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AirPods Pro 3, la traduzione live è bloccata in Europa: ecco perché
Di Alex (del 12/09/2025 @ 09:05:49, in Tecnologia indossabile, letto 69 volte)
La funzione di traduzione in tempo reale degli AirPods non sarà disponibile in Unione Europea a causa delle normative.
La funzione di traduzione in tempo reale degli AirPods non sarà disponibile in Unione Europea a causa delle normative.

Apple ha presentato con grande enfasi la funzione "Live Translation" per i suoi nuovi AirPods, una novità che promette di abbattere le barriere linguistiche. Peccato che, ancora una volta, l'Europa resti a guardare. La funzione, infatti, non sarà disponibile in Italia e in tutta l'Unione Europea al momento del lancio. La causa? Un complesso groviglio di normative (GDPR, DMA e AI Act) che si scontra con l'ecosistema chiuso di Cupertino. Mentre Apple si trova a navigare in un mare di burocrazia, va ricordato che nel mondo Android, Google offre funzionalità di traduzione simili sui suoi Pixel Buds fin dal lontano 2017, dimostrando una maggiore agilità nell'adattarsi ai mercati globali.

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Come funziona la traduzione live di Apple
Annunciata come una delle innovazioni di punta, "Live Translation" sfrutta la potenza di Apple Intelligence per tradurre conversazioni in tempo reale. L'audio tradotto viene riprodotto direttamente negli auricolari, con l'elaborazione che avviene in gran parte direttamente sull'iPhone per tutelare la privacy. Un punto a favore di Apple, bisogna ammetterlo. La funzione è pensata per due scenari: una conversazione dove solo un utente ha gli AirPods (e l'altro legge la traduzione sullo schermo dell'iPhone) e una in cui entrambi gli interlocutori li indossano, per un'esperienza più fluida e naturale.

Compatibilità: il solito 'giardino recintato'
Sebbene presentata con i nuovi AirPods Pro 3, la funzione non sarà una loro esclusiva. Tramite un aggiornamento software, sarà estesa anche ai modelli precedenti, ma con delle limitazioni che, come al solito, spingono verso l'hardware più recente. Per utilizzarla, infatti, non basteranno gli auricolari compatibili, ma sarà necessario anche un iPhone 15 Pro o un modello successivo, equipaggiato con il futuro iOS 26. Una mossa classica per incentivare l'acquisto dei prodotti più costosi. I modelli di auricolari che riceveranno l'aggiornamento sono:


  • AirPods Pro 2
  • AirPods 4 (solo il modello con Cancellazione Attiva del Rumore)


Restano quindi esclusi gli AirPods di terza generazione standard e tutti i modelli precedenti, frammentando ulteriormente l'esperienza utente all'interno dello stesso ecosistema.

Il muro normativo europeo: GDPR, DMA e AI Act
La vera ragione del blocco non è tecnica, ma puramente legale. Apple stessa lo ha confermato: la funzione è disabilitata se ci si trova fisicamente nell'UE e si possiede un account Apple registrato in un paese membro. Questo blocco è figlio dell'interazione di tre normative chiave.

Il GDPR impone regole ferree sul trattamento di dati sensibili come la voce (considerata un dato biometrico) e il contenuto delle conversazioni, rendendo complesso ottenere un consenso valido da tutti i partecipanti. L'AI Act, di prossima attuazione, richiederà una trasparenza sugli algoritmi che Apple, forse, non è ancora pronta a garantire. Ma il colpo più duro arriva dal Digital Markets Act (DMA), che mira a contrastare le pratiche anticoncorrenziali dei "gatekeeper". Una funzione così legata all'hardware Apple (AirPods + iPhone) potrebbe essere vista come un modo per rafforzare ulteriormente il "lock-in" degli utenti, impedendo l'interoperabilità con sistemi concorrenti come Android. È lo stesso motivo per cui Apple ha già bloccato altre funzioni in UE, come iPhone Mirroring.

Un paradosso tutto europeo
La situazione è a dir poco ironica. Una tecnologia che potrebbe unire le persone in un continente con 24 lingue ufficiali viene bloccata proprio dalle sue stesse regole. Per i consumatori europei, questo significa che una delle funzioni più pubblicizzate dei nuovi AirPods è, di fatto, inesistente, riducendone il valore percepito e rendendo meno interessante l'aggiornamento dai modelli precedenti. Nel frattempo, la concorrenza non sta a guardare e soluzioni alternative, spesso più economiche e aperte, sono già disponibili da tempo sul mercato.

In conclusione, la notizia è confermata: niente traduzione live per gli utenti Apple in Italia e in Europa a tempo indeterminato. Il futuro della funzione non dipende dai laboratori di Cupertino, ma dalle lunghe e complesse negoziazioni con i legislatori di Bruxelles. Per chi non vuole aspettare, il mondo Android offre da anni alternative mature e funzionanti, senza essere ostaggio di ecosistemi chiusi e delle loro battaglie legali. Forse, ogni tanto, guardare oltre il giardino recintato di Apple non è una cattiva idea.