Un'analisi scientifica dei presunti avvistamenti e dei corpi ritrovati, condotta da biologi dell'Università del Michigan e pubblicata sul "Journal of Zoology", conclude in modo schiacciante che si tratti di un caso di errata identificazione e di patologia. La creatura è quasi sempre un canide (coyote o cane) affetto da una grave forma di rogna sarcoptica. ARTICOLO COMPLETO

La leggenda metropolitana
Nato a Porto Rico negli anni '90, il Chupacabra è descritto come una creatura rettile con spine dorsali, occhi rossi e zanne, nota per prosciugare il sangue di animali da pascolo. La leggenda si è rapidamente diffusa in tutto il continente, alimentata da resoconti sensazionalistici e dalla cultura popolare.

La realtà della rogna sarcoptica
La rogna sarcoptica è una malattia della pelle causata da acari che porta a una perdita di pelo quasi totale, ispessimento e annerimento della pelle, e un indebolimento generale. Un coyote in questo stato appare scheletrico, con la pelle grinzosa e scura, e le orecchie sembrano più grandi a causa della caduta del pelo. La sua andatura è claudicante e "non naturale", spiegando le descrizioni di una creatura aliena.

L'analisi del DNA
Lo studio ha riesaminato numerosi "cadaveri di Chupacabra" ritrovati in Texas, nel Messico e in America Centrale. In ogni singolo caso, l'analisi del DNA ha identificato senza ombra di dubbio la presenza di coyote, cani o, in alcuni casi, procioni. Nessuna sequenza genetica sconosciuta o "ibrida" è mai emersa, smentendo le teorie più fantasiose.

Il Chupacabra rimane un potente simbolo del folklore moderno, ma la scienza, con i suoi strumenti di analisi genetica e patologica, chiude definitivamente il caso: non è un mostro, ma una vittima, un animale sofferente la cui immagine è stata trasformata in un mito.