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Manchester Baby: la storia del computer che per primo eseguì un programma dalla memoria
Di Alex (del 21/10/2025 @ 10:00:00, in Storia dell'Informatica, letto 31 volte)
Manchester Baby: la storia del computer che per primo eseguì un programma dalla memoria
Manchester Baby: la storia del computer che per primo eseguì un programma dalla memoria

Il 21 giugno 1948, presso l'Università di Manchester, accadde qualcosa che cambiò il mondo. Una macchina colossale, soprannominata "Baby", eseguì con successo un programma di 17 istruzioni. Non era il primo computer (l'ENIAC lo precedeva), ma fu il primo computer "a programma memorizzato". Per la prima volta, le istruzioni non erano cablate, ma erano dati nella memoria, proprio come oggi.

Il problema della programmazione
Computer come l'ENIAC (1946) erano potenti ma incredibilmente rigidi. Per cambiare programma, i tecnici dovevano passare giorni o settimane a spostare cavi e riconfigurare interruttori. L'idea di un computer "a programma memorizzato" (stored-program), attribuita principalmente a John von Neumann, prevedeva che le istruzioni (il software) fossero archiviate nella stessa memoria dei dati. Questo avrebbe reso le macchine flessibili e universali.

Il "Baby" e la memoria a tubo Williams
Il team di Manchester, guidato da Frederic Williams e Tom Kilburn, non stava cercando di costruire il computer più potente, ma di testare una nuova forma di memoria: il "tubo Williams". Si trattava di un tubo a raggi catodici (come quelli delle vecchie TV) che poteva immagazzinare bit di dati come punti luminosi. Per dimostrare che la loro memoria funzionava e poteva "leggere" e "scrivere" dati rapidamente, costruirono una macchina di prova: la Small-Scale Experimental Machine (SSEM), o "Baby".

Il primo programma della storia
Il 21 giugno 1948, il team lanciò il primo programma, scritto da Tom Kilburn. Era un semplice algoritmo per trovare il divisore più alto di un numero (2^18). La macchina impiegò 52 minuti per eseguire i calcoli e trovare la risposta corretta. Quell'esecuzione dimostrò che il concetto di von Neumann era valido e che il tubo Williams funzionava. Era nato il software come lo conosciamo. Il "Baby" divenne il prototipo per il Manchester Mark 1 e, successivamente, per il Ferranti Mark 1, il primo computer commerciale general-purpose.

Anche se oggi sembra banale, quel programma di 17 istruzioni fu un momento epocale. Separò per la prima volta l'hardware (la macchina) dal software (il programma), dando il via all'industria dello sviluppo software e rendendo possibile ogni singola applicazione, sistema operativo e videogioco che usiamo oggi.